Netanyahu primo leader alla Casa Bianca da Trump: “Prima gli ostaggi, poi distruggiamo Hamas”. Il tycoon: “Via i palestinesi da Gaza”
- Postato il 4 febbraio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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È uno scambio di complimenti e di richieste quello tra Donald Trump e Benjamin Netanyahu. Il permier israeliano è il primo leader mondiale a essere ricevuto alla Casa Bianca dal nuovo presidente americano, una scelta fatta per ribadire lo stretto legame tra Washington e Tel Aviv, incrinatosi sul finire del mandato di Joe Biden. E che questo legame è di nuovo saldo lo dimostrano anche le parole dei due. Mentre il leader del Likud si dice contento del cambio di colore alla Casa Bianca e specifica che “Trump ha inviato un grande emissario in Israele”, in riferimento a Steve Witkoff, il tycoon si complimenta con lui per come ha gestito il dossier Gaza, nonostante le quasi 50mila morti in poco più di un anno di guerra: “È un grande leader di Israele e ha fatto un ottimo lavoro”, ha detto prima di aggiungere che “vogliamo tutti la pace, anche lui”.
Nel corso della consueta stretta di mano davanti ai fotografi nello Studio Ovale, il presidente americano ha fatto gli onori di casa dicendo che con Netanyahu “siamo amici da molto tempo e facciamo un grande lavoro, siamo una combinazione imbattibile”. Ed è poi passato subito ad attaccare il suo predecessore, accusandolo di aver svolto un lavoro pessimo in campo internazionale con conseguenze che si sono sentite anche in Israele: “Quando ho lasciato la Casa Bianca quattro anni fa non c’era la guerra in Ucraina, non c’era stato il 7 ottobre”, ha detto accusando Biden di “pessima leadership”. E ha poi promesso: “Ci sono molti fuochi accesi ma noi li spegneremo tutti”.
Il tema centrale è presto diventato la situazione in Medio Oriente. Mentre Israele e Hamas continuano con lo scambio di prigionieri nella prima fase di tregua a Gaza, Netanyahu torna a invocare la distruzione del partito armato palestinese, obiettivo ultimo della sua operazione nella Striscia: “Sono per la liberazione di tutti i nostri ostaggi e il raggiungimento di tutti i nostri obiettivi di guerra, compresa la distruzione di Hamas”, ha detto il premier israeliano.
Sulla questione è intervenuto anche Trump reintroducendo un tema che, fino a oggi, era considerato una linea rossa per tutta la comunità internazionale: la deportazione di massa dei palestinesi da Gaza. Ha ribadito di essere convinto che Egitto e Giordania “accetteranno” di accogliere sul proprio territorio la popolazione dell’enclave: “Credo che anche altri Paesi accetteranno”. E ha poi aggiunto che “i palestinesi non vogliono vivere a Gaza. Vivono in un inferno, nessuno vorrebbe viverci”.
Parole che hanno provocato la reazione di Hamas. Un alto funzionario le ha definite una “ricetta per creare caos” in Medio Oriente: “Le consideriamo una ricetta per creare caos e tensione nella regione. La nostra gente nella Striscia di Gaza non permetterà che questi piani vengano approvati. Ciò che serve è la fine dell’occupazione e dell’aggressione contro il nostro popolo, non la sua espulsione dalla sua terra”.
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