Overtourism in Val d’Orcia: la bellezza minacciata tra colline e cipressi
- Postato il 17 ottobre 2025
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- Di SiViaggia.it
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La Val d’Orcia, uno degli angoli più suggestivi della Toscana, è da sempre meta di viaggiatori in cerca di paesaggi da cartolina. Tra dolci colline, filari di cipressi e borghi incantevoli, questa zona ha saputo conquistare il cuore di chi ama la fotografia, la natura e la lentezza.
Tuttavia, quella che un tempo era una destinazione riservata a pochi è oggi presa d’assalto ogni giorno da migliaia di turisti. Il fenomeno, noto come overtourism, ha trasformato la Val d’Orcia da luogo da sogno a scenario spesso troppo caotico, mettendo a rischio anche la sicurezza e la quotidianità di chi ci vive e lavora.
Val d’Orcia sotto assedio
Icone come la Cappella della Madonna di Vitaleta, i Cipressini di San Quirico e il viale che conduce al Podere Poggio Covili sono diventate ormai tappe obbligatorie per fotografi e visitatori di tutto il mondo.

Auto, moto e pullman turistici si fermano ovunque, spesso anche in mezzo alla strada, per catturare il tramonto o il famoso filare di cipressi. Il risultato è un traffico congestionato e pericoloso, con mezzi che ostacolano la circolazione di pendolari, residenti e lavoratori.
Un esempio emblematico si trova lungo la Statale Cassia, al km 177 nel Comune di Castiglione d’Orcia, di fronte al Podere Poggio Covili. Nei weekend, il caos diventa ingestibile: autobus che si fermano in curva, turisti che camminano sulla carreggiata e veicoli parcheggiati senza rispetto delle norme stradali.
La situazione è aggravata anche dai tour organizzati, spesso provenienti dall’Asia, con gruppi accompagnati da NCC o autobus turistici che invadono uno dei tratti più suggestivi della Val d’Orcia. Ciò comporta un rischio davvero concreto di incidenti e rende la circolazione quotidiana un vero inferno per chi abita o lavora nella zona.
L’impatto devastante sul territorio
Non sono solo gli automobilisti e i residenti a subire le conseguenze dell’overtourism. Anche gli agricoltori della Val d’Orcia denunciano i danni provocati dai turisti che entrano nei campi coltivati, calpestando filari di grano e prati di erba medica.

Questi spazi, lontani dall’essere semplici scenografie da immortalare, rappresentano il lavoro di alcune famiglie della zona. Ogni passo incauto sui raccolti significa mesi di fatica rovinati, evidenziando un problema di inciviltà e disattenzione verso la vita locale.
L’Unesco, che nel 2004 ha inserito la Val d’Orcia nella lista del Patrimonio Mondiale per “l’eccezionale bellezza del suo paesaggio culturale”, oggi si troverebbe di fronte a una realtà molto diversa, in cui l’armonia degli scenari è minacciata dal problema del turismo di massa.
Questo fenomeno solleva una domanda fondamentale: come poter conciliare l’interesse dei visitatori con la tutela del territorio e la sicurezza dei residenti?
Mentre campagne promozionali e slogan pubblicitari continuano a richiamare tanti visitatori, diventa evidente che servono subito strategie concrete per gestire i flussi turistici.
La Val d’Orcia ha bisogno di essere vissuta con rispetto, non consumata in fretta per un selfie o uno scatto perfetto da condividere via social. Solo così sarà possibile preservare la sua vera essenza e garantire che il fascino di questa zona della Toscana non venga soffocato dal turismo incontrollato e irrispettoso.