Per la ‘remuntada’ della sinistra serve una scarica: qualcosa si muove, ma ancora non basta

  • Postato il 24 novembre 2025
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di Carmelo Zaccaria

Una lezione che si può apprendere dalla politica è che non basta essere ottimisti per vincere, bisogna anche meritarselo. Trovare il modo per restare in connessione con le persone, innescare i loro desideri, accendere nuovi pensieri, essere certi della coerenza con gli impegni presi. Come diceva Stefano Benni: bisogna somigliare a quello che si dice.

Nel tentare la “remuntada” la sinistra, nel suo insieme, deve essere non solo convincente ma soprattutto “conveniente”. L’elettore deve avere la percezione che il suo voto è davvero essenziale, decisivo e che la sua scelta lo farà stare meglio. E dovrà sentire nell’intimo il privilegio di trovarsi in buona compagnia, di appartenere ad un unico e promettente destino, alla visione di un futuro più fecondo e coinvolgente. Al di là della qualità dei singoli candidati sarebbe necessaria una scossa o, come la chiama Elias Canetti, una “scarica”, che colpisce allo stesso modo i componenti della massa che, all’unisono, si liberano delle loro differenze sentendosi eguali.

La sinistra dopo tre anni di opposizione sarà capace di suscitare una scarica? Meriterà di essere votata? Ad ascoltare i mugugni e i sussurri smozzicati qualcosa si muove, ma ancora non basta. L’impressione è che non sono i temi o i programmi che disuniscono e tengono distanti i partiti di sinistra, quanto i continui distinguo, le titubanze linguistiche, le esacerbanti manfrine e punzecchiature che animano il dibattito del campo largo che, strano che non si capisca, non suscitano particolare interesse nel proprio elettorato. E questo nonostante della sinistra ci sia un gran bisogno in un mondo così diseguale, per retribuzioni e patrimonio.

La metà più povera della popolazione mondiale possiede una ricchezza irrisoria, mentre il 10% più ricco ne possiede quasi l’80%. Che altro serve alla sinistra per compattarsi di fronte al dilagare di ricchezze “smodate”, alla prepotente ascesa di un sistema finanziario profondamente ingiusto fondato sul profitto e l’accumulazione di capitale che lascia poco spazio al welfare, e continua a prosperare a scapito di una riduzione degli spazi democratici? La sinistra si accorge di non rappresentare più gli ultimi ma neanche più i penultimi, quelli smarriti e umiliati dalla storia, quelli privi di caratura sociale, deprezzati e messi forzatamente ai margini a cui la convenienza ad andare a votare è vicina allo zero.

Essere convenienti non significa voler “solo” tassare i superprofitti, ma fare proposte concrete di revisione per arginare lo strapotere di un neoliberalismo avido di rendite e nemico giurato di una più equa distribuzione del reddito. Ed è pur vero che il costo dell’energia è la più alta del mondo, questo lo sa benissimo chi paga le bollette, ma l’elettore vuole essere certo che saranno adottate misure pubbliche stringenti per evitare rialzi ingiustificati, a costo di dover intervenire sulle lobby dell’energia intente a cavalcare qualsiasi evenienza pur di arraffare corposi e arbitrari dividendi.

E’ sicuro che la sinistra al governo farà pagare ai balneari un prezzo giusto per delle concessioni acquisite e conservate quasi a titolo gratuito? Riuscirà a tutelare le spiagge libere e la semplice fruizione del mare diventato quasi inaccessibile anche alla vista? E tanto ancora, naturalmente. Per avere un rimbalzo elettorale bisogna farsi percepire come una forza che risolve i problemi e non li perpetui, e neanche li tollera o li nasconde. E non si tratta di avere più centro o più radicalità nella coalizione, come appare inutile concionare su chi debba guidare le truppe all’assalto della destra, se prima non si arruolano armigeri e si sventolano nuovi vessilli su territori abbandonati da tempo.

Più che un campo largo servirebbe recuperare unitariamente più persone per costruire un blocco sociale più largo e compatto. Ma per farlo bisogna fermarsi a capire assumendo una postura politica che richiede sacrificio, passione e intransigenza, oltre che sapienza tattica.

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