Politiche del confine e divisioni identitarie. Shilpa Gupta alla Galleria Continua

Non è la prima volta che Galleria Continua dimostra un coinvolgimento attivo nell’ecosistema artistico indiano, partecipando anche a eventi importanti come l’India Art Fair e Art Mumbai. Ora, con una mostra significativa di Shilpa Gupta (Mumbai, 1976), tra le artiste più significative nel paese e nella scena internazionale, torna nella sua sede di San Gimignano a dare un contributo importante allo scambio interculturale tra Europa e Asia meridionale.

Shilpa Gupta, installation view at Galleria Continua, San Gimignano, 2025. Courtesy Galleria Continua and the artist. Photo Ela Bialkowska OKNO Studio
Shilpa Gupta, installation view at Galleria Continua, San Gimignano, 2025. Courtesy Galleria Continua and the artist. Photo Ela Bialkowska OKNO Studio

La mostra di Shilpa Gupta alla Galleria Continua

La mostra si apre con Untitled (Rectangles on flags of the world) (2025), che traduce in ricami i motivi rettangolari delle bandiere di nazioni riconosciute e non riconosciute. Questi rettangoli colorati sovrapposti, realizzati su tessuto, presentano alcune parti di filo pendenti, come per invitare lo spettatore a tirarle e a scucire le forme. Si tratta di un attacco alla solidità iperbolica e divisiva imposta dai paesi, che mette a nudo la fragilità dei costrutti nazionalistici. L’opera è un pezzo concepito appositamente per la mostra, e inizialmente era stato pensato per essere collocato in diagonale al centro della prima sala. Untitled (Stars on flags of the world) (2012-25) segue la stessa tecnica e tema.

Shilpa Gupta: le opere in mostra a San Gimignano

Accanto ad essa si trova 100 Hand-drawn Maps of Italy (2007-23), un progetto partecipativo in cui 100 persone hanno disegnato l’Italia così come la ricordano. I disegni, raccolti in un album da disegno, vengono sfogliati da un ventilatore, rivelando diverse immaginazioni cartografiche. L’opera riflette sulla formazione inconscia dell’identità nazionaleattraverso la geografia, sottolineando che nessuna mappa è completamente “corretta” e contrapponendo la cartografia ufficiale alle percezioni volgari. Nothing Will Go on Record (2015), un’opera dal forte contenuto politico, presenta le trascrizioni dei dibattiti del Lok Sabha del 1999 sull’uccisione di presunti trasgressori da parte delle forze di sicurezza di frontiera indiane nel Bengala Occidentale. Un trittico di stampe mostra una trascrizione parzialmente cancellata, che conserva frasi come “**Not Recorded” e “…(Interruptions)” – mettendo in evidenza la censura e la cancellazione della violenza di Stato. Nei casi di mobilità legale limitata, sono la struttura e il sistema stesso a criminalizzare le persone e creare condizioni di illegalità?L’edificio che ospita la galleria è un ex cinema-teatro degli Anni Cinquanta. Al piano inferiore troviamo l’installazione gigante Truth (2022-25), creata specialmente per essere esposta nello spazio dell’auditorium. Mentre gli spettatori attraversano l’opera, una “T” caduta e le lettere sparse e disgiunte evocano la mutevolezza di ciò che etichettiamo come “verità”, eliminando il soggettivo e interpretandolo come oggettivo.

Shilpa Gupta, installation view at Galleria Continua, San Gimignano, 2025. Courtesy Galleria Continua and the artist. Photo Ela Bialkowska OKNO Studio
Shilpa Gupta, installation view at Galleria Continua, San Gimignano, 2025. Courtesy Galleria Continua and the artist. Photo Ela Bialkowska OKNO Studio

Lo Stato postcoloniale e i suoi confini nell’opera di Gupta

Gupta sottolinea lo zelo che le strutture politiche e gli Stati nazionali investono nella divisione delle culture, dei territori e nella definizione di “tu” e “io”, ‘noi’ e “gli altri”. Le strutture politiche e i sistemi di controllo delle frontiere degli Stati nazionali odierni sono altamente consolidati e militarizzati a causa del trauma postcoloniale e degli atteggiamenti conservatori nei confronti dei territori e dei confini, specialmente nel caso di paesi come quelli dell’Asia meridionale che, dopo aver subito l’oppressione e lo sfruttamento coloniale, sono rimasti feriti, insicuri e aggressivi nel loro spirito di salvaguardia dei territori. Protezione o paranoia?

Kush Jariwala

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Autore
Artribune

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