Parla di salute mentale e viene rimosso: nell’Arma servono uomini liberi come il generale Oresta

  • Postato il 7 luglio 2025
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La notizia della rimozione del generale Pietro Oresta dall’incarico di comandante della Scuola Allievi marescialli e brigadieri di Firenze richiama alla mente la striscia delle Sturmtruppen in cui il graduato chiede alla truppa: “Volete burro o cannoni?”, “Cannoni!”, risponde il fantaccino esaltato, salvo poi essere zittito dal ceffone di un commilitone che gli grida: “Ma perché non tieni chiusa quella dannata boccaccia?”, mentre, alla mensa, si trova costretto a spalmare del ferro sul pane del rancio.

Non mi è dato conoscere le cause della sua rimozione, se siano attuali o pregresse. Certo è che ben difficile trovare elementi di ‘pericolosità’ nel suo discorso, pacato e ragionevole, umano e al contempo altamente professionale, rivolto ai giovani che serviranno la Benemerita. A tutti sono parse parole cristalline, degne di un servitore dello Stato: “Ricordatevi che il vostro benessere, e quello dei vostri familiari, la nostra vita è superiore a qualunque istruzione o procedura” è, infatti, il dire del buon padre di famiglia che si rivolge ai giovani futuri tutori dell’ordine, uomini e donne che, con le loro possibili fragilità e caducità connaturate all’essere umano, si accingono a vestire una divisa.

Sono state le sue parole la pietra dello scandalo? Speriamo di no. Oresta si è rivolto agli allievi mettendo in primo piano la salvaguardia della loro salute, fisica e mentale, un fare che è proprio di chi conosce bene l’animo umano e le difficoltà alle quali va incontro quando intraprende la vita militare. Chi si occupa di psicoanalisi conosce bene la differenza tra un soggetto desiderante e libero, e un individuo che si ferma alla fase di’“assoggettato” al volere dell’Altro, docilmente prono ed inclina e all’obbedienza, disabituato al necessario giudizio che deriva dall’esercizio del libero arbitrio.

Gli individui che fanno dell’aver abdicato la propria volontà all’Altro una ragione di vita — perché la loro volontà è debole o perché mancano della stessa — si consegnano al volere altrui e, in nome di quella delega, possono arrivare a commettere le peggiori nefandezze, sentendosi in dovere di soddisfare il Re, anche quando il Re non chiede loro nulla. Parimenti possono arrivare a trascurare sé stessi, la loro vita, la loro salute e quella dei familiari in nome di una cieca obbedienza portata all’estremo. Possono in altri termini cadere in quella dimensione che i tecnici chiamano ‘burn-out’.

Viceversa, uomini pensanti e liberi, capaci dunque di dare una valutazione degli ordini, patiscono a volte la sofferenza data dallo scarto tra la necessaria disciplina dovuta alla divisa, e la non condivisone di alcune scelte. Ed è li, a mio parere, che le parole di Oresta puntavano. Affermazioni quali “È impossibile che vi venga chiesto qualcosa che non si possa fare” ribadiscono la necessità di salvaguardare il libero pensiero, la capacità di giudicare e valutare un ordine, qualunque esso sia. Un deterrente al fanatismo del sacrificio. Un discorso non solo colmo delle doti che ci si aspetta da un Servitore dello Stato, ma anche di chi ha ben chiara la differenza tra l’annullarsi e l’essere individui al servizio di qualcosa o qualcuno. “Batman, Robin, Rambo, non ce ne frega niente”.

Chi si occupa di salute mentale sa che la mistica del sacrificio e della spersonalizzazione è una delle concause che hanno generato in questi anni, negli appartenenti alle forze armate, una zona d’ombra fatta di depressioni, isolamento, burn-out, tendenze suicidarie e scariche di violenza all’interno dei nuclei familiari. Una piaga aperta, sanguinante, che uno Stato deve non solo curare, ma sapere prevenire. E la prevenzione si fa formando individui pensanti, rifuggendo il modello dell’ ascaro ‘ uso ad obbedir tacendo’. Un apparato militare moderno deve essere consapevole che un servitore dello Stato deve trovarsi in una condizione ottimale di salute psicofisica.

In un crescente clima parabellico, preludio mediatico al lungo budello bellico e patriottardo nel quale l’Europa del riarmo sta cercando ficcarci, messaggi quali “pensate prima di obbedire, non mettetevi proni al volere dell’Altro” senza riflettere sull’ordine che vi sta arrivando, “abbiate cura di voi”, appaiono fuori posto.

Sì, perché chi afferma che: “Aiutare un anziano ad attraversare la strada ha più impatto che trovare 300 tonnellate di cocaina e arrestare 20 persone” è in fondo il maresciallo che tutti vorremmo trovare nella caserma di prossimità. Quello con cui parlare, a cui confidare i nostri tormenti: la madre anziana che rischia lo scippo, i piccoli furti sotto casa, il senso di abbandono nei quartieri. Credo che non solo l’Arma, ma tutte le forze armate, debbano avere al loro interno uomini come il generale Oresta.

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Il Fatto Quotidiano

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