Percorsi seriali, MobLand di Guy Ritchie con Tom Hardy in stato di grazia
- Postato il 10 agosto 2025
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Il Quotidiano del Sud
Percorsi seriali, MobLand di Guy Ritchie con Tom Hardy in stato di grazia
Percorsi seriali, una sanguinaria senza familiari nell’underworld londinese, la serie Mobland di Guy Richie esplora le guerre tra clan nella Londra criminale
MobLand, disponibile su Paramount+ dalla fine di maggio, segna il ritorno di Guy Ritchie, regista molto amato per Lock&Stock, lo Sherlock Holmes con Robert Downey jr. e altri titoli, al genere crime dopo The Gentlemen. Diretta dai suoi primi due episodi e creata da Ronan Bennett (Top Boy), la serie esplora le guerre tra clan nella Londra criminale, mescolando violenza gratuita, black humor e dinamiche familiari tossiche.
Nonostante una partenza lenta e qualche convenzione di genere, l’opera si distingue per un cast davvero stellare e una regia visivamente elegante che trasforma i bassifondi in un palcoscenico shakespeariano. O almeno questa è la forte intenzione.
Il centro della storia è una faida che incendia Londra, con uno scontro fra due famiglie rivali: gli Harrigan, guidati dal “governatore” Conrad (Pierce Brosnan) e dalla machiavellica Maeve (Helen Mirren, splendida in ogni sua espressione), regina occulta del clan; gli Stevenson, nemici storici dei primi che controllano il traffico del famigerato fentanyl, farmaco-droga sempre più di attualità anche nella cronaca odierna.Il conflitto esplode quando Eddie Harrigan (Anson Boon), nipote psicopatico di Conrad, accoltella un uomo in un night club durante una serata con Tommy Stevenson.
PERCORSI SERIALI, MOBLAND E LA GENESI DELLA GUERRA TRA CLAN
La scomparsa di Tommy scatena una vera guerra senza esclusioni di colpi, costellata di cadaveri, doppi giochi e vendette trasversali. Al centro di tutto la scena c’è il personaggio di Harry De Souza: L’Uomo che Tiene in Piedi l’Impero, interpretato da Tom Hardy, attore che ha già dato prova di sé con Taboo ed anche Peaky Blinders, anche se purtroppo solo per tredici puntate. Hardy è al centro della tempesta nel ruolo di Harry, il fixer, l’aggiustatutto degli Harrigan.
Il personaggio è un cocktail di carisma minaccioso e vulnerabilità. Professionalmente è un solutore implacabile, capace di risolvere crisi con una telefonata o una pistola, mentre privatamente fallisce come marito e padre, intrappolato tra le lamentele della moglie Jan (Joanne Froggatt) e il disprezzo della figlia. Hardy regala una performance ipnotica, trasformando ogni minaccia in un monologo davvero ben scritti con battute del tipo «Preferite che passi alla sesta marcia?».
Sicuramente il merito va a Ronan Bennett, già autore di The day of the jackal e Top Boy, ed alla squadra di liner della serie. Il punto forte di tutta l’operazione Mobland è il cast e su questo non c’è ombra di dubbio. Oltre Hardy, c’è sempre Helen Mirren, che sembra trasformare in oro ogni cosa che tocca. Fredda, calcolatrice e spietata, muove Conrad come un burattino. La sua presenza domina ogni scena senza alzare la voce.
PIERCE BROSNAN BOSS SENILE E PARANOICO
Pierce Brosnan, lontanissimo da James Bond, è un boss senile e sanguinario, preda di crisi di rabbia e paranoia. La sua scena con l’assassinio del consigliere Archie è agghiacciante. Notevole anche la presenza di Paddy Considine, nel ruolo di Kevin, figlio degli Harrigan, rappresenta la coscienza morale della serie. La sua inadeguatezza criminale crea un contrasto tragico con la ferocia del clan.
Certamente sono quelli che hanno le linee narrative più sviluppate e qui arriva una dolente nota, perché sono molti i personaggi secondari, anche molti interessanti, sacrificati all’altare del ritmo e non sempre con ragione e risultati.
Guy Ritchie, fra eccesso e psicologia, applica il suo marchio di fabbrica con equilibrio, cercando di porre sullo stesso livello estetica, narrazione ed umorismo nero. La Londra Bene degli appartamenti sul Tamisgi, delle ville nei Cotsworlds si alterna e contrasta con i bassifondi di pub squallidi, club oscuri e palestre di boxe. La narrazione. Qui ripetiamo che i primi episodi, nonostante l’altare sacrificale del ritmo, sono abbastanza lenti nell’intrecciare le trame e bisogna aspettare l’arrivo del terzo episodio perché la violenza esploda in sequenze memorabili. Certo l’umorismo nero, con battute degne di note, merito sempre di quel lavoro oscuro dei dialoghisti, alleggerisce il tono senza mai sminuire la tensione.
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PERCORSI SERIALI, UN GIUDIZIO SU MOBLAND
Tuttavia, manca la spericolatezza stilistica di Snatch o Lock & Stock, sostituita da un approccio più riflessivo sui temi del potere e della famiglia. Certamente la serie è eccellente nello scandagliare l’eredità tossica, con i figli degli Harrigan che sono vittime di un destino criminale ineluttabile. Eddie, cresciuto tra vizi e manipolazione, diventa un mostro. Ottimo anche il racconto del potere del femminile, con Maeve che sfida gli stereotipi di genere del crime, dimostrando che la crudeltà peggiore è quella pianificata. Altro elemento importante e la narrazione della banalità del Male, Il crimine è ritratto come un lavoro. Harry gestisce omicidi e minacce con la noia di un impiegato.
Certo però Mobland non porta nessuna rivoluzione e questo è il grande limite che Ritchie porta sempre con sé. La faida ricorda quella de I soprano, senza dare prospettive nuove ed il ritmo narrativo è disomogeneo. Pur senza reinventare la ruota, MobLand è intrattenimento di qualità. Combina il meglio del cinema britannico (attori fenomenali, regia curata) con una scrittura che, nei momenti migliori, trasforma i cliché in tragedia moderna. Non eguaglia la frenesia di The Gentlemen, ma costruisce un mondo credibile dove il sangue è solo l’ultimo strumento di negoziazione. Imperdibile per chi vuole vedere Hardy in stato di grazia.
Il Quotidiano del Sud.
Percorsi seriali, MobLand di Guy Ritchie con Tom Hardy in stato di grazia