Perché ci piacciono i gialli psicologici

  • Postato il 16 agosto 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Mia moglie ha scritto un giallo psicologico. Approfitto per fare un poco di pubblicità: si intitola Mistero Rosso, ambientato nel distretto modenese dell’automobile, in particolare la Ferrari, ed è edito da Aliberti.

Come mai ci piacciono i gialli? In tv, se notate, vi sono serie che durano da anni e se ne aggiungono sempre di nuove. Da quel che so negli scaffali delle librerie sono fra i libri più venduti.

Il giallo di solito presenta le brutture e le porcherie dell’essere umano ma poi, attraverso un processo investigativo, si conclude con il trionfo della giustizia o, quantomeno, della capacità di comprensione di un personaggio, l’ispettore, rispetto alle schifezze che sono successe. Assistere a una fiction gialla alla televisione o leggere un libro risulta rassicurante in quanto emerge il messaggio che l’intelligenza è più forte delle cattiverie.

Ma è veramente così? O si tratta di illusioni? Tutti i giorni assistiamo alla dimostrazione pratica che i bulli (vedi Trump) l’hanno vinta, che i cattivi (vedi Putin e Nethanyahu) prevalgono. Anzi la lezione che emerge pare che se tu sei troppo arrendevole e dialogante non potrai mai prevalere e fare strada nella vita. Quello che, secondo un cliché consolidato, era il messaggio educativo volto a rendere miti i giovani apparirebbe come una sovrastruttura obsoleta e fuorviante. Bisogna essere tosti, grintosi, negare l’evidenza, confutare i fatti, stravolgerli a proprio vantaggio per poter emergere. I politici che alla fine, obtorto collo, votiamo sono maestri nel mentire e nell’affermare il contrario di quello che hanno fatto fino a quel momento per formulare mille promesse riguardo a quello che realizzeranno.

I rischi dell’essere miti può rendere i nostri figli vulnerabili, sfruttabili e manipolabili oltre a ridurre l’autostima? In realtà educare alla mitezza non dovrebbe essere sinonimo di insegnare a subire e non reagire. Al contrario dovrebbe essere un mezzo per educare i ragazzi ad esercitare autocontrollo, empatia, ascolto ma con fermezza, forza interiore per la gestione dei conflitti senza eccedere e farsi soggiogare dalla rabbia.

Il giallo, soprattutto quello psicologico, mette in luce le cause che hanno portato il colpevole a compiere un atto riprovevole. Attraverso l’analisi della psiche dei personaggi ci permette di capire perché alcune persone vengano travolte dalle emozioni distruttive. Consente al lettore di mettersi dalla parte della ragionevolezza e dell’intelligenza che comprende e reprime la parte distruttiva che ognuno di noi ha in se stesso.

Siamo tutti figli di Caino visto che Abele è stato ucciso. Accettare la natura violenta e aggressiva del nostro animo è il primo passo per permetterci di esercitare un controllo e veicolare in attività più proficue l’energia mentale che è in noi. In realtà potremmo scoprire che personaggi che paiono in auge come quelli prima citati (Trump, Putin Nethanyahu) in realtà sono tutti vecchi (oltre i 70) schiavi di una visione distorta della realtà. Personalità psicopatiche che come affermava Carl Jasper “soffrono e fanno soffrire gli altri”. Il punto di partenza è proprio questa sofferenza interiore mai rimarginata che impedisce a questi personaggi di essere sereni e vivere la loro vita senza distruggere qualcosa.

Ben venga quindi il giallo che ci conforta in quanto getta una luce sulla sofferenza rendendola comprensibile. Buona lettura a tutti durante le vacanze.

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Il Fatto Quotidiano

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