Ormai l’Italia s’è destra: chi ha proposto, avallato e votato le tracce dell’ultimo esame per giornalisti?
- Postato il 5 novembre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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di Massimo Arcangeli*
Torno sulle tracce della prova scritta della sessione autunnale dell’esame di Stato per l’accesso alla professione giornalistica che si è tenuta lo scorso 28 ottobre alla Fiera di Roma, per la prima volta in modalità interamente telematica. In questo caso parliamo delle due tracce della sezione Interni e della sezione Economia proposte ai 256 candidati partecipanti. I corsivi sono miei.
Prima traccia (sezione Economia)
“Sanità, pensioni, misure per la famiglia: si illustrino, fra i tanti, questi tre fondamentali capitoli della manovra approvata dal Governo e che il Parlamento italiano dovrà varare entro fine anno”. Non occorre essere un linguista come me per capire la differenza che può fare un aggettivo valutativo (buono, cattivo; bello, brutto; onesto, disonesto…). Il gruppo nominale questi tre capitoli della manovra, che dalle mie parti professionali si definirebbe un “incapsulatore anaforico” in quanto ricomprende, nel sintetizzarlo, un contenuto già espresso (sanità, pensioni, misure per la famiglia), avrebbe retto benissimo da solo, senza l’aggiunta di quel fondamentale, ma come portare altrimenti acqua al mulino governativo?
E in ogni caso, se a un bell’aggettivo non si fosse proprio voluto rinunciare, una maggiore finesse avrebbe potuto suggerire senz’altro una soluzione migliore: da focale a nodale, da primario a centrale. Perché, tanto per fare un esempio, se giudico fondamentale un saggio scientifico non sto solo dicendo che i temi affrontati dal suo autore sono di grande o decisivo rilievo ma sto esprimendo un preciso giudizio di valore sulla qualità di quel lavoro. E, attenzione, per i selezionatori non sono fondamentali i temi in sé e per sé (famiglia, pensioni, sanità) ma i relativi capitoli della manovra di governo.
Fin qui, comunque, si potrebbe dire trattarsi di quisquilie, o delle bizzarrie di un lettore cavilloso e pedante che vuol spaccare il capello in otto.
Seconda traccia (sezione Economia)
“Che succede nel movimento sindacale italiano? Come possono essere valutati i rapporti tra CGIL, CISL e UIL? Rispetto agli anni ’70 quando l’unità sindacale, sotto la spinta di leader del calibro di Lama, Carniti e Benvenuto, sembrava a portata di mano, oggi a malapena resiste l’unità d’azione. Di sicuro, dopo l’ingresso, del tutto imprevedibile, dell’ex segretario CISL Luigi Sbarra nel governo Meloni come sottosegretario, l’ultimo attacco indirizzato alla presidente del Consiglio, definita “cortigiana di Trump” dal segretario della CGIL, Maurizio Landini, non ha migliorato i rapporti tra le tre organizzazioni”.
Cointeressare un governo genuflesso a Donald Trump, o quantomeno compiacente nei confronti del tycoon, per dare almeno la parvenza di una sbirciata all’altra faccia della medaglia? Figuriamoci. L’unico problema sono gli attacchi alla premier del segretario della CGIL, ultimo quel cortigiana che con le rinascimentali “professioniste” d’alto bordo – per cultura, stile, educazione – non ha peraltro neanche niente da spartire: l’imprevedibile approdo governativo di Barra, che non sia mai si potesse ritenere inopportuno, fuori luogo o sconveniente, viene sottratto alla colpa o alla responsabilità, tutta landiniana, di aver nociuto all’unità sindacale. E vuoi comunque mettere leader del calibro di Lama, Carniti e Benvenuto? Altra pasta rispetto agli odierni segretari confederali.
Terza traccia (sezione Interni)
” ‘Cerco un centro di gravità permanente’, cantava tanti anni fa Franco Battiato, anche se l’obiettivo resta arduo, Matteo Renzi lo considera più attuale che mai e punta a ripetere l’impresa della “casa riformista” anche nelle prossime elezioni regionali. Ma davvero le elezioni si vincono conquistando il centro? Sembra proprio di sì a giudicare dalle riunioni e dai convegni che l’ala riformista interna al Pd ha messo in campo in questi ultimi giorni in tutta Italia. È a rischio la leadership di Elly Schlein?“.
Un colpo per il centro renziano (destrorso) e una botta alla sinistra schleiniana (meno caviar, più radical). Eh, sì. Perché oggi, con Conte e Landini, l’avversaria più martellante e ingombrante della premier è proprio Elly l’Elvetica, che ha avuto l’ardire di denunciare l’avvitamento democratico di un’Italia governata da una destra sempre più estrema ed estremizzante. Alla Schlein periclitante s’oppone, nel più classico degli argumenta e silentio, la Meloni montante. Per lei niente problemi di leadership, né pesi, contrappesi o sospesi. Da underdog a strongman in un atomo. L’Italia s’è destra, e gli aspiranti giornalisti s’addestrino anche loro.
Quarta traccia (sezione Interni)
“Che fine è destinato a fare il Movimento 5Stelle? La creatura di Beppe Grillo, il comico che nelle ultime ore ha riaperto le ostilità ripristinando almeno sul web il vecchio sito del M5S, in base alle ultime consultazioni regionali mostra di avere il fiato grosso. Di conseguenza riparte lo scontro fra chi vuole insistere, sia pure con molti distinguo, sul campo largo e chi chiede un ritorno alle origini, coma Chiara Appendino, dimessasi da vice presidente dei 5Stelle, ruolo che le era stato assegnato da Conte, appena confermato al vertice dall’assemblea degli iscritti con l’89 per cento dei consensi”.
Conte, per l’appunto, dimezzato a sua volta. Alle prese con le faide interne, e con la gatta da pelare delle dimissioni dell’autorevole vicepresidente voluta proprio da lui. Anche per il leader pentastellato, a dispetto del contentino finale (il consenso quasi plebiscitario), si pone il problema di una carenza di leadership che condurrà chissà dove un movimento in affanno.
Alla Commissione incaricata di giudicare i 256 partecipanti alla prova scritta del 28 ottobre torno a chiedere di farci sapere chi abbia proposto, avallato e potuto votare tracce così. La butto sul risparmio, senza aggettivi, e silentio.
*Insegna Linguistica italiana e Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università di Cagliari
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