Piazze piene e seggi vuoti: i partiti che rappresentano questi italiani sembrano vivere in un altro pianeta
- Postato il 19 ottobre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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di Francesco Valendino
C’è qualcosa di tragicomico nel guardare le piazze italiane traboccare di gente mentre i seggi restano vuoti. Alle europee 2024, per la prima volta nella storia repubblicana, meno di uno su due è andato a votare. Eppure il 22 settembre scorso, quando si è tenuto lo sciopero generale per la Palestina, centinaia di migliaia di persone hanno riempito 75 città.
È come se gli italiani avessero deciso che votare sia inutile, ma manifestare abbia ancora senso. Il problema è che mentre le piazze ribollono, i partiti che dovrebbero rappresentarle sembrano vivere in un altro pianeta.
Prendiamo il Partito Democratico. A marzo, quando l’Europarlamento ha approvato il piano di riarmo da 800 miliardi voluto da Von der Leyen, i deputati Pd hanno votato in ordine sparso. È come se il megadirettore di Fantozzi avesse ammesso di essere di sinistra, ma solo nei giorni dispari e mai dopo le diciotto. Schlein ha criticato il piano, ma il Pd ha comunque sostenuto la Commissione von der Leyen, quella che sulla questione mediorientale ha taciuto con costanza olimpica mentre sull’Ucraina predica la militarizzazione. Il Dna pacifista della sinistra è finito in un laboratorio dove qualcuno ha fatto esperimenti poco raccomandabili.
E poi c’è il Movimento 5 Stelle. Sulla questione del riarmo il M5S ha votato contro, con coerenza quasi commovente. Il problema è che Conte, quando gli chiedi se è di sinistra, risponde come il megadirettore di Fantozzi: “Proprio di sinistra no, sono moderatamente progressista”. Intanto, mentre la politica gioca a nascondino, in Sardegna ha votato solo il 52% degli aventi diritto. Metà del paese fatica ad arrivare a fine mese, scende in piazza per la pace, ma non trova nessuno che la rappresenti.
È il paradosso italiano per eccellenza: siamo l’unico paese dove definirsi socialista è un’ammissione di colpa. La demonizzazione è talmente riuscita che la sinistra si vergogna di se stessa. Il Pds diventa Ds che diventa Pd, perdendo identità ad ogni cambio di sigla come un Pinocchio al contrario che diventa sempre più di legno. E per dare il colpo finale, si sono fatti entrare gli ex Dc dalla porta principale. Questa è l’eredità più drammatica di Berlusconi: non tanto aver demonizzato la sinistra tra i suoi sostenitori, ma esserci riuscito talmente bene che la sinistra stessa ci ha creduto. Ha iniziato a vergognarsi, a scusarsi per esistere, a fare patti col diavolo – letteralmente con Berlusconi stesso – pur di sembrare moderata e presentabile.
Mentre il 22 settembre migliaia di persone bloccavano stazioni e autostrade per la Palestina, i media hanno preferito concentrarsi sugli scontri di Milano piuttosto che sulle rivendicazioni. Più facile criminalizzare che rappresentare. Anche i sindacati sono diventati estranei ai propri iscritti. La Cgil, un tempo la casa della classe operaia, è percepita come un’altra istituzione distante. Non è caso che Usb riesca dove la confederazione storica ha fallito.
E poi c’è l’apologo finale: l’appoggio al governo Draghi. Sostenere quello che la piazza ha sempre identificato come il maggiordomo del potere finanziario ha dato la mazzata finale a Pd e 5Stelle. Ha reso credibile chi, all’opposizione, aveva sempre criticato quel sistema: Fratelli d’Italia. Che poi, arrivati al governo per assenza di avversari, hanno mostrato il loro vero volto. Ma ormai il danno era fatto.
Quindi cosa resta? Una sinistra che manifesta ma non vota. Partiti che parlano di pace ma sostengono chi arma. Sindacati che non rappresentano più i lavoratori. Un’opposizione che non osa definirsi tale. E un paese dove metà degli elettori ha deciso che astenersi è l’unica protesta rimasta.
Qualcuno disse: “Fate qualcosa di sinistra prima che sia troppo tardi”. Forse è ora di aggiungere: fate qualcosa di sinistra e non vergognatevene. Perché il problema non è essere di sinistra. Il problema è fingere di non esserlo mentre le piazze si riempiono e i seggi restano vuoti.
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