“Non uscivo mai dalla sala perché non avevo i soldi per comprarmi i biglietti”, Jim Jarmusch si racconta e incanta Bologna

  • Postato il 29 giugno 2025
  • Cinema
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Come un fiume in piena si è presentato Jim Jarmusch al pubblico bolognese de Il Cinema Ritrovato che lo attendeva nella sala affollata del Cinema Modernissimo. A scatenare risate e applausi è la poesia scritta per scommessa con Roberto Benigni che il regista americano recita in italiano appena entra in sala: “Io muoio senza accappatoio”. Alla masterclass moderata dal direttore della Cineteca di Bologna e condirettore del Festival Gian Luca Farinelli, Jarmusch rievoca i suoi primi passi nel mondo del cinema, a partire dalle sue frequentazioni della Cinémathèque di Parigi quando “non uscivo mai dalla sala perché non avevo i soldi per comprarmi i biglietti e allora mi nascondevo tra i sedili. Quando l’allora direttore Henri Langlois mi scoprì ebbe compassione della mia situazione ma anche ammirazione della mia passione, e quindi mi disse che potevo vedere tutti i film senza problemi”.

Una formazione da cinema autoriale quella del prolifico autore dell’Ohio che, unita ai suoi studi letterari, poetici e musicali – Jim è anche un musicista affermato – ne hanno forgiato l’eclettismo viscerale, vibrante e senza dubbio originale. “Il mio mentore principale è stato Nicholas Ray, di cui sono stato assistente grazie a una borsa di studio della New York University, un regista raffinatissimo, il mio preferito tra i romantici americani. Devo molto anche a Sam Fuller, un vero vulcano, e alla generosità di Wim Wenders naturalmente. Tra le donne, fondamentali ancor più delle figure maschili, non posso che annoverare le mie amiche Patti Smith, Thelma Schookmaker e la divina Tilda Swinton, che per me dovrebbe essere la regina della terra, potrei fare qualunque cosa mi chiedesse”. Curiosamente, il giovane Jarmusch si è avvicinato al cinema americano classico attraverso la Nouvelle Vague francese “percorsi bizzarri i miei, come per la musica africana che ho conosciuto grazie a James Brown”. E a proposito della musica, l’artista che a gennaio compirà 73 anni, ha sottolineato “quanto essa sia la miglior forma espressiva concepita dall’essere umano, perché è totalmente pura. Quando suono con altre persone io mi sento libero. Certo, amo il cinema follemente, ma senza musica non potrei vivere, tutto parte da lì, anche i miei film”.

Dotato di una cifra visiva e drammaturgica assai riconoscibile, il cinema di Jarmusch trova il suo processo creativo a partire dalla costruzione dei personaggi, e non della trama, “per me è secondaria. E l’ha capito bene Nick Ray quando, leggendo una delle mie prime sceneggiature, mi suggeriva di aggiungere azioni, fatti, svolte narrative, mentre io gli dicevo che a me piaceva così, quello stava diventando il mio sguardo. Il mio amore per i personaggi, di solito gli outcast, emarginati, alienati e miserabili della società, rifiuta il genere classico del biopic: per raccontare una persona è più interessante capire come si allaccia le scarpe!”.

A Jim, infatti, piace “lo spazio tra le cose”, un concetto di difficilmente definibile se non attraverso la poesia, la musica, l’essenzialità. “Quella che ho trovato sull’iscrizione della tomba di Ozu – tra i miei autori preferiti in assoluto – a Tokyo che appunto si limitava a esprimere “lo spazio tra le cose”, ecco io mi trovo in quella dimensione”. Quanto ai suoi amatissimi attori – “siamo ormai una famiglia, una tribù” – tra i quali si ricordano Steve Buscemi, Tilda Swinton, Roberto Benigni, Jeffrey Wright, Alfred Molina, Tom Waits e Iggy Pop – ho imparato sempre da Nick Ray che non si può dirigerli in blocco, perché ciascun attore ha un rapporto differente con il regista ma anche che il set e la scena che interpreta. Pertanto mi rivolgo a ciascuno separatamente, per questo si crea un rapporto intimo e speciale con ognuno di loro”.

Sul finire della conversazione Jarmusch entusiasma il suo pubblico annunciando non solo che il nuovo film – Father, Mother, Sister, Brother con Cate Blanchett, Vicky Krieps, Adam Driver, Tom Waits e Charlotte Rampling – è pronto (e, aggiungiamo, in forte predicato per il concorso della prossima Mostra veneziana) ma che sulla scrivania c’è anche una nuova sceneggiatura pronta per tradursi nello sguardo irriverente e sempre straordinario di questo splendido autore.

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Il Fatto Quotidiano

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