Omicidio Antonino Scopelliti, la procura: a uccidere fu il figlio di Nitto Santapaola

  • Postato il 20 maggio 2025
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Omicidio Antonino Scopelliti, la procura: a uccidere fu il figlio di Nitto Santapaola

Auto omicidio Antonino Scopelliti

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La procura di Reggio Calabria non ha dubbi sull’autore dell’omicidio del giudice Antonino Scopelliti, a sparare il 9 agosto 1991 fu il figlio di Nitto Santapaola


REGGIO CALABRIA – La procura di Reggio Calabria è giunta alle proprie conclusioni con cui far luce sull’omicidio del giudice Antonino Scopelliti. A premere il grilletto della lupara calibro 12 di fabbricazione spagnola nel pomeriggio del 9 agosto 1991, nei pressi di Campo Calabro fu Vincenzo Salvatore Santapaola, figlio del boss Nitto Santapaola.

Una serie di colpi che hanno portato alla morte il magistrato secondo le indagini della Procura distrettuale coordinate dal pm Giuseppe Lombardo, e gli investigatori della Squadra mobile e dell’Anticrimine, che hanno valorizzato la testimonianza del pentito di mafia catanese, Maurizio Avola, autoaccusatosi di ben 42 omicidi prima di decidersi a collaborare con lo Stato.

La Procura di Reggio Calabria, dopo una serie di accertamenti svolti anche a Messina, ha proceduto alla notifica di una ventina di avvisi di garanzia a carico di personaggi di primo piano delle famiglie di cosa nostra e delle cosche della ‘ndrangheta. In particolare figurano personaggi della caratura di Giuseppe De Stefano, Giorgio De Stefano, Pasquale Condello, Giovanni Tegano (defunto), Giuseppe Morabito, Luigi Mancuso, Giuseppe Zito, Franco Coco Trovato, suocero di Carmine De Stefano, e Francesco Romeo, cognato messinese di Nitto Santapaola, Vincenzo Zito, Pasquale Bertuca.

OMICIDIO SCOPELLITI, I DETTAGLI DELL’ATTENTATO: A SPARARE IL FIGLIO DI SANTAPAOLA

Gli inquirenti, nel documento giudiziario notificato agli indagati, fanno riferimento a molti particolari dell’agguato al giudice Scopelliti tirando in ballo anche l’ultimo capo dei capi. Figura nelle carte, infatti, che sul posto sarebbero state presenti una Alfa Romeo 164 con a bordo Matteo Messina Denaro, una potente berlina tedesca, guidata da Aldo Ercolano, e una Fiat Uno condotta da Marcello D’Agata, a bordo della quale Vincenzo Salvatore Santapaola si sarebbe allontanato dopo aver sparato contro Antonino Scopelliti.

Secondo la ricostruzione della Procura distrettuale reggina, «le informazioni relative alle abitudini di vita del magistrato furono fornite da Salvo Lima a Matteo Messina Denaro» che si sarebbe servito di un basista calabrese per preparare i particolari dell’agguato costato la vita al magistrato. Maurizio Avola, inoltre, avrebbe confessato di avere guidato la Honda Gold Wing, servita per l’attentato, e si sarebbe premurato di farla sparire insieme alla doppietta Zabala, ritrovata qualche anno grazie alle sue indicazioni, a Paternò, in provincia di Catania.

Per la Procura di Reggio Calabria, l’omicidio di Antonino Scopelliti si inserisce tra «le causali degli omicidi e dei tentati omicidi con l’intento di indurre lo Stato a trattare in tema di benefici penitenziari e alla disciplina dei pentiti». Secondo gli inquirenti, infine, «il mandato omicidiario proveniva direttamente da Totò Riina» e l’omicidio di Scopelliti sarebbe frutto di una decisione assunta nel 1991 nel corso di una riunione tenutasi nel Trapanese.

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