Noomi Rapace svela a SiViaggia il lato oscuro di Madre Teresa nel film Mother ambientato in India

  • Postato il 16 settembre 2025
  • Interviste
  • Di SiViaggia.it
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Alla Mostra del Cinema di Venezia 2025 ha aperto la sezione Orizzonti il film Mother della regista macedone Teona Strugar Mitevska, un ritratto inedito e moderno di Madre Teresa di Calcutta, interpretata da una magnetica Noomi Rapace. Le riprese sono state fatte in gran parte proprio in India dove “alcuni posti non sono mai cambiati” come ha sottolineato l’attrice.

Agosto 1948, Calcutta, India. Teresa, madre superiora delle Suore di Loreto, attende con il cuore in tumulto la lettera che le aprirà la strada per lasciare il convento e fondare un nuovo ordine, rispondendo a un profondo richiamo divino. Ma proprio quando tutto sembra pronto, si trova davanti a una scelta che mette alla prova la sua fede e i suoi sogni, segnando un momento decisivo che cambierà per sempre il corso della sua vita.

Abbiamo avuto l’occasione di incontrare l’attrice Noomi Rapace insieme alla regista, per una conversazione sincera e interessante sul processo creativo, le sfide della lavorazione e il significato profondo del film che non è un classico biopic e si concentra su una settimana della vita di Madre Teresa, quando aveva appena 37 anni. “Il film ripercorre sette giorni della sua vita, presento questa Madre quasi come l’amministratrice delegata di una multinazionale, instancabile e ambiziosa”, ha detto la regista.

Mother
Ufficio stampa Biennale Venezia
Noomi Rapace in Mother

La Madre Teresa di questo film appare molto dura, lontano dall’immagine che abbiamo di lei nel mondo da tanto tempo?

Noomi Rapace: Quando ho iniziato a fare ricerca per interpretare questo ruolo ho scoperto il suo dubbio profondo e il suo dolore interiore. Mi sono resa conto di quanto stesse soffocando e soffrendo lei stessa in quei giorni. Lei una volta ha detto: ‘Se mai diventerò una santa, sarò una santa dell’oscurità’.

Questo è stato abbastanza scioccante per me, ho letto molte delle sue lettere e credo che la sua forza era per lottare, uscire da qualcosa e fare qualcosa che non era mai stato fatto prima. Si sentiva spesso sola e ha portato da sola il peso di questa battaglia, ma penso che fosse molto dura con se stessa. Quello che vedete nel film non è la verità, ma una nostra versione della verità.

Ho letto che sono circa 25 anni che voleva fare questo film, da dove è nata l’idea e come mai lo voleva fare così tanto?  

Mitevska: Il film è basato su un documentario e delle interviste che ho fatto a Madre Teresa di Calcutta 15 anni fa. Penso che il messaggio che volevo sottolineare della sua storia e della sua persona è che dobbiamo essere soldati della fede e del bene, anche sacrificando molte cose, per funzionare meglio e aiutare meglio e di più.

Se uno analizza quello che lei è riuscita a fare – tenendo conto che parliamo di 90-100 anni fa – ha ottenuto il diritto di creare la propria congregazione e il suo ordine ancora oggi è gigante.

Calcutta
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Vista dall’alto della Nakhoda Masjid, Calcutta

Quanto è importante aver raccontato questa storia con uno sguardo femminile con una regista donna al timone?

Mitevska: Penso che anche un regista uomo avrebbe potuto farlo, per esempio Aleksandr Sokurov. Quando analizzi il suo Moloch ok è un film su Hitler, ma è anche un film su Eva Brown ed è abbastanza femminista nel modo in cui presenta il personaggio. Ne parla in un tempo condensato, mostrando davvero il personaggio dietro il mito.

Tuttavia questo film è importante per le donne perché abbiamo bisogno di più spazio. Naturalmente ci sono tante storie fatte da donne, ma c’è un modo maschile, uno sguardo maschile e uno sguardo femminile per raccontarle. Questo film è molto femminile, forse il più femminile della mia filmografia perché ho il coraggio finalmente di essere libera e fare ciò che voglio nel modo in cui voglio farlo. Quindi se qualcosa è strano o troppo femminile qui non significa che sia sbagliato, ma solo che non lo abbiamo mai visto prima ed è arrivato il momento di dare più spazio a un modo femminile di raccontare storie.

Quali nuove sfide hai affrontato per Mother, rispetto ai tuoi ruoli precedenti?

Noomi Rapace: Ogni volta che entro in un personaggio che è conosciuto, che sia un personaggio di fantasia con cui le persone hanno un legame, come poteva essere il mio personaggio della serie Millenium che conoscevano in tutto il mondo, o di qualcuno che è vissuto davvero che è una grande icona o una santa come Madre Teresa, c’è sempre un punto di rottura in cui è come se dovessi renderlo mio in qualche modo.

Ed è spaventoso perché ti addentri in qualcosa su cui le persone hanno molte opinioni, quindi puoi fare tante ricerche, puoi indagare e scavare sempre più a fondo, ma a un certo punto devi lasciar andare tutto e creare una specie di tunnel per te stesso dove proteggerti e permettere al personaggio di uscire.

Di solito ho questa sensazione quando lavoro, che sono in macchina e, mentre nella vita normale io guido e ho la situazione sotto controllo, quando recito il personaggio inizia a guidare e io sono seduta accanto, e penso: ‘Ok sei tu al comando ora e io sono accanto a te, spero di essere al sicuro e che non ci schianteremo’.

Madre Teresa
Ufficio stampa Biennale Venezia
Il film su Madre Teresa di Calcutta

E come è andata con Madre Teresa?

Noomi Rapace: Questo film racconta un piccolo capitolo della sua vita, quando aveva 37 anni e avevo paura che non sarebbe stata lei l’autista a prendere il controllo. Ma un giorno in cui ero davvero giù intorno alla seconda settimana di riprese, sono arrivata al monastero e mi sentivo male, non mi guardavo da giorni allo specchio ed ero insicura, una sensazione molto strana.

La truccatrice mi ha chiesto come stavo e le ho detto “bene”. Sono una maniaca del controllo e faccio fatica a lasciarmi andare, ma in quel momento all’improvviso mi sono accorta che qualcosa è scattato e ho iniziato ad andare avanti, come se qualcosa avesse fatto irruzione e preso il comando.

Il film è ambientato nel 1948, ma non è un film storico che si preoccupa di mostrare la Calcutta di quell’epoca. È un ritratto intimo attraverso gli occhi di Madre Teresa.

Mitevska: Teresa è estremamente moderna nella sua idea di creare un esercito di donne dedicate a servire gli altri. Mi piace la sua ambizione e non volevo fare un film storico. La sua lotta contro la povertà è ancora rilevante oggi come sempre. Niente è cambiato molto oggi, quando vai a Calcutta, o anche altrove.

Fin dall’inizio, la gente mi ha chiesto se è un film biografico, e ho detto di no. Abbiamo concepito il film come un flusso di coscienza; siamo dentro la testa di Teresa, vediamo il mondo attraverso i suoi occhi. Quindi, un colpo di Calcutta, come dici tu, ci farebbe uscire da quello. Lei non ne ha bisogno!

Calcutta
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Le vie di Calcutta

Quanto è stato importante girare a Calcutta, in quei posti per te? Ti ha aiutato a costruire meglio il personaggio?

Noomi Rapace: Quando abbiamo girato a Calcutta, in India, in quei posti che negli anni non sono mai cambiati, ci ha molto disturbati vedere quella realtà e mi sono sentita più vicina a lei. Ho capito anche quello che intendeva quando parlava di voler aiutare e lavorare nei posti più oscuri del mondo. Lei ha iniziato il suo movimento in strada, dormiva per strada e viveva per strada, nei bassifondi, in mezzo ai senzatetto.

Stiamo vivendo tempi orribili di guerra e dolore oggi e avremo davvero bisogno di questo tipo di approccio, questo senso di urgenza che la Chiesa potrebbe avere anche oggi. Ho letto che nel 1982 Madre Teresa andò a Beirut dove c’era un ospedale con dei bambini intrappolati e parlò con entrambe le parti convincendoli a cessare il fuoco. Ha salvato 37 bambini disabili portandoli via da quella zona e mi sono chiesta cosa farebbe oggi se fosse ancora con noi. Lei sicuramente sarebbe in Palestina ora.

In un film come questo le location sono anche un’ispirazione?

La missione di Madre Teresa era andare in quei posti dove nessuno voleva andare, guardare e toccare le persone da vicino. Noi abbiamo girato in quei luoghi, con gente realmente malata di lebbra e, come essere umano, quando vedi queste cose il tuo primo impulso è di volerti proteggere.

Ho combattuto con me stessa pensando di dover interagire con loro, guardarli, avevo bisogno di sentirmi loro pari. Siamo tutti esseri umani, ma noi viviamo in un mondo occidentale in cui siamo protetti, stiamo seduti nelle nostre belle case e siamo lontano dalla disperazione. Il mondo è pazzo e saper trattare ogni essere umano in modo uguale è una qualità molto importante.

Girando in quei luoghi abbiamo notato che c’era così tanta gratitudine e tanta umanità in quella interazione. Io stessa avevo delle idee preconcette su Madre Teresa ma facendo questo film sono cadute, è come se avessi riscoperto la donna oltre l’icona.

Autore
SiViaggia.it

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