Nel silenzio di vigilia elettorale, rimbomba il caso dei bambini nel bosco e la mia Pec a Cobolli fa eco
- Postato il 22 novembre 2025
- Politica
- Di Blitz
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Silenzio. Oggi la politica non parla, almeno ufficialmente. È il giorno della riflessione, ma non per deputati e senatori, si intende.
Lo è quel “popolo sovrano” che dovrà decidere con il voto a chi dare la poltrona da governatore in tre regioni: Puglia, Veneto e Campania.
Dovrebbe essere così anche per noi giornalisti. Per carità, non nascondendo le notizie, daremmo un calcio alla professione, ma lasciando da parte, per ventiquattro ore, i pettegolezzi, i sotterfugi, gli intrighi che sono spesso in politica all’ordine del giorno.
Allora, niente Elly Schlein che viene messa sul rogo da una parte del suo partito, niente divisioni delle carriere, ci penserà un referendum la prossima primavera; niente insulti o linguaggio violento dei parlamentari: dovrebbe essere vietato per legge; niente tifo da stadio in un momento in cui dovrebbe essere il buon senso a prevalere; niente atteggiamenti ambigui o false promesse. Insomma, un mondo che ci appare di notte in sogno per poi svanire il mattino.
Nel silenzio esplode la pace ignobile

Siamo bravi, però. Almeno proviamoci.Occupandoci, ad esempio, invece che delle beghe dei Palazzi nostrani, di quel che sta succedendo a Kiev. Un popolo, l’ucraino, che, stremato da una guerra infinita, chiede solo la fine dei bombardamenti, il tacere delle armi, un piatto di minestra a pranzo o a cena. Invece, qualcuno da lontano li obbliga a sottoscrivere non una pace, ma una resa senza la possibilità di protestare, di chiedere un dialogo. Prendere o morire: entro una manciata di giorni. Altrimenti il conflitto continuerà e la morte la farà da padrone.
Il presidente Zelensky si rivolge al suo popolo, non nasconde la realtà, cioè quel che potrebbe succedere. “O perdiamo la dignità o un alleato” sostiene con forza sperando che le sue parole arrivino sino alla Casa Bianca dove abita Donald Trump che insieme a Vladimir Putin sono stati gli scrivani di quello pseudo accordo.
Vivevano felici nel bosco
Oppure, tornando ai fatti di casa nostra, rimanere sbalorditi dinanzi ad uno sconcertante episodio che ha per teatro un bosco abruzzese. Qui ha deciso di vivere una famiglia anglo australiana: padre, madre e tre pargoli. I bimbi sono felici, giocano in piena libertà senza la paura di essere travolti da una società che spesso non ha più limiti. Certo, non è una casa con doppi servizi, una terrazza e un salotto con comode poltrone. Però, a loro va bene e vivono in tranquillità.
No, non può essere, i giudici sono contrari, lo fanno per il bene di quei fanciulli che non hanno gli stessi privilegi dei loro coetanei.
Quindi? Vengono sottratti ai loro genitori e assegnati ad una comunità, dove la madre potrà vederli il giorno, ma la notte dovrà andar via.
Si sono chiesti quei magistrati quale choc potranno aver avuto quei bimbi quando si sono visti portar via, lontano dai genitori senza coccole continue? Chissà? Il dubbio non è venuto soltanto a noi in quanto genitori, ma per fortuna anche a Giorgia Meloni e a Carlo Nordio, il ministro della giustizia. Saranno gli ispettori a riferire a Palazzo Chigi nella speranza che si trovi un posto dove la famiglia possa essere ricomposta.
Il silenzio rotto dai Pro Pal
Lo stesso stupore lo si prova (insieme con noi migliaia di persone) quando un gruppo di degenerati per non dire teppisti, scende in strada a Bologna per impedire che si svolga una partita di basket tra la squadra di casa, la Virtus,e una compagine di Tel Aviv, il Maccabi. La marcia diventa violenta: scontri con la polizia, lanci di pietre, di bombe carta e idranti che cercano di spegnere le velleità dei dimostranti.
Ci si chiede: quali sono i peccati di quei ragazzi che hanno scelto lo sport fino a diventare dei campioni? Quale può essere il legame tra quegli atleti e Netanyahu, il leader di quel popolo in guerra con Hamas?
In strada, in specie nei quartieri periferici dilagano le baby gang: ragazzi minorenni che nascondono spesso un coltello in tasca e lo usano perchém nessuno forse gli ha insegnato che cosa è la legge e cosa è il codice. Però sanno che essendo minorenni non debbono temere il carcere. La sicurezza probabilmente dovrà scegliere altre strade per evitare che certi episodi continuino rendendo pericoloso anche il semplice tornare a casa di sera.
Una Pec per Cobolli
Infine, non si stupisca Flavio Cobolli, il nostro giovanissimo campione di tennis, se fra qualche giorno arriverà una PEC sul suo computer con la ricevuta di una visita cardiologica.
È chi scrive a mandargliela perchè non si può permettere, da oggi in avanti, di farci soffrire come ieri: un incontro che al tie break è finito con un punteggio forse senza precedenti. Quanti avranno patito nella stessa maniera? Per cui il nostro Davis-man non si dovrà meravigliare quando leggerà la raccomandata per via informatica.
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