“Non suoneremo più in Israele finché c’è Netanyahu”: così Thom Yorke dei Radiohead. Ma il chitarrista Greenwood si smarca: “Sbagliato il boicottaggio”
- Postato il 28 ottobre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Nei mesi scorsi, i promotori della Campagna Palestinese per il Boicottaggio Accademico e Culturale di Israele ha chiesto ai Radiohead prendere le distanze da Israele, ritenuto dalla comunità internazionale, responsabile del genocidio in Palestina. Le polemiche poi si sono arenate, ma da parte della band non c’è mai stata nessuna risposta ufficiale. Questo fino a ieri lunedì 27 ottobre.
Il frontman dei Radiohead, Thom Yorke, ha dichiarato che non si esibirà più in Israele: “Assolutamente no. Non vorrei trovarmi a 8mila miglia dal regime di Netanyahu”, ha dichiarato al Sunday Times, riferendosi al governo del primo ministro israeliano. L’intervista con i membri della band britannica è avvenuta prima dell’accordo di cessate il fuoco di questo mese tra Israele e Hamas.
La band inizierà il suo primo tour dopo sette anni il mese prossimo, con 20 concerti in cinque città europee. Prima che le date fossero ufficialmente confermate, la Campagna Palestinese per il Boicottaggio Accademico e Culturale di Israele aveva già diffuso una dichiarazione in cui si chiedeva il boicottaggio del tour, a seguito dell’esibizione del membro della band Jonny Greenwood a Tel Aviv nel 2024.
Il tour mondiale dei Radiohead “A Moon Shaped Pool” del 2016-2018 ha suscitato indignazione quando il gruppo si si è esibito a Tel Aviv, nonostante gli appelli al boicottaggio e le critiche pubbliche da parte di personalità culturali tra cui Roger Waters il regista britannico Ken Loach. In una dichiarazione su X, rispondendo direttamente a Loach, Yorke aveva scritto: “Suonare in un Paese non è la stessa cosa che appoggiare il governo. Abbiamo suonato in Israele per oltre 20 anni, passando attraverso una serie di governi, alcuni più progressisti di altri. Come abbiamo fatto in America. Non appoggiamo Netanyahu più di quanto appoggiamo Trump, ma continuiamo a suonare in America”.
Yorke aveva già criticato il movimento pro-Palestina per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni (BDS), definendolo “estremamente paternalistico” e “offensivo”.
Nella nuova intervista, Yorke ha accennato a un certo rammarico per la decisione di suonare a Tel Aviv nel 2017, affermando di essere rimasto “inorridito” quando un israeliano “chiaramente in contatto con i piani alti” si è presentato al loro hotel per ringraziarli di aver suonato.
Ma il compagno di band di Yorke, Greenwood, è sposato con un’artista israeliana e ha dovuto affrontare continue critiche da parte dei sostenitori del boicottaggio per la sua lunga collaborazione con il musicista rock israeliano Dudu Tassa. Nel 2024, Greenwood si è unito alle proteste in Israele per chiedere la rimozione di Netanyahu.
Il chitarrista dei Radiohead ha dichiarato al Sunday Times di aver trascorso molto tempo in Israele con la famiglia e di “non vergognarsi di lavorare con musicisti arabi ed ebrei”. Poi ha aggiunto che “il boicottaggio verso il Paese rimane profondamente ingiusto”.
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