“Non dormivo da 40 ore e avevo assunto funghi allucinogeni, credevo di essere in un sogno”: a processo il pilota che tentò di spegnere i motori di un aereo in volo

  • Postato il 8 settembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Riconosco di aver causato un danno non solo alle persone a bordo, ma alla società intera, riducendo la fiducia nei viaggi aerei”. Con una piena e sofferta ammissione di colpa, l’ex pilota dell’Alaska Airlines Joseph David Emerson si è dichiarato colpevole di aver tentato di spegnere i motori di un aereo passeggeri in volo, in un episodio che due anni fa sconvolse gli Stati Uniti. Venerdì, in un’aula del tribunale dell’Oregon, Emerson ha raggiunto un accordo di patteggiamento, dichiarandosi colpevole in corte federale per interferenza con un equipaggio di volo e “no contest” (un’ammissione di colpa senza contestare le accuse) in corte statale per aver messo in pericolo l’aereo e i suoi 83 passeggeri.

La vicenda risale al 22 ottobre 2023. Emerson, viaggiando come passeggero fuori servizio nel seggiolino extra della cabina di pilotaggio di un volo Horizon Air da Everett a San Francisco, si alzò e, dopo aver detto ai piloti “Non sto bene”, tentò di tirare le due leve rosse del sistema antincendio, una manovra che avrebbe interrotto il flusso di carburante ai motori. Ne seguì una colluttazione di circa 90 secondi, al termine della quale i piloti riuscirono a bloccarlo e a farlo allontanare dalla cabina. L’aereo fu dirottato a Portland. Una volta in cabina passeggeri, Emerson disse a un’assistente di volo: “Ammanettatemi subito o andrà a finire male”, e in seguito tentò anche di afferrare la maniglia di un’uscita di emergenza. Agli investigatori, raccontò di non aver dormito per oltre 40 ore, di essere depresso per la recente morte di un amico e di aver assunto funghi allucinogeni due giorni prima. Sostenne di credere di essere in un sogno e di aver tentato di “svegliarsi” tirando le leve.

Venerdì in aula, Emerson ha ribadito di non essere stato in grado di percepire la realtà, ma ha aggiunto: “Questo non rende giusta l’azione”. Ha poi ringraziato l’equipaggio per averlo fermato, definendo quell’intervento “il più grande regalo che abbia mai ricevuto”, perché, pur costandogli la carriera e il carcere, lo ha costretto ad affrontare i suoi problemi di salute mentale e la sua dipendenza dall’alcol. “Questo difficile percorso mi ha reso un padre migliore, un marito migliore, un membro migliore della mia comunità”, ha dichiarato. “Oggi posso essere il papà che ero incapace di essere quando dovevo usare l’alcol per affrontare la vita”.

Per le accuse statali, Emerson è stato condannato a 50 giorni di carcere (già scontati), cinque anni di libertà vigilata, 664 ore di servizi socialmente utili (otto per ogni persona che ha messo in pericolo) e a un risarcimento di circa 60.000 dollari. La sentenza federale è attesa per il 17 novembre: i procuratori potranno chiedere fino a un anno di carcere, mentre i suoi legali chiederanno la libertà vigilata. Ma non tutti sono convinti: il vice procuratore distrettuale, Eric Pickard, ha definito le sue azioni “sconsiderate, egoiste e criminali”. E una passeggera di quel volo, Alison Snyder, presente in aula, ha dichiarato: “Le conseguenze proposte oggi sembrano insufficienti. Il signor Emerson sapeva di non essere in condizioni di volare. […] Ha dimostrato di non avere il giudizio per essere un pilota e non dovrebbe mai più essere autorizzato ad avvicinarsi a una cabina di pilotaggio”.

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