Nello Salza in concerto a Bagnara: la tromba del cinema racconta il legame con Morricone

  • Postato il 2 luglio 2025
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Nello Salza in concerto a Bagnara: la tromba del cinema racconta il legame con Morricone

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Festival EXIT – Deviazioni in arte e musica 2025: Nello Salza, la tromba d’oro del cinema italiano in concerto a Bagnara Calabra il 3 luglio con un omaggio al maestro Ennio Morricone. Tutte le curiosità nell’intervista al celebre musicista.


BAGNARA CALABRA (REGGIO CALABRIA) – Dalle sconfinate praterie polverose e roventi dei western di Sergio Leone alla Sicilia struggente di Tornatore, fino ai vicoli in penombra e alle notti cupe della Chicago del proibizionismo. Sarà un viaggio tra sogno e memoria quello che giovedì 3 luglio, alle 21.30 in piazza Monte Carmelo a Bagnara Calabra, trasformerà il sagrato della Chiesa del Carmine in un palcoscenico di emozioni con Nello Salza e “La tromba del Cinema – Omaggio a Ennio Morricone”, per EXIT – Deviazioni in arte e musica. L’evento, gratuito, promosso dal Comune di Bagnara e fortemente voluto dalla delegata alla Cultura Mimma Garoffolo, segna l’inizio della nuova estate culturale della cittadina tirrenica, che accoglie per la prima volta uno degli appuntamenti del festival ideato da Piano B.

Ma non sarà un semplice concerto. Sul palco, insieme a Nello Salza, risuoneranno decenni di storia del cinema e della musica. La sua tromba, voce d’oro di oltre 400 colonne sonore (250 delle quali firmate da Morricone), ha reso indimenticabili duelli, amori, sogni. Ha sussurrato malinconie, scandito cavalcate epiche, fermato il tempo tra un fotogramma e l’altro. Se c’è una tromba capace di farci tornare bambini davanti a uno schermo, è la sua.

Da “C’era una volta in America” a “Mission”, da “Per un pugno di dollari” a “La leggenda del pianista sull’oceano”, fino a “Nuovo Cinema Paradiso” e “The Hateful Eight”, per il quale Morricone ricevette l’Oscar nel 2016. Non a caso la critica lo ha ribattezzato “la tromba del cinema”. Con quella voce di ottone, Salza ha attraversato il cuore della settima arte, donando a ogni nota la potenza della nostalgia e della bellezza. Una collaborazione, quella con Morricone, nata nel 1984 e durata 35 anni, scolpendo attimi che continuano a emozionare.

E se la musica farà vibrare la piazza, saranno gli aneddoti e le curiosità raccontate dallo stesso Salza tra un brano e l’altro a rendere l’esperienza ancora più magica, trasformando il concerto in un racconto vivo che avvolgerà il pubblico tra note e ricordi, trasportandolo in un immaginario che continua a incantare intere generazioni. Artista raffinato e discreto, Salza ha portato la sua tromba anche al fianco di Nicola Piovani (La vita è bella), Luis Bacalov, Riz Ortolani, Armando Trovajoli, Piero Piccioni, intrecciando la sua voce strumentale con colonne sonore diventate parte del patrimonio emotivo di molti, restituendo a ogni immagine la sua forza più autentica.

Per una sera, EXIT trasformerà la piazza di Bagnara in una sala cinematografica sotto le stelle. Per scoprire il cuore di questo spettacolo e conoscere l’anima del musicista, abbiamo intervistato Nello Salza, che ci ha raccontato la sua esperienza al fianco del maestro Morricone e il segreto per dare vita, attraverso la tromba, alle emozioni che vibrano tra le note e le immagini.

Nello Salza, cosa potrà ascoltare il pubblico di Exit a Bagnara Calabra?

«Il pubblico potrà ascoltare i più grandi successi di Ennio Morricone, dalla saga western firmata Sergio Leone — un binomio che ha fatto la storia — fino a brani meno eseguiti come “La Califfa” e “Il clan dei siciliani”. Ci sarà anche un omaggio a Tornatore, uno dei grandi registi con cui Morricone ha collaborato a lungo. Eseguirò una suite con i temi tratti da “Nuovo Cinema Paradiso”: solitamente si sceglie un solo motivo, ma in questo caso la colonna sonora è ricca di temi diversi, dall’infanzia all’amore, fino alla maturità. In programma anche brani da “La leggenda del pianista sull’oceano” e, per concludere, un’altra suite con i temi tratti dall’ultimo film di Sergio Leone, “C’era una volta in America”. Tra un pezzo e l’altro racconterò aneddoti e storie legate ai film».

Possiamo anticipare un aneddoto?

«Il celebre tema del duello di “Per un pugno di dollari” in realtà Morricone l’aveva scritto per tutt’altra occasione: una canzone destinata a un documentario, una sorta di “ninna nanna”. In SIAE il primo deposito è registrato proprio come “Lullaby”. Sembrava però che quel brano non interessasse a nessuno, finché Leone non lo scelse per il duello finale del suo film, affidandolo alla tromba. Morricone raccontava che Leone gli diceva sempre: «Portami quello che gli altri scartano, sono sicuro che mi piacerà». Inoltre, per il film entrambi usarono nomi d’arte: Morricone si firmò come “Dan Savio” e Leone come “Bob Robertson”, per far sembrare la produzione americana. In realtà era completamente italiana, girata con pochi mezzi tra Roma e Cinecittà, su set già esistenti».

Nello Salza, cosa significa per lei essere definito “la tromba del cinema italiano”?

«Questo titolo me lo ha dato un suo collega. Dopo l’Oscar vinto da Piovani per “La vita è bella”, film in cui suonai il tema principale del film di Benigni, si è notato che i solisti strumentali non sono particolarmente conosciuti e così è nato questo appellativo. Avevo già lavorato a oltre 400 film e portavo le colonne sonore in concerto – cosa che oggi fanno in molti, ma non sempre con accuratezza accademica. Spesso si suona a orecchio, senza seguire pedissequamente gli spartiti, soprattutto quando si tratta di melodie di colonne sonore, prendendo molte libertà. Anche nelle cover si modificano parecchie cose. Ma quando si suonano musiche di Morricone, Piovani, Riz Ortolani o altri grandi maestri, io percepisco dettagli che nessun compositore ha scritto esplicitamente. Perché rovinarle?».

Morricone vinse un Grammy nel 2015 per l’arrangiamento di “Solitudine” di Laura Pausini, a quasi 80 anni. Cosa rivela questo premio sulla sua capacità di rinnovarsi e sull’importanza della sua musica?

«Scrivere una bella melodia non basta: deve anche funzionare armonicamente. Pensiamo a tutti quei grandi successi che ancora oggi resistono, come “Tintarella di luna”, il “Twist”, i brandi di Gino Paoli… tutta musica orchestrata da Morricone».

Nello Salza, ci racconta il suo primo incontro con il maestro Ennio Morricone?

«Il mio primo incontro con Ennio Morricone è stato nel 1984, per il film “C’era una volta in America”. Prima di allora non avevo mai fatto parti solistiche con lui, perché preferiva sempre lavorare con le stesse persone, cosa che è successa anche con me in seguito. Mi chiamarono perché già lavoravo nell’Unione Musicisti di Roma, una società cooperativa che faceva da orchestra per le colonne sonore – un po’ come la nazionale di calcio, chiamavano sempre le prime parti delle orchestre».

Com’è andata?

«Mi avvisarono la mattina stessa e dovevo essere lì entro un’ora. Immagini il traffico di Roma! Io che non arrivo mai in ritardo e Morricone ha sempre odiato i ritardatari. Se la prova in orchestra è alle 10, non si può essere in ritardo: devi arrivare molto prima, perché alle 10 il maestro sale sul podio. Io arrivai alle 10:10 e lui, giustamente, si infastidì. C’era già la luce rossa accesa della regia. Quando mi presentarono, il maestro si arrabbiò, ma gli spiegai la situazione. Poi venne la prova: mi fece una specie di test psicologico. La musica nel cinema è scritta con una sigla, si chiama “M”. Io dovevo intervenire a M16, ma lui passava alla 15, poi alla 17 o tornava indietro. Voleva verificare la mia tenuta. Quella prova durò, in realtà, 36 anni».

Qual è stato il momento più emozionante vissuto al fianco del maestro Morricone?

«Uno dei momenti più intensi è stato durante uno dei primi concerti. C’era un pubblico in delirio: lui entrava sul palco e partiva un quarto d’ora di applausi, senza che fosse ancora stata eseguita una sola nota. Oppure bastavano le prime note del “Medley West” per scatenare un entusiasmo incredibile, che fosse in Australia, Brasile o a Catania. Il pubblico era così coinvolto che spesso dovevamo fermarci e ricominciare da capo. Le esperienze in studio sono state altrettanto emozionanti. Ho avuto la fortuna di registrare molte prime assolute: musica mai ascoltata da nessuno, nemmeno da lui, che l’aveva solo immaginata nella testa.

Per esempio, pensi ai temi di “Nuovo cinema Paradiso” o all’ultimo film, “The Hateful Eight”. Morricone mi chiamò dicendo di aver scritto tre temi diversi per quel film. Gli chiesi perché, e lui rispose: «Sto invecchiando e non voglio litigare con Tarantino». Alla fine, gli dissi: «Quale sceglierà?» e lui: «Quello che dico io, però ne ho scritti tre!». Così mi sono trovato a suonare tre temi splendidi, che stanno nella lettera di Lincoln. Quando gli facevo i complimenti, rimanevo colpito dalla sua meravigliosa umiltà. La sua semplicità era imbarazzante!».

Nello Salza, lei ha inciso più di 400 colonne sonore: qual è quella a cui è più legato e perché?

«Indubbiamente, quelle che hanno vinto premi importanti. Per esempio, ne “La vita è bella”, il tema di “Buongiorno principessa” non era nemmeno scritto per la tromba. Quel motivo ricorre in tutto il film, ma è particolarmente intenso nella scena finale, quando arriva il carrarmato americano e il ragazzino aspetta l’incontro con la mamma. È un momento davvero emozionante. Altri temi che amo molto sono il finale de “La Piovra”, scritto da Morricone per il personaggio di Tano Cariddi, e i temi di “Nuovo cinema Paradiso”. Inoltre, adoro la musica estrapolata dal cinema e rielaborata in forma di concerto, perché lì puoi liberarti dal vincolo dell’immagine: in un film non puoi permetterti un’esecuzione più lunga o più corta, perché tutto deve combaciare con il cambio di scena. In concerto, invece, c’è tutta la libertà di interpretare e modulare le melodie, sempre nel rispetto della composizione».

Com’è nata la sua passione per la tromba già all’età di sei anni?

«Ascoltavo quel suono e mi piaceva molto. Non sono figlio di musicisti: mio padre era muratore e mia madre parrucchiera, ma sentivo un forte interesse per la tromba. Mia madre mi portò alla banda del paese, il cui maestro era un prete. Quando mi chiese quale strumento volessi suonare, risposi deciso: «La tromba, o quella o niente!». Mi fecero provare e, dopo tre anni, andai al conservatorio. Il prete, convinto del mio talento, volle che mi iscrivessi al Conservatorio di Roma.

I miei genitori erano molto giovani e un po’ sorpresi, ma lui si occupò personalmente di fare la domanda di ammissione per me. C’era una grande concorrenza, molti “figli di…” famosi, ma io fui l’unico idoneo, mentre gli altri furono scartati. Ricordo ancora quando scese il presidente di commissione e chiese: «Chi sono i genitori di Salza?». Mio padre, stupito, rispose: «Cosa hai combinato?», senza immaginare che invece mi avevano appena ammesso! Fu un momento decisivo: evidentemente quella era la mia strada…».

Nello Salza, qual è il suo legame con la Calabria e con il pubblico calabrese?

«Un legame fortissimo! Insegno al conservatorio e il mio primo incarico è stato proprio a Reggio Calabria, dove ho lavorato per quattro anni. Il lungomare è davvero meraviglioso! Ho insegnato anche a Vibo Valentia e, inoltre, vengo molto spesso in Calabria. Mi hanno conferito il Premio “Terra di Calabria” e ho avuto l’onore di esibirmi in moltissimi concerti in questa splendida regione. Sono stato assente da Bagnara per qualche anno, ma anche lì avevo già suonato. Ho molti progetti in corso con Pietro Pietramala, che mi legano ancora di più a questa terra. Presto, ci saranno alcune sorprese».

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