Nba Freestyle | Lo scandalo scommesse mina la credibilità della lega. Dice il saggio Shaquille O’Neal: “Non tutti i soldi sono buoni soldi”

  • Postato il 24 ottobre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Lo scandalo scommesse non va sottovalutato

Non si può non menzionare lo scandalo scommesse che ha travolto la Nba. Anche se già molto è stato scritto in tutto il mondo. Una vicenda grave. Che mina la credibilità dello sport. Che danneggia uno dei valori più importanti su cui la Nba ha sempre puntato: the love of the game. Due riflessioni senza pretese, in base alle informazioni al momento pubbliche. Se la storia rimarrà confinata ai personaggi arrestati (Billups, Rozier, Jones), il grande danno reputazionale che in poche ore ha già subito la Nba potrà essere ancora faticosamente recuperato. Ma se si espanderà, se verranno fuori altri giocatori coinvolti, se spunterà del marcio in più a “cospargere” i campi della lega, le conseguenze saranno imprevedibili e impensabili. Vedremo. Infine, c’è una dichiarazione di Shaquille O’Neal rilasciata ai microfoni di Espn che recita così: “Vergognoso che quei ragazzi abbiano messo a rischio le proprie famiglie e le loro carriere. Nei quartieri si dice: non tutti i soldi sono buoni soldi. Se guadagni nove milioni di dollari e ti metti a fare certe cose, quanto ti serve ancora? Soprattutto sapendo che, se ti beccano, rischi il carcere, la fine della carriera e di rovinare la tua immagine, quella della tua famiglia e dell’Nba… Hanno davvero fatto un grosso errore”. Amen.

Victor Wembanyama è l’utopia che si materializza

Eccoci al basket giocato. Finalmente. E qui il ragazzino francese degli Spurs ha deciso di iniziare la stagione con il lancio di alcuni messaggi inequivocabili. Premio come Miglior Difensore dell’anno? Si, è nel mirino. Ma non basta. Premio come Miglior Giocatore dell’anno? Beh, se queste sono le premesse… Chi vedeva la Nba negli anni ’90 sa quanto fossero interminabili giocatori come Manute Bol, George Muresan e Shawn Bradley. Altezze da record (siamo sui 2.30 metri…) tanto da poter schiacciare senza saltare. Ma poco mobili, erano incollati al postbasso. Per nulla veloci, nella stragrande maggioranza delle situazioni nemmeno in grado di palleggiare. La stella di San Antonio è una guardia di 2.28 (si, pare sia cresciuto di 3 cm in estate…). Nella prima partita contro Dallas, non è mai stato così chiaro. E non c’entrano le cifre mostruose (40 punti). Wembanyama punta in palleggio l’avversario, fa due-tre volte dietro schiena, poi cambio di direzione tra le gambe, step-back e tiro da fuori. Un equilibrio, una coordinazione, una consapevolezza del proprio corpo con quelle dimensioni fuori dai classici canoni del basket. Poi se azzecca la posizione del primo passo mentre fa terzo-tempo in area è in grado di schiacciare indipendentemente dalla distanza tra lui e il canestro. Inizia a mettere qualche movimento in più sul piede perno (in estate ha lavorato con Olajuwon) per non dover attaccare sempre frontalmente il canestro, un altro paio di chiletti di muscoli, e bisogna cambiare le regole del gioco. L’utopia che diventa realtà.

Amen Thompson: gran giocatore, poco playmaker

Il giocatore è di quelli destinati a eccellere anno dopo anno. Ha mezzi fisici e atletici di prima categoria. Micidiale esplosività, capacità di correre per il campo come un velociraptor, stacco da terra da copertina. In difesa, tra l’altro, se tutto gira per il verso giusto è destinato a stazionare stabilmente nei quintetti ideali della stagione. Però, Amen Thompson da playmaker non sembra la soluzione più adatta per questi Rockets. Certo, non hanno VanVleet (infortunato). Il secondo anno Sheppard non è pronto (e probabilmente non è nemmeno un play). Sono un po’ in emergenza. Ma Thompson non ha i tempi per portare palla. Palleggia bene, ma non è un mago soprattutto in situazioni di gioco più statiche e nel traffico. Non è un passatore da urlo, sembra faticare a mettere in ritmo i compagni. In più, il suo tiro da fuori è lontano dall’essere affidabile (la scorsa stagione ha chiuso con il 27,5%). Il suo meglio lo darà probabilmente da guardia o da ala. Sarà curioso vedere come andrà nel corso di quest’anno.

Chet Holmgren cresce ancora

Se Holmgren continua con l’approccio con cui ha iniziato questo campionato, i Thunder faranno un ulteriore salto di qualità non banale. Per lui, ben 28 punti nella prima partita vinta contro Houston e 15 nel secondo successo contro i Pacers. Il 2.16 di OKC sta giocando con grande ispirazione, quasi in stile Kevin Durant. Molto mobile, magro come un chiodo, Holmgren ha una mano clamorosa. Sta tirando male da fuori, ma migliorerà. Ha impressionato, in queste partite, la capacità di lavorare dentro l’area per trovare un tiro dalla media. Si mette spalle a canestro, gira sul perno, cerca di trovare la separazione giusta. Qualcosa che, se fatto con continuità, lo aiuterà non poco a diventare ancora più imprevedibile e ancora più fondamentale nel sistema di gioco di Oklahoma City. In generale, è sembrato cresciuto. Più maturo. Più consapevole. Molto bravo.

That’s all Folks!
Alla prossima settimana.

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