Obiettivo litio, le operazioni mirate dell’esercito russo in Ucraina: Putin ha bisogno delle terre rare
- Postato il 27 giugno 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Secondo Oleksandr Syrskyi, comandante in capo delle Forze armate ucraine, l’esercito di Kiev ha fermato l’avanzata russa nella regione di Sumy, impedendo l’arrivo di migliaia di unità delle squadre d’élite della Federazione. Le forze russe procedono però in più punti della chilometrica linea del fronte ed entrambe le parti riconoscono che feroci combattimenti sono in corso nella regione di Donetsk per penetrare nella strategica regione di Dnipropetrovsk.
Ieri la Difesa russa ha reso noto – senza essere smentita da Kiev – che l’insediamento di Shevchenko è passato sotto il suo controllo (il centro abitato ha lo stesso nome di un altro insediamento e parte della stampa internazionale, confusa dall’omonimia, lo aveva già dato per conquistato a gennaio scorso). Igor Klimakovsky, funzionario russo a Donetsk, confermando che è sotto controllo dell’esercito tricolore, ha detto ieri: “Il villaggio di Shevchenko, che si trova al confine con la regione di Dnipropetrovsk, è un altro insediamento che possiede un giacimento di litio. È stato uno dei motivi per cui le forze armate ucraine hanno inviato un numero enorme di soldati per controllarlo”. Non ha nascosto che presto, nel deposito che si estende per circa quaranta ettari nella zona orientale del centro abitato, scoperto dai geologi sovietici nel lontano 1982, cominceranno le estrazioni il prima possibile.
Russia e Ucraina sono ricche di terre rare. Quel tesoro nel sottosuolo è ciò che ha spinto Washington a stringere l’accordo per gli sfruttamenti dei giacimenti con Kiev, che possiede circa 500mila tonnellate di litio inutilizzato, e detiene la proprietà di una delle più grosse riserve d’Europa. Ma le riserve russe di questo materiale essenziale per batterie degli smartphone e veicoli elettrici sono più significative: la Federazione ne possiede il doppio, un vantaggio che, secondo gli esperti, farà sentire ripercussioni commerciali e influirà sulla geopolitica di qualsiasi Paese che progetta il passaggio all’energia verde.
Il Cremlino ha in programma di produrre 60mila tonnellate di carbonato di litio nel 2030. A marzo scorso lo ha reso noto il ministero delle Risorse naturali, che punta sull’aumento della produzione delle batterie elettriche ad alta capacità. Nel 2023 però solo ventisette tonnellate sono state estratte dai giacimenti nei Monti Urali. A febbraio scorso Putin ha dichiarato che andavano accelerati i piani di estrazione e produzione industriale, mentre la domanda del materiale sul mercato tocca picchi nuovi e sempre più alti. Tre importanti giacimenti ora vengono esplorati nella Federazione: nella regione di Murmansk, estremo nord, quelli di Kolmozerskoye e Polmostundrovskoye e, nella regione di Tuva, al confine con la Mongolia, quello di Tastygskoye. È in particolare il primo, Kolmozerskoye, a contenere altissime quantità del materiale: è operativa nella riserva la Polar Lithium, joint venture nata tra il colosso dei metalli Nornickel e l’azienda per l’energia nucleare russa Rosatom. Il gigante della Difesa statale Rostech detiene invece la licenza per le esplorazioni del giacimento a Tuva.
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