“Nostro figlio Sammy Basso diceva: ‘per fortuna che c’è la morte, altrimenti continuerei a rimandare a domani le cose che posso fare oggi'”: lo rivelano i genitori
- Postato il 3 ottobre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Il 5 ottobre 2024 moriva a 28 anni Sammy Basso, famoso per essere la persona con progeria (una patologia genetica ultrarara che causa l’invecchiamento precoce, ndr) più longeva del mondo. A ricordarlo sulle pagine de Il Corriere della Sera i due genitori Laura Lucchin e Amerigo Basso.
Il ricordo è ancora vivo: “Non c’era mai silenzio, qui. Con Sammy si parlava, scherzava e rideva tutto il tempo, anche quando lavorava al pc sentivamo la sua energia. Questo silenzio per noi è assordante. Eravamo ben consapevoli che il momento sarebbe arrivato: l’età media delle persone con progeria è 14 anni e mezzo. Io pensavo di poterci arrivare preparata, ma è una stupidaggine. Quello che si prova quando accade è inimmaginabile”.
E ancora: “Non sapevamo nulla delle lettere. Il giorno dopo che ci ha lasciato, Mauro, il suo fisioterapista e confidente, ci ha consegnato un pacchetto che ne conteneva 14: una in cui descriveva la cerimonia che avrebbe desiderato, una per noi, altre per gli amici e i colleghi ricercatori. Il contenuto lo stiamo scoprendo ora, perché alcuni dei destinatari hanno voluto condividere con noi qualche passaggio. Le aveva scritte tutte nel 2017, prima di operarsi al cuore. Hai il 50% di possibilità di sopravvivere, gli avevano detto i medici. Come tirare una moneta, testa o croce”.
Poi un aneddoto legato al concetto di morte: “Sammy aveva una relazione molto intima con Dio e si approcciava al tema con serenità. A casa se ne parlava, non era un tabù, anche perché negli anni aveva perso tanti amici con progeria. Diceva sempre: per fortuna che c’è la morte, altrimenti continuerei a rimandare a domani le cose che posso fare oggi”.
Una condizione certo non facile: “Si accettava per com’era e in questo l’ha aiutato la psicoterapia, che ha cominciato a quattro anni e non ha mai interrotto. Considerava il corpo come un mezzo per fare ciò che desiderava, la sua preoccupazione più grande era di non poter più camminare: dopo la quarta lussazione dell’anca il rischio c’era…”.
E poi una curiosità: “Ha raccontato di essersi innamorato, non sappiamo di chi, ma di non essere riuscito a esprimere i suoi sentimenti in maniera esplicita. Forse perché aveva capito di non essere corrisposto. Con noi non parlava di queste cose, ma sicuramente ci pensava. Gli sarebbe piaciuto avere dei figli e costruirsi una famiglia, pur sapendo che non era semplice”.
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