Pasqua, le frasi da non dire se a tavola c’è chi soffre di disturbi alimentari

  • Postato il 20 aprile 2025
  • Lifestyle
  • Di Blitz
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Un vademecum per famiglie e amici: come rendere le festività più serene per chi lotta contro i Dca.

Le festività sono da sempre un momento di convivialità, ma per chi soffre di disturbi del comportamento alimentare possono trasformarsi in una vera e propria prova emotiva. Pasqua rischia così di diventare una trappola psicologica per oltre 3,5 milioni di persone in Italia che convivono con forme più o meno gravi di Dca.

Secondo quanto riportato da Lilac – Centro Dca, prima startup italiana ad occuparsi in chiave innovativa della cura dei disturbi alimentari attraverso la tecnologia e l’assistenza digitale, è fondamentale educare l’ambiente familiare e sociale di chi soffre di questi disturbi, partendo proprio dal linguaggio. In occasione delle festività pasquali, Lilac ha diffuso un vademecum che raccoglie sei frasi da evitare assolutamente a tavola. Frasi che, pur pronunciate spesso in buona fede, possono ferire, colpevolizzare o aggravare il disagio psicologico di chi si sta confrontando con un percorso di guarigione complesso.

Pasqua e disturbi alimentari

una persona con disturbi alimentari
Pasqua e disturbi alimentari (blitzquotidiano.it)

Le feste, e così anche la Pasqua, rischiano di essere molto complicate per chi soffre di disturbi alimentari. Dal pranzo in famiglia all’uovo di cioccolato condiviso, ogni momento rischia di diventare un campo minato emotivo per chi combatte con l’anoressia, la bulimia o il binge eating. Come sottolinea Giuseppe Magistrale, CEO e co-fondatore di Lilac-Centro Dca, molte persone con disturbi alimentari vivono le festività come una “maratona nascosta”, dove sorridere, rispondere e gestire il rapporto con il cibo richiede uno sforzo invisibile ma enorme.

Il rischio, spiegano gli esperti, è quello di sottovalutare o banalizzare il disagio di chi si trova coinvolto. Lo dimostrano i dati raccolti dalla stessa community di Lilac: ben il 63% delle persone intervistate ha dichiarato che i propri familiari o amici non comprendono la reale natura del disturbo alimentare da cui sono affetti.

Le frasi fa non dire

Una delle frasi più dannose da pronunciare è “Il tuo peso è nella norma, quindi non hai un problema”. Questo tipo di affermazione riduce il disturbo a una semplice questione numerica, ignorando il fatto che i Dca possono colpire persone di qualsiasi peso. Il malessere psicologico non si misura sulla bilancia, ed è proprio questa invisibilità fisica che rende i Dca ancora più insidiosi, aumentando la solitudine di chi ne soffre.

Un’altra frase da evitare è “Non sembra che tu abbia un disturbo alimentare”. Questo tipo di osservazione rafforza lo stigma sociale che vuole il disturbo legato a un’immagine stereotipata. La realtà, invece, è che non esiste un volto unico del Dca: chi ne è affetto può apparire perfettamente in salute pur vivendo un profondo disagio interno.

Minimizzare il problema con espressioni come “È solo una fase passeggera” rappresenta un altro errore comune. I Dca non sono un momento di debolezza adolescenziale o un semplice capriccio alimentare, ma patologie complesse che richiedono interventi mirati, terapia psicologica, supporto e spesso lunghi percorsi riabilitativi. Sottovalutare la portata del problema significa renderne ancora più arduo il superamento.

Ugualmente problematico è affermare “Mangia di più e vedrai che passa”. Un disturbo del comportamento alimentare non si risolve forzando l’assunzione di cibo. Al contrario, simili esortazioni rischiano di scatenare ansia, senso di colpa o resistenze maggiori. Come spiegano i professionisti di Lilac, alla base dei Dca c’è spesso un dolore emotivo profondo, legato a dinamiche di controllo, insicurezze e paura, che non possono essere affrontate semplicemente “mangiando”.

Un’altra frase da tenere lontana dalla tavola pasquale è “Non pensi di aver mangiato abbastanza?”. Questo tipo di domanda, anche se formulata con buone intenzioni, fa sentire la persona giudicata e sorvegliata. Il controllo percepito può intensificare la tensione e compromettere il delicato equilibrio su cui si fonda la partecipazione a un pasto collettivo.

Infine, dire “Ma dai, oggi non si contano le calorie” può risultare particolarmente insensibile. Chi convive con un disturbo alimentare ha una percezione del cibo molto diversa, spesso ossessiva e legata a meccanismi di colpa e controllo. Ridicolizzare o sminuire questo vissuto non solo non aiuta, ma può peggiorare il senso di isolamento o di “diversità” percepita.

L’importanza dell’empatia

Come spiega Filippo Perotto, co-founder di Lilac, la chiave per un approccio più empatico e costruttivo risiede nella consapevolezza e nella formazione. Evitare frasi dannose non significa necessariamente dover affrontare l’argomento in modo diretto, ma piuttosto saper riconoscere il momento giusto per fare un passo indietro. Spostare l’attenzione, cambiare argomento, mantenere un sorriso neutro possono essere strategie utili per non esercitare ulteriore pressione.

La sfida, per chi sta accanto a una persona affetta da Dca, è imparare a creare uno spazio di sicurezza emotiva. Durante una giornata come quella di Pasqua, anche piccoli gesti di comprensione e rispetto possono fare la differenza. È importante ricordare che dietro ogni comportamento alimentare anomalo c’è una storia di fragilità, che va ascoltata con attenzione, senza giudizio.

Lilac-Centro Dca sta portando avanti in Italia una nuova visione nel trattamento dei disturbi del comportamento alimentare, promuovendo un approccio basato su tecnologia, accessibilità e centralità del paziente. Tra i suoi obiettivi c’è anche quello di diffondere una maggiore cultura sui Dca, non solo tra i professionisti, ma anche tra familiari, amici e insegnanti, affinché il sostegno non venga solo dagli specialisti ma da tutta la rete sociale.

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Blitz

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