Piscina e alcol, le passioni di Nordio: “Faccio 40 vasche, poi un bel Negroni o uno Spritz. Mi alleno per quello”
- Postato il 21 agosto 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
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Carlo Nordio ha almeno due passioni: una è la piscina. Il ministro va a nuotare al centro sportivo del suo amico Adriano Panatta a Treviso, il Roquet Club. “Faccio anche 40 vasche, un chilometro. Stile libero naturalmente. Poi ogni volta, uscito dalla vasca, mi concedo un bel Negroni o uno Spritz Campari. Mi alleno per quello”, dice al Corriere della Sera, svelando anche l’altra sua passione, per la verità non troppo segreta.
L’intervista non è dedicata alle varie e controverse riforme portate avanti dal ministro della Giustizia e neanche al caso Almarsi, per il quale il guardasigilli rischia un processo. Nel lungo colloquio col quotidiano di via Solferino, infatti, Nordio racconta il suo legame con l’ex tennista Panatta. “Tra noi c’è un’amicizia vera, ci vediamo spesso. A casa mia, a casa sua. Una frequentazione assidua”, dice l’ex magistrato, spiegando di aver conosciuto Panatta tramite la moglie, Anna Bonamigo. “Boba, come la chiamiamo noi a Treviso. Amica carissima, avvocatessa, che conosco da quando eravamo ragazzini. Una decina di anni fa si è fidanzata con Adriano e l’ha portato a vivere nella nostra città, gioiosa e amorosa. Siamo diventati vicini. Abbiamo cominciato a frequentarci con le rispettive mogli. E l’amicizia si è consolidata. Li ho pure sposati. Cerimonia splendida. Ero emozionato quanto loro, per me era la prima volta. Zaia mandò una bellissima lettera: citava Platone e Aristofane”. L’intervistatore chiede che tipo di regalo ha fatto in quell’occasione il ministro, che però non lo sa. “Ecco, dovrebbe chiederlo a mia moglie: di queste faccende se ne occupa lei. Io non ho grande talento…”.
Nordio spiega inoltre che nelle conversazioni con Panatta “la politica c’é per un dieci percento. Ma il resto sono racconti. A me piace ascoltare le sue storie sul tennis e sulla vita, che conosce meglio del sottoscritto; a lui le mie da magistrato. Vuole sapere delle Brigate Rosse, dei rapimenti. Mi interroga sull’attualità”. Come il caso Almarsi? “Ad Almasri gli abbiamo dato l’attenzione che meritava, anche perché ora deve decidere la Camera”. E Garlasco? “Gli ho detto che comunque vada, finirà male. È una manifestazione di giustizia che porta tanto dolore e che alla fine non concluderà nulla”. Coi Panatta, i coniugi Nordio hanno trascorso pure la vigilia di Natale. Con loro anche un sacerdote, don Mariano. Il giornalista chiede dunque al ministro se crede in Dio? “Sono cresciuto come chierichetto devoto, poi ho letto tutto quello che si può sulla critica testamentaria. Ovvio che mi definisca cristiano. Ma rispondo come Kant: postulo l’esistenza di Dio e quindi una giustizia ultraterrena perché in quella umana non ho molta fiducia”. E detto da uno che di lavoro fa il ministro della Giustizia non è il massimo.
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