“Che genere di politica?”: a Savona una giornata di confronto pubblico promossa da AVS
- Postato il 22 novembre 2025
- Politica
- Di Il Vostro Giornale
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Savona. Studiose, amministratrici, attiviste, giornaliste e rappresentanti istituzionali per l’iniziativa ospitata dal Comune di Savona, per riflettere su come le parole costruiscano (o contrastino) stereotipi, discriminazioni e dinamiche di violenza. Tappa ligure oggi nella Sala Rossa del Comune di Savona per l’iniziativa nazionale “Che genere di Politica?”, dedicata quest’anno al tema “La violenza delle parole, le parole della violenza”. Una giornata promossa da Alleanza Verdi e Sinistra per esplorare, con un approccio multidisciplinare, il potere del linguaggio nella costruzione delle relazioni sociali e nella riproduzione delle molteplici forme di violenza di genere.
All’iniziativa hanno preso parte numerose relatrici provenienti da ambiti diversi: tra loro Donatella Albini (Segreteria nazionale Sinistra Italiana), Maria Gabriella Branca (Segreteria nazionale Sinistra Italiana e assessora alla Cittadinanza attiva di Savona), Simona Cosso (Segretaria genovese di Sinistra Italiana e presidente Municipio Centro Est), Jessica Cugini (Consigliera comunale Sinistra Italiana Verona), Angela Peri (Assessora Municipio Genova Ponente), Alessandra Costante (Segretaria nazionale FNSI), Elena Guerra (giornalista ProMedia), Marzia Pistacchio (scrittrice) e Matilda Mazza (GeV Liguria).
L’evento è stato aperto dai saluti istituzionali del sindaco di Savona, Marco Russo, della consigliera regionale di AVS in Liguria Selena Candia, della presidente del Telefono Donna Centro Antiviolenza Savona, Simonetta Degrossi, dalla co-portavoce di Europa Verde Savona, Laura Bertolino e dal segretario di Sinistra Italiana Savona, Luigi Lanza. A moderare gli interventi, invece, è intervenuta Serena Pellegrino, consigliera regionale di AVS in Friuli Venezia Giulia.
“In un tempo in cui si ripetono stancamente vecchie formule, incapaci di affrontare la complessità del nostro tempo, servono donne pensanti, che con lucidità ostinata e visionaria diano corpo a trasformazioni radicali, irrompendo nello spazio pubblico – spiega Donatella Albini – Le parole mettono in relazione, danno corpo al pensiero, restituiscono senso a chi le pronuncia e a chi le ascolta: sono un gesto politico potente, la Costituzione ce lo dice con estrema chiarezza. Attraverso il linguaggio e la pratica non discriminatoria prendono luce la pratica della libertà femminile e della radicalità”.
L’evento rappresenta una riflessione collettiva che tocca il rapporto tra potere e parole: la violenza simbolica nel linguaggio quotidiano, l’hate speech online, la responsabilità dei media e la narrazione pubblica inclusiva.
“Siamo orgogliosi di aver ospitato questa iniziativa a Savona – evidenza Maria Gabriella Branca – Attraverso contributi di studiose, operatrici dei media, rappresentanti istituzionali e testimoni della società civile, è stata proposta una riflessione corale sul ruolo del linguaggio nella produzione e riproduzione della violenza di genere, indagando le dimensioni linguistiche, simboliche e culturali di questo fenomeno. Ripensare le parole significa impostare in modo diverso i rapporti di potere, le immagini di sé e dell’altro, eliminare le radici stesse della violenza”.
L’evento, già portato in molte città italiane da AVS insieme a donne impegnate politicamente per una radicale trasformazione della partecipazione che penalizza il genere, ha fatto tappa oggi a Savona, a tre giorni dalla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, di martedì prossimo, 25 novembre. Dopo la Città della Torretta, l’iniziativa proseguirà il suo tour nazionale, arrivando a Livorno.
“Il sessismo e la violenza simbolica non sono fenomeni isolati: attraversano il linguaggio quotidiano in famiglia, a scuola, nello sport e persino nelle istituzioni. Per questo è fondamentale che le donne tornino a disporre degli strumenti culturali necessari per riconoscere e contrastare la violenza verbale – sottolinea Simona Cosso – Il primo passo è riappropriarsi dello spazio di parola come diritto di cittadinanza. Scegliere un termine invece di un altro significa immaginare un modello sociale diverso da quello patriarcale: un gesto che restituisce rappresentatività, riconoscimento e autorevolezza, soprattutto alle donne che fanno politica”. “La voce delle donne deve diventare strumento di liberazione linguistica – conclude Cosso -: uno sminamento delle parole violente attraverso modelli espressivi pacifici, inclusivi e rispettosi”.