“Non esiste il super testimone che disse che lo scontrino dell’alibi di Sempio è falso, nessuno si è presentato in caserma”: la rivelazione in diretta a ‘Quarta Repubblica’
- Postato il 29 ottobre 2025
- Crime
- Di Il Fatto Quotidiano
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Solo una settimana fa i principali quotidiani nazionali avevano riportato la notizia di un nuovo presunto testimone che avrebbe raccontato ai carabinieri che la storia dello scontrino di Andrea Sempio sarebbe stata diversa da quella raccontata dal 37enne indagato nell’ambito dell’inchiesta sul delitto di Garlasco, per cui è stato condannato in via definitiva Alberto Stasi. Secondo questo teste, infatti, lo scontrino del parcheggio di Vigevano, che lo stesso Andrea aveva fornito su richiesta ai carabinieri un anno dopo il delitto, il 4 ottobre del 2008, non era il suo. Durante l’ultima puntata di Quarta Repubblica, è emerso che un simile testimone non esisterebbe. La giornalista Lodovica Bulian – secondo quanto riporta Il Messaggero – ha chiarito che nessuno si sarebbe mai presentato in caserma dichiarando di sapere che lo scontrino del parcheggio di Vigevano, presentato da Sempio nell’ottobre 2008, non appartenesse a lui o alla madre. “Le voci circolate sui giornali – secondo la trasmissione – sono state smentite dagli inquirenti. Non risulta alcun testimone di quel tipo”.
In effetti il nuovo avvocato di Sempio, Liborio Cataliotti, non aveva voluto commentare la notizia dicendo: “Quandanche fosse un alibi (lo scontrino, ndr), è un mero indizio e non una prova. Quindi che valore probatorio vogliamo dare a tutto questo bailamme? Nella migliore delle ipotesi, dal punto di vista dell’accusa, pochissimo”. Quando venne consegnato su richiesta degli investigatori, il suo assistito non era indagato, e quindi ai tempi “era improprio definirlo alibi”. Il legale aveva aggiunto: “L’esperienza mi insegna che talvolta”, quando “trasudano mediaticamente notizie riservate” questa “sia una scelta processuale di chi dispone dell’atto segreto per misurare le reazioni”, reazioni che “qui non ci sono”. Il legale aveva quindi spiegato che lui e la collega Angela Taccia si sono “imposti un modus operandi. Commentare gli atti se e quando li vedremo in quanto atti processuali“, con la firma dell’investigatore e del pm che ha raccolto la deposizione. Quel verbale, dunque, “non lo voglio mettere in discussione, ma neanche commentare perché non è in nostro possesso”. E, a quanto pare, in possesso di nessuno.
Perché lo scontrino sembra importante? Secondo i magistrati, Chiara Poggi è stata uccisa tra le 9.12 e le 9.35. Sempio, stando al suo racconto e quello della famiglia, era arrivato a Vigevano da Garlasco dopo avere atteso il ritorno della madre, che era a fare la spesa, ed era a casa con il padre. Una volta tornata, ha preso l’auto per andare in libreria – poi risultata chiusa – a Vigevano. Poi è andato a pranzo dalla nonna, poi esce di nuovo col padre e alle 15 nota l’ambulanza in Via Pascoli. Una versione confermata da entrambi i genitori.
Questa versione viene messa in dubbio da chi indaga. Perché nelle nuove indagini è emerso un altro personaggio. Si tratta di A. B., un vigile del fuoco in pensione di 66 anni, il cui nome proposto a Daniela Ferrari, la madre dell’indagato, il giorno che aveva rifiutato di rispondere, aveva provocato una specie di di crisi di panico. Cosa c’entra questo pompiere con la signora? Il pompiere avrebbe dichiarato che si scambiavano messaggi e che si vedevano. I detective dell’Arma hanno quindi coltivato l’ipotesi che a Vigevano fosse andata la donna e che avesse ritirato lo scontrino, poi conservato per un anno. Bigliettino che il figlio, un anno dopo il delitto (4 ottobre 2008), interrogato disse di avere per mostrare che, nelle ore in cui la sorella del suo migliore amico moriva sotto i colpi dell’assassino, lui erano lontano da Garlasco. Anche Sempio ebbe un malore: quel giorno un’ambulanza intervenne per un calo di pressione. Malore che non era stato verbalizzato all’epoca.
Il cellulare della donna, però quel giorno, non aggancia la cella di Vigevano. Dagli atti delle indagini e dei processi precedenti però emerge che le celle del telefono della madre di Sempio, agganciano le celle di Garlasco e Gambolò, mai quella di Vigevano. I tabulati del 2007 – anni in cui si mandavano sms e il telefono 3G serviva per parlare – sono limitati a pochi eventi, come appunto sms, conversazioni effettuate o ricevute, ed eventualmente chiamate senza risposta.
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