Non solo arte ma chimica e fisica: torna in processione a Lucca il Volto Santo, un’opera “hi tech” di 12 secoli fa

  • Postato il 13 settembre 2025
  • Cultura
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Chi non si è perso una Processione della Santa Croce, che dalla Basilica di San Frediano attraversa le vie del centro di Lucca fino al Duomo, magari stenterà a riconoscerlo. Da sempre, infatti, il protagonista assoluto della cerimonia del 13 settembre è il Volto Santo, il monumentale crocifisso ligneo policromo (di circa 2,50 x 2,70 metri, pesante circa un quintale) conservato da oltre mille anni nella Cattedrale di Lucca.

Potrebbe non riconoscerlo perché l’opera d’arte di autore ignoto per tre anni è stata sottoposta a un delicato quanto approfondito intervento di restauro, che ha rivelato particolari nascosti da secoli e sabato sera tornerà a sfilare per le vie di Lucca un po’ diverso da come ce lo potevano ricordare, grazie a delle evidenti novità.

Come la bella policromia celata sotto una ridipintura scura, che ha restituito al Volto Santo l’aspetto che aveva dal IX al XVII secolo: l’opera è uno dei tre più antichi crocifissi lignei d’Occidente e il meglio conservato: tutti i risultati delle indagini diagnostiche, eseguite sull’opera, concordano nel datarlo al IX secolo. Per la precisione, negli anni precedenti erano già state condotte alcune importanti indagini diagnostiche tra cui, nel 2020, da parte dell’Istituto nazionale di fisica nazionale, il C14 su alcuni frammenti di legno, che portavano a proporre una datazione del Volto Santo proprio al IX secolo, ora precisamente attestata all’860 dopo Cristo.

Anche considerando che il margine cronologico di scostamento per questa indagine è limitato ai pochi decenni successivi alla data indicata, resta comunque un oggetto estremamente antico, che spinge alla consueta riflessione: noi uomini del terzo millennio, con tutte le nostre conoscenze ed esperienze, siamo certi di poter realizzare un oggetto ligneo di tali dimensioni, capace di “navigare” nel tempo almeno per 12 secoli? La risposta è davvero ardua.

Per il restauro del Volto Santo è sceso in campo l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze con tutta la sua complessa macchina operativa, che si è fatta carico di tutti gli aspetti di intervento. Diretto dal Settore di restauro Sculture lignee policrome dell’Opificio delle Pietre Dure guidato da Sandra Rossi, ed eseguito da Francesca Spagnoli, il restauro si è reso necessario per lo stato di degrado dell’opera ed è durato più di tre anni: dopo la complessa movimentazione e una fase conoscitiva di indagini diagnostiche (2022-2023) è seguito il restauro (2023-2025). Le preziose informazioni raccolte hanno permesso di orientare l’intervento e in particolare le scelte più impegnative: la separazione del Cristo dalla croce per consentire di operare sulle parti interne dell’opera e la rimozione dello strato superficiale a cera pigmentata e della sottostante ridipintura, nera sulla veste e color mattone sugli incarnati, che ricoprivano il Volto Santo.

Sotto una cromia superficiale scura, stesa sulla scultura e sulla croce a partire dal XVII secolo, in maniera non uniforme nelle diverse parti, sono tornati visibili gli incarnati del volto, delle mani e dei piedi del Cristo; le decorazioni in foglia oro del bordo delle maniche e dell’orlo della veste; quella raffinata del girocollo (forse quattrocentesca); la colorazione giallo-bruna dei capelli e della barba.

Poi ci sono i suoi occhi “terribilis” che son tornati a brillare: sono infatti gli occhi di un Cristo vivo, un Christus triumphans, vittorioso sulla morte e sul male. In realtà si tratta di occhi leggermente differenti l’uno dall’altro, entrambi realizzati in vetro bianco opaco e blu traslucido. Ciascun occhio è costituito da tre parti ottenute modellando del rottame di vetro di epoca romana: probabilmente tessere musive che le indagini diagnostiche datano a prima del V sec. d.C. Insomma un capolavoro di arte, chimica, fisica e conoscenze varie pressoché insospettabile per noi post-moderni.

Anche il grande nimbo – il cerchio-aureola di luce che circonda la testa delle figure divine nell’arte religiosa, simboleggiando la santità e la gloria -, la cui datazione è ancora in corso di studio, che circonda il Volto Santo (circa 240 cm di diametro) a forma di semicerchio, era ricoperto da uno spesso strato di colore scuro, identificato come una gomma vegetale alterata. Adesso è possibile ammirarlo in tutta la sua bellezza: su un supporto di legno sono state poste 14 lastre d’argento sbalzato e cesellato con cherubini, entro nervature a rilievo dorate, con incastonate 384 gemme in pasta vitrea di colore verde smeraldo e rosso rubino molto intensi, al cui centro è posto un fiore a quattro petali in argento. Alle estremità inferiori sono fissati due gigli in lamina di rame dorata.

Infine, sulla croce del Volto Santo, antica come il Cristo e anch’essa soggetta nel tempo a ridipinture, è stato recuperato un prezioso “alfa e omega” in foglia oro su fondo azzurro, testimonianza dell’esistenza di almeno due policromie precedenti, nei toni del rosso e del blu, arricchite da motivi decorativi a fasce e a palmette.

A Lucca dunque, da stasera, sarà possibile apprezzare il Volto Santo per la prima volta dopo la fine del restauro. Rimarrà esposto fino all’estate 2026 nel cantiere di restauro nella Cattedrale per dare la possibilità di ammirarlo in una maniera unica e irripetibile, per poi essere ricollocato nel tempietto marmoreo di Matteo Civitali (in restauro dopo la scoperta al suo interno di antichi affreschi) che dal 1484 lo ospita. L’appuntamento con la spettacolare Processione – illuminata da migliaia di lumini – è all’umbrunire.

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