“Per i ricchi c’è l’Ozempic, per i poveri la body positivity”? Dalla star Amy Schumer che cancella da Instagram le foto ‘pre dimagrimento’ agli effetti collaterali a lungo termine dei farmaci GLP-1 (ancora ignoti)

  • Postato il 21 novembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Per i ricchi c’è l’Ozempic, per i poveri la body positivity” è una battuta di un episodio di South Park, anno 2024, titolo “The End of Obesity”. È satira, è South Park. Il riferimento è a quei farmaci salvavita per il diabete che oggi vengono usati da molti per dimagrire. C’è quello famoso che si chiama Ozempic, quello meno famoso – a queste latitudini – che si chiama Munjaro, ce ne sono altri. Cambia il principio attivo ma la sostanza resta: iniettandoseli sulla pancia, si dimagrisce molto velocemente. Se ne parla e non da ora, ma nei giorni scorsi hanno fatto notizia due superstar statunitensi: la prima è Amy Schumer, una comica (si potrebbe dire ‘stand-up comedian’ volessimo far finta di essere molto internazionali) che ha deciso di cancellare quasi tutte le sue foto dal profilo Instagram e ripartire da ‘zero’: “Mi sento bene e felice. Ho cancellato le vecchie foto senza motivo”. I giornali statunitensi si sono subito affannati a dire che lei, proprio lei – icona consapevole del movimento della body-positivity, ricordate? Quello che invita all’accettazione di sé, a non mettere il proprio corpo al centro del dibattito – ha voluto tagliare i ponti con la sua ‘vecchia immagine’, una volta dimagrita. Lei però ha parlato della sua lotta contro la sindrome di Cushing, della perimenopausa — entrambe condizioni che possono causare aumento di peso — e dell’uso di Mounjaro: “Sono sempre stata orgogliosa di come sono apparsa. Ho lavorato per liberarmi dal dolore, e finalmente ci sono riuscita. La mia endometriosi è migliorata. La mia schiena sta guarendo. Non ho più la sindrome di Cushing, quindi il mio viso è tornato normale”, le sue parole, riportate da Page Six. La seconda star di cui si parla in questi giorni è Meghan Trainor, una cantante che nel 2014 era passata per radio anche qui, con un pezzo dal titolo “All About That Bass”, come a dire ‘è tutta una questione di curve’. Anche Trainor – figura di riferimento di quel movimento di cui sopra – è apparsa filiforme e sui social ha invocato “un applauso a Mounjaro” e poi ha spigato: “No, non sembro quella di 10 anni fa. Sto facendo un viaggio per diventare la versione più sana e forte di me stessa, per i miei figli e per me”. Poi c’è il caso di Ariana Grande, apparsa anche lei molto dimagrita (al punto che sui social e sui giornali circolano illazioni su possibili distrubi del comportamento alimentare) ma che non ha mai fatto riferimento all’uso di farmaci. E ancora Oprah Winfrey che in un episodio del suo podcast (2025) ha parlato dell’uso di farmaci per la perdita di peso e ha aggiunto: “Ho pensato che le persone magre avessero più forza di volontà… e poi ho capito che in realtà non si pensano nemmeno al cibo“. La lista di celebrities ‘più magre, forse con Moujaro’ che fanno i media statunitesi è lunga.

IL RUOLO DEL PUBBLICO: PERCHE’ FA ARRABBIARE IL DIMAGRIMENTO DELLE STAR?

Sui social la gente s’arrabbia, per tutto, sempre. E figuriamoci quando vedono alcune star considerate icone di un certo filone di pensiero cambiare, velocemente. Sospetti, illazioni, sentenze. “È naturale provare ogni tipo di emozione quando vedi qualcun altro dimagrire, che sia un’amica, un familiare o una celebrità. Puoi sentirti geloso, frustrato, persino tradito.Queste emozioni sono valide, e non sei l’unico a provarle”, scrive Katy Harvey, nutrizionista. Ancora: “È importante ricordare che non conosci l’intera storia dietro il dimagrimento di qualcuno. Potrebbe trattarsi di un problema di salute, di un farmaco, o di una difficoltà personale. Le persone perdono peso per tanti motivi, e non tutti sono legati alla cultura della dieta o a una scelta consapevole. A meno che quella persona non condivida il suo percorso con te, non spetta a te giudicare o presumere il motivo per cui è dimagrita“. E non da meno, Harvey invita a non lasciarsi influenzare, a mantenere il proprio stile di vita. In poche parole, se le star sembrano fare tornare di moda l’idea che solo la magrezza corrisponda a un ideale estetico da perseguire, o anche se ti pare di essere stata preso in giro da tutti i discorsi sulla body-positivity e sospetti che sia diventato puro marketing, fregatene. Questo invita a fare la nutrizionista con specializzazione nei Disturbi Alimentari.

EMULAZIONE E RISCHI: DIMAGRIRE VELOCEMENTE A CHE PREZZO?

Il consiglio della dottoressa Harvey è saggio, poi però c’è la vita reale e il tentativo di emulare modelli estetici, un meccanismo che, tra gli altri, è alla base di molti disturbi del comportamento alimentare. E siccome – per fortuna – i farmaci salvavita per il diabete non vengono prescritti indistitamente a chiunque allo scopo di dimagrire, qualcuno pensa sia una buona idea comprarli su siti dubbi. Lo scorso 14 novembre, una donna ha rischiato di morire usando un finto farmaco simil Ozempic. È successo a Padova, dove subito dopo l’iniezione la 31enne ha perso i sensi ed è finita in coma ipoglicemico. A salvarle la vita sono stati i familiari. Ha rischiato grosso perché nella ‘pennetta’ non vi era soluzione di Ozempic ma insulina. Ha comprato tutto al mercato illegale. Non è l’unico caso, e la preoccupazione che ce ne saranno altri è alta. Perché se un mese di punture comprate regolarmente in farmacia costa circa 400 euro ed è difficile avere una prescrizione, come impedire a chi vede in questi farmaci un trucco per dimagrire velocemente di comprarli per vie non ortodosse, rischiando la vita? Si torna lì da dove siamo partiti, a South Park, “per i ricchi c’è l’Ozempic, per i poveri la body positivity”, o il pericolo di morire.

“ALCUNE PERSONE TRASCURANO I RISCHI MEDICI PER AVERE LA RICOMPENSA CULTURALE DI DIVENTARE MAGRE”

Negli Stati Uniti le condizioni di reperibilità del ‘nuovo oro che rende tutti magri’ (e flaccidi, poi ci arriviamo) stanno cambiando e lo spiega su Time l’endocrinologo Nicholas Cozzi: “I farmaci GLP-1 (ossia i farmaci di parliamo, nda) hanno travolto l’America (…). Un tempo accessibili solo ai ricchi e ai ben introdotti, oggi vengono prescritti in cliniche di tutto il Paese. Per milioni di persone che lottano con una perdita di peso sostenibile, questi farmaci hanno offerto speranza, soprattutto dopo che dieta ed esercizio si sono rivelati insufficienti“. Cozzi sottolinea che lui non condanna i farmaci dimagranti né le persone che li assumono però aggiunge che “dobbiamo affrontare il prezzo altissimo che spesso ignoriamo nella corsa a diventare magri. (…) Alcune persone stanno scambiando rischi medici con la ricompensa culturale di diventare magre, inseguendo un ideale corporeo senza comprenderne sempre i costi nascosti. La domanda è: come dovremmo considerare un dimagrimento rapido, quando gli effetti collaterali a lungo termine, fisici e psicologici, devono ancora essere compresi del tutto?“. Poi l’endocrinologo cita alcuni studi, per esempio uno degli Annals of Internal Medicine nel quale si legge che quasi 25.000 visite al pronto soccorso tra il 2022 e il 2023 sono state legate ai GLP-1. Una complicazione grave è la gastroparesi, una condizione in cui lo stomaco rallenta e smette di svuotarsi correttamente, causando gonfiore, nausea e dolore intenso. E un altro studio pubblicato su JAMA — condotto su circa 16 milioni di pazienti americani — ha rilevato che chi usa i GLP-1 ha una probabilità quasi quattro volte superiore di sviluppare gastroparesi, e che quasi il 5% dei pazienti sviluppa effetti collaterali seri. Alcuni sperimentano blocchi intestinali o infiammazione del pancreas, la pancreatite. E infine, Cozzi agginge: “Ma oltre ai sintomi fisici c’è un problema ancora più difficile da diagnosticare: come questi farmaci possano mascherare o aggravare disturbi del comportamento alimentare“. Già. Ce lo chiediamo anche noi, che dagli Usa importiamo molte cose, modelli sbagliati nel mucchio. Si parla di “anoressia indotta da farmaco” – scrive Bloomberg – perché i GLP-1 sono progettati per ridurre la fame, ma questo stesso effetto può intensificare comportamenti alimentari restrittivi o persino accenderne di nuovi.

LE DOMANDE (ALCUNE) CHE CI FACCIAMO

La materia è ampia e le conseguenze dell’uso di questi farmaci è ancora imprevedibilè. Ma alcune domande ce le facciamo già. Per esempio, stiamo tornando alla magrezza come standard dominante dopo ‘un mazzo tanto’ che alcuni si sono fatti, negli anni, per parlare di accettazione di sé al di fuori di certi canoni estetici? E poi c’è anche un altro punto, non da poco: abbiamo parlato di donne famose, ma c’è anche Robbie Williams che pochi giorni fa ha dichiarato di usare Mounjaro e che – secondo lui, non ci sono ancora studi solidi che lo provano – a causa del farmaco starebbe perdendo la vista da un occhio. Poi, tra il serio e il faceto, il buon vecchio Robbie ha aggiunto che non gli interessa, che è disposto alla cecità pur di restare magro. Mica dichiarazioni da ridere. Eppure non hanno suscitato nemmeno un decimo di commenti e illazioni e indignazioni rispetto a quelle fatte dalle colleghe. La magrezza femminile è vista ancora come perfomance? Le scelte delle donne sui corpi vengono lette come messaggi e non come scelte individuali? E se la vera chiave fosse essere lasciati in pace, qualunque sia la scelta fatta sul proprio corpo?

QUELLO CHE ABBIAMO VISTO COI NOSTRI OCCHI

Perdonate la chiosa, ma raccontare quel che si vede fa parte del pacchetto. Girando per Milano. Anzi, girando per Milano no, sennò poi pare che ovunque – in fila dal tabacchino, sul tram, al pub – sia zeppo di gente visibilmente dimagrita e si entra in una scena che ben potrebbe descrivere Stephen King. In certi ambienti milanesi capita di vedere persone che fino a qualche mese fa erano in un modo e ora sono in un altro, cioè molto, molto più magre. Magrissime. Difficilmente però l’effetto è bello, anzi. Sembrano quasi tutti – il quasi è d’obbligo – più vecchi (si chiama ‘faccia da Ozempic, googlate per un altro viaggio nel ‘disastro’) e allora viene da chiedersi: se non è per salute, per miglioare condizioni patologiche o di reale disagio, chi glielo fa fare?

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