Il Video Club di Imola che resiste da 40 anni. Il titolare Carlo Torri come Highlander: “Sono rimasto l’unico”
- Postato il 29 giugno 2025
- Cinema
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Sono rimasto l’unico. Hanno chiuso tutti”. Carlo Torri sembra Christopher Lambert in Highlander. Il suo Video Club di Viale Marconi ad Imola, in provincia di Bologna, è il più vecchio negozio di videonoleggio d’Italia. Dal 1985 ad oggi fanno quarant’anni di noleggio tra vhs, dvd, Blu-Ray, ma soprattutto sono quattro decenni senza interruzioni, senza cambio gestione, senza mai chiudere i battenti un solo giorno. In maniera letterale. “Sono sempre stato aperto: la domenica, a Natale, a Ferragosto. Batto i cinesi. Io mi riposo stando qui con voi e i miei clienti. Al massimo chiudo qualche ora quando vado a suonare”, ci racconta Torri mostrando fiero, appoggiata tra un Cassavetes e Inside Out, la sua Stratocaster utilizzata anche per fare ripetizione di chitarra ai ragazzini tra un Porco rosso di Miyazaki e uno Zombie di Romero.
Il racconto del suo negozietto, sorta di capsula del tempo, con ancora gli allestimenti in plastica elegante e vintage della Video Arredo 2 come negli anni ottanta, inizia dalla passionaccia per i film in Vhs. “Sono di Cervia, facevo il palombaro. Ho lavorato in giro per il mondo, dal Nicaragua alla Patagonia, a bordo di piattaforme nel mare. Nelle pause avevamo un videoregistratore e nei primi anni ottanta c’erano già piccole società che vendevano videocassette. Ne guardavo tantissime, poi a un certo punto ho pensato di aprire una videoteca”. Torri scarta ovviamente Cervia, ma anche Ravenna, Forlì, Faenza, Castel Bolognese perché già con un videonolo (“oggi non ci sono più da tempo”) e il suo dito indice punta Imola, seconda città della provincia bolognese, bolidi di Formula 1 per mezzo anno a fare prove e reddito pro capite elevato.
All’inizio Video Club è duecento metri più in là, sempre in Viale Marconi, in un negozio da 35metri, ma dopo cinque anni bisogna allargarsi. C’è troppo giro. Il sabato sera c’è la fila fuori. Ci vuole pure una commessa. Poi la prima botta ad inizio 2000 con l’avvento del digitale. Un “cambiamento fantastico”, ricorda Torri, ma che apre la strada all’ulteriore successivo cambiamento epocale: il web. “Prima si sono messi a scaricare la musica, poi i film. La pirateria in rete è stata una brutta botta. Tutto scaricavano illegalmente i film, quelli intubati ripresi nelle sale, ma vedevano copie orrende. Nel cinema l’importanza della luce, della fotografia, del sonoro sono cruciali. Un film visto così è rovinato”. Comunque Carlo e il Video Club resistono.
“C’è ancora chi ama molto discutere di persona. Io non ho mai avuto un distributore automatico perchè spersonalizza. Ho sempre visto il cinema come una forma di discussione. Si chiacchiera prima e dopo la visione, se si vuole. Fa piacere se vieni qui anche se non prendi niente. Il tempo del resto mi ha dato ragione”. Il Video Club di Imola, peraltro, non ha un sito web e il suo proprietario ama molto usare i vecchi Nokia o Samsung come portatili. Chi vuole sapere se c’è un film chiama al telefono o va in negozio dove ci sono ancora i vecchi cataloghi in ordine alfabetico, come una vecchia stampante, con i fogli con i bucanini laterali, per le ricevute. “Negli anni ottanta novanta ci voleva un anno prima che un film venisse distribuito per il noleggio in VHS o DVD, oggi un film come The substance era già disponibile dopo nemmeno due mesi”.
Niente serie per carità, solo lungometraggi, anche produzioni locali e sconosciute. Più una nutrita nostalgico angolino del porno ancora diviso dal resto del negozio da una tendina. “Un titolo che era sempre fuori, un introvabile vero, era Il Gladiatore. Ma anche i cinepanettoni appena uscivano li volevano tutti poi dopo due, tre mesi morivano. Titoli evergreen? Scarface, Frankenstein junior, The Blues brothers, Blade runner”.
Poi c’è la storia del ragazzino che qualche mese fa va a noleggiare Arancia Meccanica di Stanley Kubrick. “Mi fa: Carlo ce l’hai il film Arancia Meccanica? E io, sì, è bellissimo, è storia del cinema, ma attento che è molto violento. E lui: sì, mio padre me l’ha detto. Poi il giorno dopo torna, entra e sbam butta il dvd sul bancone come scocciato. Certo, i ragazzi di oggi sono abituati con il web a tutto, all’ultraviolenza, alla crudeltà, al sadismo, certe cose che per noi erano toste per loro sono normale amministrazione. Anche nel porno hanno già visto tutto sul telefonino”. Torri confessa che la sezione dietro la tendina, anticipata a pochi centimetri da capolavori erotici come i film di Tinto Brass, La vita di Adele, Nymphomaniac, Tokyo decadence, “fino a inizio duemila era il 70% delle mie entrate, oggi nemmeno il 5%”. Al Video Club le vecchie seimila lire per il noleggio sono diventate 3,10 euro per una sera e il prezzo non muta da 25 anni. “Rimpianti? Macchè sono stato un ragazzo fortunato”.
P.s. Nello stesso anno di Video Club, giorno più giorno meno, ha aperto anche lo storico Balboni Video a Bologna (che nel corso del tempo ha però cambiato gestione); mentre dal 1984 è attivo a Roma, anche se i dettagli non sono precisi, il videonolo Hollywood tutto sul cinema. Che il primato di Torri a Imola sia da rivedere? Indagheremo.
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