Per il 70% degli studenti a distanza l’università telematica è l’unica opzione: l’indagine di AteneiOnline ribalta i pregiudizi

  • Postato il 6 ottobre 2025
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AteneiOnline, servizio di orientamento e iscrizione alle università telematiche, ha realizzato la prima indagine nazionale sulla condizione degli studenti universitari online, coinvolgendo più di 15mila iscritti delle 11 università telematiche attive in Italia.

La ricerca mette in luce dati inediti sul profilo e sulle esigenze degli studenti a distanza: il 70% dichiara che senza l’opzione telematica non avrebbe proseguito gli studi, e quasi la metà riferisce di aver subito forme di discriminazione o pregiudizio per la scelta fatta. Un fenomeno che si inserisce in un quadro critico per l’Italia: secondo l’Ocse, solo il 22% della popolazione adulta ha conseguito una laurea, contro una media del 42% nei Paesi industrializzati.

In questo contesto, le università telematiche si confermano un importante strumento di inclusione e accesso all’istruzione superiore, in grado di rispondere a esigenze di flessibilità e conciliazione tra studio, lavoro e vita privata per oltre 300mila studenti in Italia.

Ne abbiamo parlato con Matteo Monari, fondatore di AteneiOnline.

Quali sono i principali risultati emersi dalla vostra indagine sugli studenti delle università telematiche?

La nostra indagine rappresenta il primo studio nazionale che ha dato voce direttamente agli studenti delle università telematiche, grazie alla posizione super partes di AteneiOnline.it, che quotidianamente supporta centinaia di aspiranti studenti online.

I risultati hanno sfatato molti pregiudizi comuni: 7 studenti su 10 dichiarano che senza le università telematiche non avrebbero proseguito gli studi e chi ha frequentato anche atenei tradizionali trova paradossalmente più agevole il rapporto con i docenti nelle università online, contraddicendo una delle principali critiche mosse a questa modalità formativa.

Per la prima volta abbiamo dati concreti che ribaltano le percezioni esterne sul settore, mostrando una realtà molto diversa da quella immaginata.

In che modo la formazione digitale contribuisce a colmare il divario di accesso all’istruzione universitaria in Italia?

La formazione digitale rappresenta oggi l’unica via di accesso all’università per una larga parte di studenti italiani. I dati sono inequivocabili, e questo evidenzia come le università digitali colmino di fatto un vuoto lasciato dagli atenei tradizionali rispondendo a bisogni concreti che il sistema tradizionale non soddisfa:

  • Conciliare studio, lavoro e vita privata (84,5% degli studenti)
  • Avere una maggiore flessibilità nella gestione del tempo e del luogo di studio (75,5%)

Non è un caso che la stragrande maggioranza degli studenti abbia dichiarato che avrebbe valutato anche un’università pubblica se questa avesse offerto la stessa modalità di studio, e auspichi un intervento pubblico che favorisca lo studio a distanza.

In sintesi: le università telematiche (private) non sono una scelta di ripiego, ma l’unica soluzione possibile per chi ha vincoli lavorativi, familiari o logistici che impediscono la frequenza tradizionale.

Quali sono i pregiudizi più diffusi verso chi sceglie l’università online, e come pensa possano essere superati?

 I pregiudizi verso l’università online persistono nonostante la stragrande maggioranza degli studenti si dichiari soddisfatta del proprio percorso (94%). Quasi la metà di loro confessa infatti di aver subito discriminazioni, principalmente da parte dei media e di familiari o amici che considerano la formazione online una scelta formativa “di serie B”.

In questo contesto i luoghi comuni più radicati riguardano una presunta minore qualità della didattica, dovuta al rapporto docenti/studenti, e la facilità degli esami. La nostra indagine dimostra esattamente il contrario: la stragrande maggioranza degli studenti non ha mai riscontrato problemi con professori o tutor, anzi molti trovano il rapporto più agevole rispetto agli atenei tradizionali – e chi ha frequentato in entrambe le modalità non rileva sostanziali differenze nella difficoltà degli esami.

Fortunatamente questi pregiudizi non esistono negli ambienti professionali, dove chi lavora riconosce pienamente il valore della formazione digitale. Il problema rimane tuttavia a livello di percezione pubblica generale, alimentato spesso da una conoscenza superficiale del settore.

L’unico antidoto efficace è un’informazione basata su fatti e dati concreti: dare voce alle migliaia di studenti che hanno scelto consapevolmente questa modalità e ne riconoscono il valore formativo e professionale, superando la narrazione stereotipata ancora troppo diffusa.

Come vede l’evoluzione del ruolo delle università telematiche nei prossimi anni, anche in rapporto agli atenei tradizionali?

L’Italia sconta un ritardo culturale significativo rispetto al resto d’Europa. Mentre nel Nord Europa la distinzione tra università tradizionale e online non è mai esistita, e in Spagna e Inghilterra i più grandi atenei pubblici sono completamente digitali, da noi persiste una resistenza che trasforma erroneamente il dibattito sulla formazione a distanza in una contrapposizione ideologica tra pubblico e privato.

Questa distorsione tipicamente italiana impedisce di cogliere il punto fondamentale: chi sceglie di studiare a distanza non cerca scorciatoie, ma maggiore accessibilità alla formazione. È una necessità concreta per migliaia di persone che altrimenti rimarrebbero escluse dal sistema universitario.

Il futuro che auspichiamo è quello di un ecosistema formativo integrato, dove le università online guadagnino il riconoscimento che meritano e gli atenei tradizionali abbraccino finalmente la didattica digitale come opportunità e non come minaccia. Solo così l’Italia potrà allinearsi agli standard europei e rispondere davvero ai bisogni formativi del paese.

L’articolo Per il 70% degli studenti a distanza l’università telematica è l’unica opzione: l’indagine di AteneiOnline ribalta i pregiudizi è tratto da Forbes Italia.

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Forbes Italia

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