Perché l’incontro Trump-Meloni può aprire una fase distensiva con l’Ue. Parla Orsina

  • Postato il 17 aprile 2025
  • Intervista
  • Di Formiche
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Sono le ore dell’attesa e dello studio. Mentre scriviamo la premier Giorgia Meloni è negli Stati Uniti, in procinto di incontrare l’inquilino della Casa Bianca, Donald Trump. Al di là dell’aspetto meramente bilaterale, ciò che si può già dire senza timore di smentita è che Meloni sia stata, benché non in maniera formale, investita di una responsabilità che inciderà anche e soprattutto sul piano europeo. “Dopo l’incontro di ieri fra la premier e la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, non poteva arrivare segnale più chiaro in questo senso: il rapporto fra Meloni e Trump è una risorsa per l’Unione europea”. A dirlo, sulle colonne di Formiche.net, è Giovanni Orsina, storico e direttore della Luiss School of Government.

Professore, dalle parole di von der Leyen emerge anche una certa difficoltà nei rapporti fra Ue e Stati Uniti in questa fase. L’incontro fra lei e Meloni alla vigilia del colloquio con Trump come va letto?

Mi sembra un chiaro segnale che c’è una parte consistente dell’Europa che vuole “a bordo” Giorgia Meloni. Le parole di Ursula non potevano essere più chiare di così. Sulla stessa linea anche il presidente del Ppe, Manfred Weber. Questo mi pare indicare che la Germania stia facendo grande attenzione a questo colloquio a Washington.

Sarà dunque uno spartiacque anche per l’andamento dei rapporti fra Unione e Usa?

Lo dobbiamo vedere. Ma di certo dovrebbe essere l’auspicio di tutti: avviare un periodo di distensione del rapporto con l’alleato storico dell’Europa. Anche perché – in questo concordo con i toni adoperati dalla presidente del Consiglio – penso che sul “conflitto transatlantico” si sia assistito, da una parte e dall’altra, a un eccesso d’infantilismo.

Arriviamo alle questioni bilaterali. Nella cartellina della premier, ci sono diverse aziende che hanno robusti interessi con l’America. Cosa c’è da aspettarsi?

Penso che su questo versante non ci siano grossi ostacoli. In termini di scambio, bisognerà capire se l’Italia si impegnerà ad acquistare maggiori quantitativi di gas liquido e a investire maggiormente sulla Difesa. Il piano con più incognite penso sia legato ad altro: ossia a un possibile incontro fra Trump e von der Leyen, i dazi e l’estensione dell’articolo 5 della Nato in chiave Ucraina.

Su quest’ultimo punto, dopo l’inizio burrascoso dei rapporti fra il presidente statunitense e quello ucraino, cosa c’è da aspettarsi?

È molto difficile fare previsioni. Trump dovrebbe aver compreso a questo punto che la Russia è un “osso duro” e che l’Ucraina non è certo il solo “ostacolo” alla pace. Bisognerebbe capire quanto sia disposto a lanciare un segnale verso l’Europa, magari attraverso Meloni.

Cioè è ragionevole immaginare che sulla partita ucraina ma non solo, Trump possa individuare Meloni come testa di ponte per riannodare il legame con l’Europa?

Se Trump ritiene che questo possa essere conveniente prima di tutto per gli Usa. Cosa che, nei fatti, è. Adottando questo metodo, non solo accrediterebbe Meloni come interlocutore primario in Europa, rafforzando di riflesso il legame con l’Italia, ma maturerebbe un’importante fiche da “giocarsi” in Ue. Ma le mie restano ipotesi, ben inteso.

Mentre Meloni è a Washington, altri leader volano in Cina e stringono rapporti con Xi. Come leggere questo doppio registro nella postura dei capi di governo europei?

Se è vero che Trump ha usato toni aggressivi con l’Unione europea, è altrettanto vero che stiamo parlando del presidente degli Stati Uniti. Ossia del pilastro del blocco Occidentale, nostro riferimento da sempre. Benché si possano non condividere i suoi metodi, dall’altra parte – la Cina – abbiamo un’autocrazia in cui quotidianamente si violano i diritti umani. Immaginare adesso che, per Trump, dobbiamo scaricare gli Usa e buttarci in braccio al Dragone mi pare, appunto, infantile.

In premessa si parlava delle parole di von der Leyen e di Weber verso Meloni. Per cui il riferimento è alla Germania. Questo incontro si aspetta che possa disegnare i contorni di un asse italo-franco-tedesco?

La situazione in cui ci troviamo oggi è di grande fluidità. Molti si stanno riposizionando, mettendo sul tavolo le proprie risorse: la Francia l’estensione dell’ombrello nucleare, la Germania uno stock significativo di risorse sempre orientate alla Difesa e agli investimenti strategici. L’Italia, che non ha bombe né soldi, cerca di metter sul tavolo la propria capacità di avere buoni rapporti con gli Stati Uniti. Capacità che appartiene alla tradizione nazionale, e che è rafforzata da Meloni. Dobbiamo ancora capire in che modo i tedeschi intendano porsi – sul piano bilaterale – con gli Usa. L’Italia cerca di giocare come attore protagonista nei nuovi equilibri europei.

Autore
Formiche

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