“Papa Leone e il concetto di famiglia formata da uomo e donna? No a lezioni di vita da uomini che non si sposano e non procreano”: così Tommaso Zorzi
- Postato il 21 maggio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Tommaso Zorzi ha pubblicato il libro “Divina!” e in una intervista su Vanity Fair ha raccontato del suo percorso professionale: “Dopo il Grande Fratello ho detto tanti sì e ho fatto delle cose in tv che, col senno di poi, non avrei dovuto fare. Dopo sei mesi chiuso in una casa forse mi sarei dovuto fermare un attimo e riprendere le fila di tutto. Probabilmente non rifarei ‘Riccanza’, ma semplicemente perché i tempi sono cambiati e oggi un programma del genere sarebbe aberrante”.
Quello a cui tiene particolarmente Zorzi è evidenziare il fatto che “non bisogna sentire il bisogno di mostrare qualsiasi cosa a tutti i costi: che bisogno c’è? Trovo di cattivo gusto, per esempio, vedere su Instagram prima dei contenuti su Gaza e poi un reel girato a Saint-Tropez”.
Non manca una considerazione sulle considerazioni di Papa Leone sulla famiglia. Il Pontefice, infatti, in una delle sue prime uscite pubbliche ha detto: “È compito di chi ha responsabilità di governo adoperarsi per costruire società civili armoniche e pacificate. Ciò può essere fatto anzitutto investendo sulla famiglia, fondata sull’unione stabile tra uomo e donna”.
“Che arrivino delle lezioni di vita da un gruppo di uomini che non si sposano e non procreano: – ha detto Zorzi – c’è un limite a quello che posso sentire. La famiglia può anche essere un individuo solo: se vivo a Milano e mi chiudo in casa con i miei amici in quel momento siamo una famiglia, secondo me. Ho un concetto di famiglia molto esteso e libertino, anche se non le nego che anch’io vorrei avere un compagno e dei figli un giorno. Detto questo, non mi sento meno famiglia perché non li ho. C’è un’altra cosa, però, che non sopporto. Quelli che dicono che ‘non puoi capire perché non sei padre’. Io non sono padre solo perché nel Paese in cui pago le tasse non posso diventarlo. Una volta che diventi genitore, però, non è che ti trasformi in un superuomo, non è che siccome hai fatto un figlio puoi spiegarmi come funziona il mondo”.
Infine “sull’insulto omofobo non riesco a scherzare, e mi fa impazzire che esista ancora. Non tanto per me, perché ho gli strumenti per sopravvivere, ma per tutti quei ragazzi fragili che soffrono e che rischiano di pensare che non ci sia una via d’uscita. Nel mio piccolo non ho fortunatamente vissuto nessuna manifestazione violenta, ma riesco comunque a immedesimarmi nel dolore e nel terrore di chi convive con quell’ombra tutti i giorni”.
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