Policoro dedica una statua a Mango
- Postato il 9 dicembre 2025
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Il Quotidiano del Sud
Policoro dedica una statua a Mango

Policoro ha deciso di intitolare una strada a Pino Mango e, in futuro, l’anfiteatro del PalaErcole. Undici anni fa la scomparsa del cantautore: lo amano anche i più giovani
Otto dicembre 2014: sul palco del PalaErcole di Policoro cala un silenzio improvviso. Un infarto – durante un concerto di beneficenza – stronca la voce Mango, un artista che aveva saputo dare anima e respiro alla sua terra.
UNDICI ANNI FA LA SCOMPARSA IMPROVVISA DI PINO MANGO
Oggi, dopo undici anni, quel palco evocativo non è più l’unica memoria indelebile. La città jonica ha deciso di intitolare a lui una via – e in futuro l’anfiteatro del PalaErcole – perché l’eco di quella voce continui a camminare tra le case, le strade, i volti di una comunità che, attraverso un gesto semplice, costruisce memoria.
POLICORO E LA STRADA DA INTESTARE A MANGO
È una strada di nuova realizzazione. «Appena finita – dice al telefono il sindaco Enrico Bianco – Manca solo l’illuminazione. Poi abbiamo messo delle risorse anche sul teatro accanto al PalaErcole». La nuova strada collegherà il centro della città alla struttura. Un progetto funzionale per i cittadini e significativo per tutti i lucani.
CHI ERA PINO MANGO
Nato a Lagonegro il 6 novembre 1954, fin da giovanissimo si avvicina alla musica con curiosità quasi insaziabile. La sua cifra artistica: un timbro unico, un registro esteso, una fusione di pop, rock, folk e world-music che lo rendeva inconfondibile. Con successi memorabili – «Oro», «Bella d’estate», «Lei verrà», «Mediterraneo», «Nella mia città» e «La rondine» tra gli altri – portò il suo Sud nel cuore dell’Italia intera, facendolo cantare, ballare, sentire.
LA CARRIERA
Accanto a lui, per molti anni, il fratello Armando, coautore di molti brani. Poi arriverà Mogol. Sul palco e in studio per anni anche Graziano Accinni, grande chitarrista e compositore. E poi un’altra voce: quella di Laura Valente, cantante di talento, già corista di Mango e successivamente voce dei Matia Bazar. Il loro legame – professionale ma soprattutto umano – si trasformò in amore; la condivisione della musica, delle esibizioni, delle emozioni fu la trama di una storia che durò fino alla fine. Da quella unione nacquero due figli: Angelina e Filippo Mango
LA MORTE IMPROVVISA, UN TRAUMA PROFONDO
Per la famiglia, la morte di Mango fu un trauma profondo, sopraggiunse mentre Angelina, la figlia minore, aveva appena tredici anni. Eppure il silenzio e la sofferenza non spegnevano l’eredità di quell’uomo, di quell’artista.
ANGELINA E L’EREDITÀ MUSICALE DI MANGO
Nei fatti, l’eredità è ripartita proprio da sua figlia: Angelina, cresciuta in una casa dove si respirava musica. A 22 anni, con la voce piena della sua storia, ha trionfato al Festival di Sanremo 2024 con il brano “La Noia”. Nel corso della serata delle cover, ha deciso di rendere omaggio al padre portando sul palco una versione di “La rondine” che ha fatto passare un brivido lungo la schiena di tutta Italia. Accompagnata dal quartetto d’archi dell’Orchestra di Roma, la sua interpretazione ha conquistato pubblico e critica: standing ovation, lacrime, applausi.
Per Angelina non è stato solo un tributo: è stato un gesto di restituzione. Ha detto di aver scelto quella canzone «con l’anima in pace», di voler portare «verità e amore» con la sua voce. In quella sera, la rondine di Mango non solo è tornata a volare, ma ha trovato una nuova aria, nuovi ascoltatori, nuove sensazioni.
MANGO, UN PONTE TRA GENERAZIONI
Oggi, mentre la Basilicata e l’Italia riscoprono quel canto, la famiglia Mango rappresenta un ponte tra generazioni: la madre, con il suo passato nei Matia Bazar e la sua storia al fianco di un artista vero; la figlia, con la sua determinazione, il suo talento, la sua voglia di rinascita.
STRADA A POLICORO A MANGO, NON OMAGGIO RITUALE
E allora l’intitolazione di una strada a Policoro non è un omaggio rituale, ma un gesto di giustizia simbolica: perché la voce di Mango torni a farsi presenza, perché ogni passante possa inciampare in un ricordo, perché la memoria non si disperda con il vento.
Quando quella via avrà un nome, e forse più avanti l’anfiteatro, sarà come scrivere su pietra un pezzo di storia. Quella di un cantautore, di una famiglia, di una terra. E di un’eredità che, ieri come oggi, continua a vivere.
L’EREDITÀ DEL CANTAUTORE
Ma l’eredità di Mango non si lascia circoscrivere alla sola sfera affettiva o familiare. È un’eredità estetica, musicale, culturale. In un panorama italiano spesso legato a forme tradizionali, il suo linguaggio fu una piccola rivoluzione silenziosa: linee vocali ardite, armonie raffinate, un gusto internazionale che però non rinnegava mai le radici mediterranee. La sua scrittura sapeva unire il respiro largo della tradizione pop alla profondità emotiva della musica d’autore, con una sensibilità che lo rende ancora oggi un punto di riferimento trasversale per musicisti, arrangiatori e cantanti. Un modo di cantare che quasi non aveva padri ma che probabilmente ha avuto molti figli.
UNA DIMENSIONE IBRIDA
Questa dimensione “ibrida”, mai chiusa in un genere, è stata spesso raccontata da chi ha collaborato con lui: un artista esigente, perfezionista, capace di mostrare nell’intimità dello studio una dolcezza che non sempre trapelava nei contesti pubblici. Negli anni, il suo modo di lavorare in studio ha lasciato un segno, soprattutto nella cura delle sonorità e nella ricerca timbrica, elementi che la moglie Laura conosceva bene e ai quali contribuiva con una sensibilità complementare alla sua. La loro unione artistica, prima ancora che sentimentale, fu un laboratorio creativo in cui due voci e due mondi diversi impararono a respirare insieme.
ANGELINA CUSTODE DI UNA EREDITÀ
E oggi, mentre il pubblico guarda ad Angelina come alla custode di un’eredità che non aveva scelto ma che ha saputo trasformare in forza, anche il ruolo della madre assume una nuova luce. Laura Valente, dopo anni di riservatezza, è diventata una presenza discreta ma centrale nel percorso della figlia, quasi una guida silenziosa: non un’ombra, ma una radice. L’espressione più toccante di questo dialogo tra generazioni rimane proprio l’esecuzione di “La rondine”, in cui la voce di Angelina sembra attraversata da un filo sottile che lega passato e presente, padre e figlia, dolore e luce.
A POLICORO E IN BASILICATA IL SENTIMENTO DI RICONOSCENZA VERSO MANGO
In molte città della Basilicata, non solo Policoro, esiste oggi un sentimento diffuso di riconoscenza: Mango non è percepito come un artista “del passato”, ma come un compagno di strada che continua a parlare. Le sue canzoni, riascoltate dopo la vittoria di Angelina, hanno conosciuto una nuova vita, raggiungendo un pubblico giovane che forse non lo aveva mai incontrato davvero. È una sorta di rinascita parallela: mentre la figlia ascende – e da poco è tornata dopo un periodo di silenzio e raccoglimento con un album minimale e lirico – il padre torna a vibrare, come se una parte del suo canto fosse rimasta sospesa, in attesa di una voce capace di riaccenderlo.
IL VALORE NARRATIVO DELLA STRADA DEDICATA
E così, l’idea di dedicargli una strada – un tratto di città, un percorso fisico – assume quasi un valore narrativo: una via che si percorre, come si percorre una storia. Quando quella targa sarà scoperta, sarà molto più di un atto amministrativo: piuttosto l’immagine concreta di una comunità che riconosce a un artista il potere raro di aver trasformato la terra in musica, e la musica in memoria collettiva.