«La Basilicata è terra di conquista della criminalità»
- Postato il 19 ottobre 2025
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Il Quotidiano del Sud
«La Basilicata è terra di conquista della criminalità»
Basilicata e criminalità, l’ultima retata di Ferrandina conferma la fine dell’isola felice: Camorra e ‘ndrangheta guardano con interesse al territorio ma intanto crescono anche le famiglie locali che si ispirano ai loro modelli. L’associazione Libera: «Negare l’esistenza della mafia in terra lucana è una follia».
Negare la presenza delle mafie in Basilicata è pura follia. Dopo l’inchiesta antidroga della Dda potentina con 41 misure cautelari emesse nell’ambito dell’operazione antidroga che ha interessato Ferrandina e altre province del Sud Italia, il Coordinamento Libera Basilicata e l’Associazione Insieme Ets, sottolineano con fermezza che oggi più che mai non esistono più dubbi sulla presenza radicata delle organizzazioni criminali nel territorio lucano.
IL RUOLO DELLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA IN BASILICATA NEL TRAFFICO DI STUPEFACENTI
“Secondo le fonti investigative, è grande e articolato il giro di spaccio, strutturato secondo modalità mafiose e inserito in una rete di traffici tra camorra, mafia e criminalità organizzata del territorio – si legge in una nota stampa – Plaudiamo al lavoro della magistratura e delle Forze dell’Ordine, ai presìdi di legalità e di lotta alla mafia attivi dentro e fuori il territorio, al contrasto delle attività di spaccio e di fidelizzazione di nuove leve e nuovi consumatori. Tuttavia, riteniamo necessario farne spunto di incontro e riflessione sulle profonde ricadute sociali che questi numeri ci raccontano. Perché rispetto a questi numeri abbiamo dati precedenti e significativi, ampiamente noti e sottovalutati. Il Rapporto regionale sulle dipendenze patologiche di settembre 2025 ci consegna una fotografia allarmante della situazione regionale. Ed è proprio questo stesso quadro, caratterizzato da marginalità e indifferenza, ad essere terreno fertile per gli interessi mafiosi”.
I DATI SHOCK: EROINA, COCAINA E CRACK TRA GIOVANI E MINORI
Gli utenti iscritti ai SerD della Basilicata si aggirano intorno ai 2.500, di cui 1.900 per sostanze stupefacenti. “La metà del totale, se prendiamo atto di chi non arriva ad accedere ai servizi. La media dei sequestri si attesta sui 60 kg annui, con l’eroina che resta la più diffusa tra le droghe pesanti e la cocaina che è aumentata del 124% dal 2024 al 2025 – evidenziano Libera e Insieme Ets – Hashish e marijuana, invece, sono sempre meno droghe leggere, avendo di media raddoppiato e anche triplicato la presenza di Thc nel giro di pochi anni. Sono 233, invece, i minori a carico dei servizi, e per loro – per i giovani – il catastrofico problema è il crack.
Secondo la Relazione annuale del Parlamento, partendo dai dati Espad sugli studenti delle scuole, circa un giovane su tre ha utilizzato sostanze psicoattive. Poco di meno quelli che ne fanno uso regolarmente prima della maggiore età. La nuova, allarmante tendenza è, nella stessa fascia d’età, l’abuso di alcol e psicofarmaci, più facilmente reperibili e mischiati per aumentarne l’effetto”.
L’APPELLO: “SENZA PREVENZIONE E CURA NON CI SARÀ SALVEZZA”
“La domanda che poniamo è la seguente: se a fronte di un tale mercato deve necessariamente esistere un’offerta in grado di supportarlo, come abbiamo potuto negare per anni la presenza delle mafie sul nostro territorio? Evidentemente no – viene rimarcato – E se da una parte numeri e dati sono questi, mancano fondi e strutture per essere integralmente all’altezza, nonostante lo sforzo di associazioni, comunità e comitati cittadini. Le politiche punitive spingono a sovraffollare le carceri di disperati, spenti e governati con l’uso massiccio di psicofarmaci e sedativi. (Se il 15% ha problemi psichiatrici e a farne uso è il 66%, evidentemente siamo di fronte a un grosso problema)”. “La questione delle sostanze, delle dipendenze patologiche e del crimine organizzato è necessariamente legata.
CARCERI: DETENUTI TOSSICODIPENDENTI DIVENTANO “CARNE DA MACELLO” PER INTERESSI MAFIOSI
Tutto questo non può essere affrontato con il solo esercizio della repressione. Come attivisti, studiosi e professionisti in trincea da anni, lo sappiamo bene: senza prevenzione e cura non ci sarà salvezza – si legge ancora nella nota stampa – Ce lo dicono le carceri, in cui un detenuto su tre è un tossicodipendente che andrebbe curato, recuperato e reinserito in ambienti con personale competente e specializzato. Tutto ciò non solo rende più difficili i percorsi di cura e reinserimento, ma favorisce e radicalizza rabbia sociale, isolamento e comportamenti criminali. La solita, insopportabile storia: i disperati diventano carne da macello ad uso e consumo degli interessi mafiosi”.
BASILICATA E CRIMINALITÀ, BASILICATA E CRIMINALITÀ, L’APPELLO: “SENZA PREVENZIONE E CURA NON CI SARÀ SALVEZZA”
“Ci rattrista leggere di come un quinto degli indagati sia un minore, già coinvolto nella rete dello spaccio o della dipendenza, soffocato da un gioco infernale in cui l’una alimenta l’altra e viceversa. Tuttavia, questo ci porta alla domanda successiva, che ad oggi ci pare quasi una tautologia: la Basilicata è mai stata davvero l’isola felice della narrazione mediatica dominante? Siamo certi di no, e lo denunciamo da anni – spiega ancora Libera Basilicata e l’Associazione Insieme Ets – Questo è territorio di conquista e mimetismo per cosche mafiose, ’ndranghetiste e camorristiche. Siamo al centro e negli anni abbiamo fatto spazio, sotto silenzio, un po’ a tutto l’universo del crimine organizzato. Lo hanno fatto i clan regionali, chiedendo protezione e rifornimento, offrendo spazi per il riciclaggio e l’accumulazione di ulteriori interessi economici.
L’ALTERNATIVA È POLITICA: BASTA NASCONDERE LA POLVERE SOTTO IL TAPPETO
Lo ha permesso il silenzio di dirigenti e classe politica. Sappiamo che esiste un’alternativa, e che deve essere politica. E sarà responsabilità di tutte e tutti, tanto della società civile quanto delle istituzioni che per anni hanno nascosto la polvere sotto il tappeto, nel peggiore dei casi con connivenze e complicità, come ci dimostrano i comuni lucani sciolti per infiltrazioni mafiose. No, non siamo un’isola felice e non lo siamo da tempo. Siamo però un popolo degno e coraggioso, che può guardare alle decine di progetti sulla prevenzione e di intervento sociale dal basso con orgoglio e fiducia per i giorni a venire”.
“Sarà necessaria – conclude la nota stampa – un’apertura sociale e politica scevra da paternalismi e criminalizzazione del disagio, attenta ai giovani e alle loro problematiche, come già le Unità di Strada tentano di fare stando nei luoghi della formazione e della socialità. Perché liberare questa regione dalla cappa mafiosa e dal suo silenzio assordante non è solo una responsabilità morale e storica, ma un passo collettivo possibile e necessario, un atto d’amore e di civiltà”.
Il Quotidiano del Sud.
«La Basilicata è terra di conquista della criminalità»