“Nessuno pensava che ce l’avrei fatta, ma ogni mattina mi alzavo con uno scopo: ora siamo qui”: i 40 anni di Jacob Cohën. Così una storia d’amore ha reinventato il jeans di lusso

  • Postato il 21 giugno 2025
  • Moda E Stile
  • Di Il Fatto Quotidiano
  • 1 Visualizzazioni

Ci sono marchi che nascono da strategie di marketing e altri che nascono da passioni viscerali, da storie familiari che sembrano romanzi. Jacob Cohën appartiene a questa seconda categoria. A raccontarne l’anima è Jennifer Tommasi Bardelle, proprietaria e direttrice creativa del brand, vedova di quel Nicola Bardelle che nel 2002 reinventò il denim di lusso. “Per me è un dovere morale portare avanti l’eredità del brand”, dice, e la sua è una missione che parte da lontano. La storia del brand, che festeggia i suoi 40 anni alla Milano Fashion Week, è fatta di tre vite. La prima, nel 1985, quando il padre di Nicola, Tato Bardelle, “un visionario” che “tra una gara di offshore e la fabbrica di tortellini, aveva deciso di fare un denim di lusso”, lanciò il marchio. Ma “come si stufò dei tortellini, si stufò di questo. Dopo due anni, finita”. La seconda, vera nascita, è nel 2002, quando il figlio Nicola riprende in mano il marchio. Le sue sono tre idee vincenti che rivoluzionano il mercato: primo, lo slim fit; secondo, vendere il denim non più in jeanseria ma nelle boutique di lusso; terzo, rendere il jeans prezioso. “Tutte cose che poi ci hanno copiato, e con onore lo dico, perché è bello quando ti copiano, vuol dire che qualcuno ha avuto un’idea geniale”. La terza vita è quella di oggi, iniziata dopo la prematura scomparsa di Nicola. “Per me c’è stato un blackout”, racconta Jennifer. “Ma poi mi sono rimboccata le maniche. Mi sentivo in dovere di farlo. Per Nicola, per i miei figli, per chi aveva sempre creduto in questo sogno”. Accanto a lei arriva Luca Roda, scelto come amministratore delegato contro ogni aspettativa: “Mi dissero che ero matta a mettere uno stilista come AD. Oggi Luca è un punto di riferimento anche per i grandi fondi”. Insieme hanno rilanciato l’azienda, affrontando anni difficili: “Nessuno ci dava fiducia. Neanche io stessa ci credevo all’inizio. Ma ogni mattina ci svegliavamo con uno scopo. E questo ci ha tenuti in piedi”. Il 2024 per loro si è chiuso con circa 80 milioni di euro di fatturato, in crescita rispetto al 2023: “Sognare sempre. Ma poi alzarsi e agire. Tutti i giorni”.

“Noi non facciamo finanza, facciamo moda. Vogliamo crescere con gentilezza”, le fa eco l’ad Luca Roda. “Il nostro è un marchio senza tempo. Non ha picchi esagerati nei momenti di euforia, ma non crolla nei momenti di difficoltà. E questo ci rende solidi”. Il 2025 si prevede stabile, con una crescita a una sola cifra. La strategia si concentra su due cardini: brand awareness, con nuove aperture retail (Forte dei Marmi, Knokke in Belgio, presto St-Tropez e un flagship in America), e fatturato. L’America, in particolare, è il primo mercato per l’e-commerce, un segnale forte che spinge a investire. L’altro grande punto di forza, poi, è la filiera corta e interamente italiana: “Per noi il made in Italy è un valore imprescindibile”, spiega Roda. “I nostri fornitori utilizzano pannelli solari, lavaggi a sabbia carbone, osmosi inversa per recuperare l’acqua, tecnologie a vapore e nebulizzazione che riducono i consumi idrici del 90%”. “La sostenibilità non è solo nei processi industriali – aggiunge Jennifer -, ma anche nella durata del prodotto. I nostri capi durano nel tempo. E poi, noi profumavamo ogni jeans con una fragranza speciale. Oggi, dopo le restrizioni sugli aggrappanti, abbiamo trovato un nuovo modo per farlo: due spruzzi all’interno delle tasche, a fine stiro”.

E poi c’è il motto, quello che Nicola Bardelle volle inserire nei jeans e che Jennifer ha lottato per mantenere: “Go to bed with a dream, wake up with a purpose” (‘Vai a letto con un sogno, svegliati con uno scopo’). “Io se sono riuscita ad andare avanti è perché ho sempre visto la luce in fondo al tunnel, ci ho sempre creduto”, dice Jennifer. “Aiutati che Dio t’aiuta. Se tu non fai la prima mossa, puoi avere tutte le magie del mondo, ma ti devi dare una mossa”. “Io non ho studiato moda – prosegue -. Scelgo i tessuti toccandoli ad occhi chiusi. Purtroppo sono sempre i più costosi, ma la qualità non si discute”. Le sue prime collezioni interamente dirette sono quelle della primavera/estate 2025 e 2026: “Mi hanno detto: devi scolpire il Dna del marchio. E così ho fatto. Ho preso in mano tutto: scelta dei tessuti, bottoni, salpe, lavaggi”. Questa filosofia si traduce in un’azienda dove il team è fondamentale e dove si investe sui giovani. E in una vita personale dove la più grande soddisfazione, oggi, arriva dal figlio minore, ex fan di Zara: “Quest’anno è venuto in showroom e ha comprato un po’ di cose. A quasi quindici anni ha detto: ‘Mamma, i tuoi jeans sono i più belli’. Questa le batte tutte”.

Quale miglior occasione, quindi, della Fashion Week Uomo milanese per festeggiare tutto questo? Sabato 21 giugno Jacob Cohën ricostruisce un villaggio ideale, uno “Small (JC) World” popolato da una community di caratteri forti che condividono il denim come un Dna. In questo mondo, l’uomo Jacob Cohën vive un’eleganza décontracté, un lusso sussurrato fatto di tessuti Loro Piana Pecora Nera, cotone Sea Island e impalpabili jersey, dove una giacca trucker in camoscio rosa timido si abbina a inattesi shorts da mare in lana finissima impermeabile, in un gioco di leggerezza e morbidezza. Accanto a lui, la donna Jacob Cohën, autentica e indipendente, che reinterpreta il denim in trench e jumpsuit carrot, ma che svela la sua femminilità con profonde scollature sulla schiena di camicie in seta o con la sensualità di abiti longuette in maglieria, dove la pelle diventa uno statement di libertà e coraggio. A suggellare questa narrazione di vita quotidiana, arti, mestieri e maestria sartoriale, la presenza di Carla Bruni, ospite d’onore del party, che incarna alla perfezione l’estetica del brand e ne celebra la storia.

L'articolo “Nessuno pensava che ce l’avrei fatta, ma ogni mattina mi alzavo con uno scopo: ora siamo qui”: i 40 anni di Jacob Cohën. Così una storia d’amore ha reinventato il jeans di lusso proviene da Il Fatto Quotidiano.

Autore
Il Fatto Quotidiano

Potrebbero anche piacerti