Omicidio Nada Cella, la teste chiave dell’accusa: “Cecere ce l’aveva col mondo, una volta disse che a quelle che venivano dalla campagna voleva spaccare la testa”

  • Postato il 13 marzo 2025
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Nada Cella e Annalucia Cecere

Genova. Lucida, precisa e molto attenta a distinguere ciò che ha visto o saputo direttamente da ciò che all’epoca le fu riferito. Adriana Berisso, 83 anni, chiamata dall’accusa come una dei testimoni chiave dell’accusa per il delitto di Nada Cella, oggi in aula non aveva alcun timore di raccontare quello che 29 anni fa, qualche settimana dopo l’omicidio, aveva riferito ai carabinieri di Sestri Levante chiedendo di restare anonima.

“All’epoca avevo un autosalone con mio marito, i Soracco erano una famiglia molto potente a Chiavari dove all’epoca tutto era gestito in un certo modo” si è giustificata spiegando che tuttavia, “anche se mio marito mi ha detto di tutto perché sono andata dai carabinieri, io già allora volevo togliermi un peso”.

“Cecere sempre arrabbiata perché non trovava lavoro e voleva sistemarsi”

Adriana Berisso all’epoca dei fatti viveva con la madre e la badante nello stesso palazzo di Cecere in corso Dante a Chiavari. A Cecere l’abitazione gliela aveva data la chiesa: “Cecere aveva problemi economici tanto lavorava con una cooperativa ma i soldi diceva che non le bastano tanto che mia mamma le faceva portare da mangiare dalla badante. Siamo andati avanti cosi per molto tempo finché non ci fu un litigio. Se la prese con mia mamma e con la badante perché un giorno le avevano portato solo un primo piatto e non il secondo. Diceva che era giovane e aveva bisogno di mangiare di più. io non ero in casa quel giorno, ma da quel momento chiusi ogni rapporto con lei”.

“A quelle che vengono dalla campagna spaccherei la testa”

Prima di questo episodio però Berisso raccontava che con Cecere aveva un buon rapporto anche se la donna “ce l’aveva con il mondo. Si arrabbiava sempre del fatto che non trovava un buon lavoro. Diceva che lei faceva la maestra e non trovava niente e ce l’aveva ‘con quelle che venivano dalla campagna’.” Rispetto a questa rabbia di Cecere verso altre donne – senza un riferimento specifico a Nada Cella – Berisso ha raccontato anche un episodio in cui non era presente ma che le raccontarono la madre e la badante: “Una volta era entrata in casa di mia madre ed era infuriata sempre per la storia del lavoro. Aveva preso una statuetta in mano in corridoio e brandendola detto ‘A quelle che vengono dalla campagna e trovano lavoro le spaccherei la testa’.

Io non ero presente – ha ribadito – ma potete chiederlo alla badante di mia madre che è ancora viva ed abita a San Colombano”. Della donna ha fatto nome e cognome e non è escluso che possa essere chiamata come teste.

La serata a ballare a Uscio e l’auto di Soracco sotto casa

Berisso, a domanda della pm Dotto, ha detto che non ha mai visto Cecere e Soracco insieme ma che, prima che i rapporti di interrompessero, una volta “mi pare fosse estate ma non ricordo, le prestai un vestito nero e anche una collanina perché mi aveva detto che voleva andare a ballare a Uscio e non aveva niente da mettersi. Quando le ho chiesto se pensava di andare fin lì in motorino mi ha detto che sarebbe andata in auto con Soracco. Pensavo millantasse perché Soracco che era così una persona perbene, mi sembrava strano potesse frequentarla, ma la mattina dopo notai l’auto di Soracco parcheggiata davanti al nostro cancello”.

A domanda su come fosse certa che l’auto fosse proprio del commercialista ha risposto sicura: “Certo che lo sono, quella macchina gliela abbiamo venduta noi che avevano, era un’Audi 80 e conoscevo anche la targa. Era molto strano perché Soracco era molto preciso con quell’auto e la parcheggiava sempre nel silos che tuttavia chiudeva a mezzanotte. Quindi quando ho visto l’auto davanti a casa nostra ho capito che Cecere aveva detto la verità”.

Su Cecere ha detto diverse altre cose a cominciare dalle “mire matrimoniali”: “Dice che voleva sposarsi perché era l’unico modo che aveva per poter riavere il suo bambino, che non tenere con sé perché non guadagnava abbastanza”. Ha parlato anche di Adelmo Roda, l’ex fidanzato di Cecere a cui lei ha chiesto di mentire per dire che all’epoca dell’omicidio di Nada stavano ancora insieme. “Mi ricordo che un giorno quel ragazzo lo trovai nel portone con una scatola con pc e vestiti e disse che l’aveva mandato via. Questo accadde ben prima del delitto quando ancora io e Cecere ci parlavano”.

Berisso ha raccontato che dopo il delitto “Cecere è sparita per qualche tempo. Era venuto anche Adelmo qualche volta a suonare. Poi a un certo punto, circa due mesi dopo, era arrivato un camion con tutti questi mobili nuovi mentre prima di mobili non ne aveva”.

Poi la teste ha spiegato che a un certo punto Cecere – con cui non aveva più rapporti – le aveva telefonato per dirle che il giorno dopo le doveva lasciare libero il cortile perché sarebbe arrivato un camion a prendere la sua roba. Le avevo risposto che il cortile era il mio ma comunque il camion non riusciva a entrare. Quando vidi i traslocatori in cortile dissi loro di prendere anche il motorino perché io lì non glielo avrei più tenuto”. Tempo dopo, tramite un vigile, avevo saputo che era andata a vivere a Boves”.

I panni stesi e le confidenze della mendicante Radatti

Rispetto al giorno dell’omicidio Berisso non ricorda molto perché era al lavoro. Ricorda solo che Cecere “una mattina, ma non ricordo quale, era uscita molto prima del solito, prima delle 8”. Berisso poi ricorda che “una settimana dopo aveva steso molti panni comprese le scarpe su una corda, cosa che non aveva mai fatto prima e la cosa mi stupì”. Era stato uno degli elementi che l’aveva convinta a parlare con i carabinieri della stazione di Sestri levante, di cui conosceva il comandante. Berisso circa un mese dopo i fatti aveva incontrato un paio di volte anche la mendicante Radatti che con il figlio le aveva raccontato – su suo consiglio dirà poi lo stesso ai ai carabinieri – di aver visto “Anna, che lei conosceva perché abitava in zona, con una mano fasciata che si allontanava dalla piazza vicino allo studio di Soracco”.

“Marisa Bacchioni? L’ho vista per strada tre giorni fa”

Berisso ha raccontato che conosceva Soracco che a un certo punto era diventato anche il suo commercialista e che sì, conosceva anche la madre Marisa Bacchioni. “L’ho vista ancora due o tre giorni fa per strada accompagnata da una signorina” ha spiegato tra lo stupore del presidente della corte d’assise Massimo Cusatti e di tutti gli altri, visto che poche ore prima con ordinanza è stata prosciolta per incapacità irreversibile di stare a giudizio. Tuttavia, ben difficilmente sarà disposta una nuova perizia per Bacchioni, visto che a 93 anni, anche la di là delle effettive condizioni cognitive odierne, difficilmente potrebbe essere processabile anche solo fra qualche mese.

Autore
Genova24

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