Paziente paralizzato controlla un braccio robotico senza impianti grazie all’innovazione italiana Haria

  • Postato il 5 settembre 2025
  • Scienza
  • Di Blitz
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Un braccio robotico capace di muoversi, manipolare oggetti e trasmettere il tatto senza bisogno di impianti chirurgici: è questo il risultato raggiunto dal gruppo di ricerca guidato da Domenico Prattichizzo, dell’Università di Siena. I ricercatori hanno presentato a Automatica.it 2025 a Perugia i progressi del progetto europeo Haria, che ha già permesso a un paziente spagnolo, colpito da ictus, di riacquistare la possibilità di compiere gesti quotidiani. L’uomo, che aveva perso completamente il controllo e la sensibilità di un braccio, è riuscito a versarsi un bicchiere d’acqua utilizzando un arto artificiale.

“Per il paziente, di cui al momento non possiamo divulgare il nome dato che lo studio è ancora in fase di pubblicazione, è stata un’emozione indescrivibile”, ha dichiarato all’ANSA Maria Pozzi, dell’Università di Siena, che ha presentato i risultati.

Dalla disabilità all’empowerment umano

Secondo Pozzi, la vera rivoluzione non sta solo nell’assistenza tecnica, ma nella possibilità di ridare alle persone con disabilità un senso di autonomia. “Ad oggi i robot sono un supporto sempre più usato come assistenti per la disabilità ma sono ancora percepiti come una sorta di badanti, uno strumento estraneo che esegue quanto richiesto – ha sottolineato – invece l’obiettivo del nostro lavoro è permettere alle persone con disabilità di tornare a sentirsi in qualche modo autonome”.

Il progetto, che coinvolge anche l’Istituto Italiano di Tecnologia, sfrutta sensori mobili in grado di catturare i segnali residui del braccio paralizzato e di trasmettere al paziente la percezione del tatto proveniente dal robot. Una soluzione non invasiva che consente non solo di eseguire compiti concreti, ma anche di rafforzare l’autostima di chi ne fa uso.

Verso un futuro di umani “aumentati”

L’idea alla base di Haria è quella di promuovere un human-robotic empowerment, ossia l’estensione delle capacità umane tramite arti extra indossabili. Prattichizzo ha spiegato: “L’essere umano ha varie forme di intelligenza, una di queste è quella senso-motoria, ossia la capacità di manipolare con grande precisione gli oggetti. Questa è forse anche la caratteristica principale che ha permesso i maggiori progressi per la nostra specie”.

L’obiettivo è aprire nuove possibilità non solo per i pazienti colpiti da ictus o incidenti, ma per tutta l’umanità, immaginando un futuro in cui robot e intelligenza artificiale diventino un’estensione naturale delle nostre abilità. “In un mondo sempre più digitalizzato e con robot che in futuro lavoreranno con noi – ha concluso – questa forma di interazione sarà la strada per garantire un futuro migliore per l’umanità”.

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Blitz

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