Operazione Saulo, la “conversione” del pentito Aloe
- Postato il 14 ottobre 2025
- Notizie
- Di Quotidiano del Sud
- 2 Visualizzazioni

Il Quotidiano del Sud
Operazione Saulo, la “conversione” del pentito Aloe
Il pentito Aloe spiega la sua scelta maturata dopo aver seguito corsi di religione in carcere, le rivelazioni agli atti dell’operazione Saulo. Decide di collaborare con la giustizia dopo essersi rifiutato di eseguire due omicidi.
CIRÒ MARINA – «Ho deciso di collaborare perché non ho più intenzione di fare la vita da criminale. In galera dopo l’operazione Stige ho seguito corsi di religione. E mi ha cambiato la vita». A raccogliere le prime rivelazioni del pentito Gaetano Aloe, figlio di Nicodemo, il boss assassinato nel 1987, era il procuratore Domenico Guarascio. Allora era in servizio alla Dda di Catanzaro. Oggi guida la Procura di Crotone. L’inchiesta che ha portato all’operazione Saulo, condotta contro le nuove leve del “locale” di ‘ndrangheta di Cirò, nasce così. Il nome in codice per il blitz dei carabinieri del Comando provinciale richiama un episodio cruciale della storia della Chiesa cattolica, la conversione di san Paolo da persecutore ad apostolo. Un riferimento, forse, al percorso spirituale seguito da Aloe. Con l’anima torturata, uscito dal carcere, aveva ripreso le «vecchie abitudini».
LA SCELTA
Ma alla fine non ce l’ha fatta. E ha deciso di collaborare con la giustizia perché gli avevano chiesto di compiere due omicidi. Quelli di Luca Frustillo e di Franco Cosentino. «Non me la sono sentita», ha detto al pm. Da qui la scelta, come ha spiegato al procuratore Guarascio. Non avrebbe potuto tirarsi fuori diversamente dalla ‘ndrangheta essendo, insieme a Basilio Paletta, il più alto in grado tra gli affiliati rimasti in libertà. I leader storici della cosca, i fratelli Peppe e Slvio Farao e Cataldo Marincola, sono in carcere da tempo. A Paletta sarebbe stata pertanto affidata la reggenza. Il grado di Aloe, all’interno gerarchia criminale, era quello di “vangelo”. E proprio descrivendo il nuovo organigramma del clan, tra giovani leve e veterani, è iniziato il percorso di collaborazione con la giustizia.
LEGGI ANCHE: Operazione Saulo, l’imprenditore Mingrone di Cirò Marina fu ucciso per motivi passionali
L’ORGANIGRAMMA
«Il “locale” di Cirò è il punto fermo e di riferimento della ‘ndrangheta del Crotonese. Ad esempio per quanto riguarda i gruppi criminali subordinati alla cosca di Cirò, posso affermare per conoscenza diretta che in ogni paese del circondario cirotano sono presenti degli affiliati che sono punti di riferimento della cosca di Cirò», sostiene Aloe. A Cariati gli esponenti più autorevoli della ‘ndrina sarebbero Giorgio Greco e Giulio Graziano. A Torretta di Crucoli i fratelli Carmine e Giulio Esposito. A Torre Melissa Salvatore Filosa. A Strongoli, in assenza del boss Salvatore Giglio detenuto, la ‘ndrina sarebbe diretta dalla moglie Roberta. Ma Aloe indica anche la cosca Megna come egemone a Crotone. Al boss Domenico Megna risponderebbero due gruppi criminali, uno diretto da Francesco Monti e Rocco Devona e l’altro da Annibale Barillari.
LA “COMPARSATA”
La richiesta di uccidere Frustillo, in particolare, sarebbe stata preannunciata ad Aloe da uno degli affiliati, Salvatore Siena, che però lo avvertiva di non commettere il delitto. Perché sarebbe stata una “comparsata” ordita dai vertici del clan in modo da far apparire Frustillo come l’autore di ruberie ai danni degli affiliati. Ma sarebbero stati proprio i mandanti ad omettere di inviare una quota dei proventi di attività illecite ai detenuti. Frustillo era un collaboratore di Basilo Paletta, indicato come il gestore della “bacinella”, la cassa comune del clan. E Paletta si sarebbe accorto degli ammanchi. Sarebbe stato lui, nella fase focalizzata dall’inchiesta, a occuparsi di ogni faccenda.
Il Quotidiano del Sud.
Operazione Saulo, la “conversione” del pentito Aloe