Omicidio Gioffrè, i motivi della condanna di Mirabelli: “Determinata ad ucciderlo”
- Postato il 28 ottobre 2025
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Il Quotidiano del Sud
Omicidio Gioffrè, i motivi della condanna di Mirabelli: “Determinata ad ucciderlo”

I motivi della condanna per l’omicidio Gioffrè: nessuna legittima difesa, per la Corte d’Appello Tiziana Mirabelli era determinata ad ucciderlo. Tra i due una relazione tossica
«UN feroce e lungo accoltellamento della vittima», con la «forte determinazione di ucciderlo». E’ descritto così l’omicidio del pensionato 78enne Rocco Gioffrè da parte della vicina di casa Tiziana Mirabelli, 49 anni, nelle 60 pagine delle motivazioni della sentenza con cui la Corte d’Assise di Cosenza, presieduta dal giudice Paola Lucente, condanna l’imputata a 17 anni di reclusione. Il delitto avvenne nel giorno di San Valentino del 2023, nell’appartamento della donna in via Montegrappa, e l’imputata si costituì ai carabinieri soltanto nei giorni successivi, dopo aver tenuto il cadavere di Gioffrè in casa, avvolto in un sacco nero.
OMICIDIO GIOFFRE’, NIENTE LEGITTIMA DIFESA, MIRABELLI DETERMINATA AD UCCIDERLO: I MOTIVI DELLA CONDANNA
La difesa di Tiziana Mirabelli, ovvero l’avvocato Cristian Cristiano, aveva chiesto per la sua assistita l’assoluzione in virtù del riconoscimento della scriminante della legittima difesa o, in subordine, dell’eccesso colposo di legittima difesa, avendo da sempre sostenuto che la donna abbia agito per sventare un tentativo di violenza sessuale nei suoi confronti. La Corte, tuttavia, nelle motivazioni, ritiene che tale ipotesi non possa nemmeno essere presa in considerazione, in quanto «l’uso del coltello come mezzo di difesa della propria incolumità non era inevitabile per la Mirabelli dal momento che, disarmato il Gioffrè, ben poteva guadagnare l’uscita perché l’uomo non avrebbe opposto resistenza, specie all’esito della riferita coltellata inferta allo stomaco, che ne aveva indebolito la reazione».
«Viceversa – annotano i giudici – proprio in quel momento, una volta che afferrava il coltello da terra con la mano destra iniziava l’azione punitiva ed istintiva, caratterizzata dalla ferrea volontà di porre fine alla vita dell’uomo e consistita nelle 41 coltellate inferte». A parere della Corte, non può nemmeno configurarsi l’ipotesi dell’eccesso colposo di difesa, poiché si tratterebbe comunque di eccesso «consapevole e volontario», dal momento che «è indubbio che il comportamento della Mirabelli sia stato caratterizzato da una forte determinazione e volontà di determinarne la morte».
UNA RELAZIONE TOSSICA E AMBIGUA ALLA BASE DELL’OMICIDIO
A proposito del rapporto tra i due, quest’ultimo è descritto come una «relazione “tossica”, ambigua, conflittuale, di comodo, ma certamente non di subordinazione della Mirabelli verso il Gioffrè». Né tantomeno un rapporto di tipo “paterno”, dal momento che anche i consulenti avevano ammesso la possibilità che vi fossero stati rapporti sessuali tra Mirabelli e la vittima.
Proprio il rapporto patologico tra i due, ritenuto alla base dell’omicidio, farebbe decadere l’aggravante dell’aver agito per motivi abietti e futili; quella della crudeltà, invece, verrebbe meno in quanto «non può essere desunta dal numero delle coltellate inferte all’indirizzo del Gioffrè», inoltre, la rapidità della morte della vittima per shock emorragico ed emotorace determina l’insussistenza del requisito delle sofferenze che esulano dal normale processo di causazione, tipiche della circostanza dell’avere agito con crudeltà». Quanto al nesso teleologico tra il reato di rapina e l’omicidio, a parere della Corte non sussiste perché la causale del delitto di omicidio sarebbe «avulsa dalla rapina contestata».
Il Quotidiano del Sud.
Omicidio Gioffrè, i motivi della condanna di Mirabelli: “Determinata ad ucciderlo”