Pellegrini ancora non rinnega le frasi scorrette su Sinner e attacca: “Non tollero le zone grigie”
- Postato il 15 aprile 2025
- Sport News
- Di Il Fatto Quotidiano
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Federica Pellegrini lo aveva già chiarito: “Non cambio opinione”. La campionessa di nuoto non ha voluto rinnegare le sue frasi contro Jannik Sinner in un’intervista concessa a La Repubblica e pubblicata lo scorso 11 aprile. E non ha voluto chiedere scusa, nonostante le tante inesattezze contenute nelle sue dichiarazioni, basate su ricostruzioni scorrette. Anzi, Pellegrini è tornata all’attacco, di fronte alle tantissime critiche ricevute: “L’acqua mi ha insegnato a cercare la trasparenza nelle cose; quella riga nera a non tollerare zone grigie“. ha scritto in un post su Instagram. Una nuova insinuazione contro Sinner? La nuotatrice nel rispondere ai commenti dimostra di non voler fare marcia indietro.
Anzi. Continua a difendersi e a replicare alle critiche su Instagram, anche tirando in ballo il suo collega nuotatore Thomas Ceccon, che in passata l’aveva duramente attaccata. “Quanto aveva ragione Ceccon”, le scrive un utente. E lei replica: “E chissà cosa pensa di questo caso… Io lo so“. “Lascia in pace Sinner, lui non ti calcola manco di striscio”, un altro commento. Pellegrini risponde: “Me lo auguro“. Per un altro utente, il tennista la dovrebbe denunciare: “Addirittura? A me come ad un’altra ventina di atleti ad occhio”, la risposta di Pellegrini. Chi sarebbero? Un’atteggiamento poco professionale per un’atleta che oggi è anche membro del Cio e siede nella giunta Coni.
Ripartiamo dai fatti. Pellegrini ha detto che “Sinner è stato trattato diversamente dal 99% degli altri atleti”. Una frase scorretta, sulla base dei fatti emersi: per Sinner, come per tutti gli altri atleti, è stata decisa la sospensione dell’attività agonistica dopo la sua positività a due controlli antidoping, come avviene di prassi per tutti. Il tennista però ha presentato ricorso, fornendo subito le prove di una contaminazione involontaria: il ricorso è stato accettato. Questo non accade molto spesso, perché ci sono 48 ore di tempo per fornire le prove. Sinner le aveva, perché è stato subito chiaro al suo staff qual era l’origini della contaminazione: il farmaco contente Clostebol utilizzato dall’ex preparatore Ferrara per curare una patologia cronica, che era stato usato poi dall’ex fisioterapista Naldi per curare una ferita al dito. La successiva indagine dell’Itia e il successivo processo hanno confermato questa ricostruzione, accettata anche dalla Wada, e sancito che non c’è stata “nessuna colpa o negligenza” da parte di Sinner.
Il procedimento usato per Sinner è stato quindi quello classico, uguale per tutti. Riguardo alla responsabilità oggettiva rispetto al team, Federica Pellegrini ha detto che “non è che se il mio fisioterapista si beve una birra e investe qualcuno è colpa mia, ma diventa una mia responsabilità se il fisio usa una crema su di me e poi io risulto positivo. Vale per tutti”. Anche in questo caso, l’affermazione di Pellegrini è falsa. Il fisioterapista di Sinner non ha usato una crema sul tennista. L’ha usata sul suo dito, poi massaggiando il corpo dell’altoatesino ha provocato la contaminazione. È una differenza enorme, perché nel primo caso l’atleta deve informarsi su quale prodotto gli viene applicato. Nel secondo caso, quello di Sinner, l’atleta non può sapere che il suo fisioterapista ha usato una pomata per curare una sua ferita.
Per Pellegrini, il caso Clostebol che si è concluso con una sospensione di Sinner per 3 mesi è anomalo perché “la soluzione è arrivata solo dopo i ricorsi della Wada“. È un’accusa grave, perché insinua chiaramente che ci sia stato un trattamento di favore nei confronti di Sinner. In realtà il tennista è stato sottoposto alla gogna di una possibile condanna per diversi mesi, quando solitamente la Wada non presenta ricorsi per questi casi. Peraltro, alla fine è stata la stessa agenzia anti-doping a proporgli un patteggiamento. Non prima di aver ricontrollato tutti i test eseguiti da Sinner nell’anno precedente alla positività, alla ricerca di una possibile prova di uso di sostanze vietate: non ha trovato nulla. L’altoatesino è risultato essere “trasparente” proprio come l’acqua citata da Pellegrini.
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