Musk e la “bomba” su Trump e i file di Epstein. Cosa c’è nei documenti e cosa non ha detto il governo Usa

  • Postato il 6 giugno 2025
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La “bomba”, “la più grande”, è stata sganciata da Elon Musk dopo l’inequivocabile e drastica rottura con Donald Trump, avanzata sulle rispettive piattaforme social – X e Truth – dove sono volati insulti e accuse. Quello che il leader di Tesla sostiene è che il presidente americano sia nei file di Jeffrey Epstein, il finanziere newyorkese arrestato nel luglio 2019 per traffico sessuale di minorenni e morto suicida in cella un mese dopo. “Questo – dice – è il vero motivo per cui non sono stati resi pubblici“. Ragione per cui chiede l’impeachment. La Casa Bianca tace e non commenta, mentre i democratici della Camera dei rappresentanti Usa chiedono al dipartimento di Giustizia e all’Fbi se quanto sostiene Musk sia vero.

Quello che insinua l’ex responsabile del Doge è che il dipartimento guidato dalla fedelissima del presidente Pam Bondi avrebbe insabbiato le parti compromettenti degli Epstein files – diffusi con parti oscurate a febbraio. Il tycoon compariva nell’agenda di Epstein, quindi tra i suoi numeri di telefono, ma al momento non c’è traccia del suo nome né nella lista clienti – che non è stata resa pubblica-, né sul registro di volo del Lolita Express in direzione delle Isole Vergini, dove portava decine di vip e personalità mettendo loro a disposizione delle prostitute, anche minorenni. Trump prima del 2019 aveva scherzato sulla sua amicizia con Epstein, sottolineando che li accomunava la passione per “le belle donne, anche giovani”. Dopo l’arresto del finanziere, però, è calato il silenzio sul loro rapporto.

I file – che sono solo i primi a essere ufficialmente resi noti – riportavano solo i contatti della vasta rete di Epstein: da Mick Jagger a Naomi Campbell, passando per l’attore Alec Baldwin e Micheal Jackson. Ma anche Ethel Kennedy, la madre del ministro della sanità Robert F. Kennedy Jr, e l’ex governatore di New York Andrew Cuomo. Tutti nomi celebri già precedentemente resi noti nel corso del lungo processo a Ghislaine Maxwell, la complice dell’ex finanziere.

Il nome di Trump nella rubrica – Le carte rese pubbliche includevano inoltre la lista delle prove raccolte: tre pagine di materiale rinvenuto dalle autorità durante le perquisizioni. Fra queste un cd dal titolo ‘girl pics nude book 4’ e diversi tavoli da massaggio. Nei documenti anche sette pagine con i nomi delle massaggiatrici, tutti però oscurati in quanto le donne sono ritenute vittime di Epstein. Nelle 95 pagine di contatti ci sono varie liste. Una contrassegnata con ‘Citrix’ riporta il nome Trump. Nella rubrica generale invece ci sono i contatti di Ivana e Ivanka Trump. Il nome del presidente americano compare anche nel registro dell’aereo di Epstein, il famoso ‘Lolita Express’. Il presidente volò sul velivolo insieme l’11 ottobre 1993 e poi ancora il 15 maggior del 1994 con l’allora moglie Marla Maples, la figlia Tiffany e la babysitter: prima da Palm Beach all’aeroporto Reagan di Washington e poi da Washington allo scalo di Teteboro, in New Jersey. I contatti fra Epstein e Trump erano noti da tempo ed erano già emerse anche delle foto che li immortalavano insieme, una anche con Maxwell e Melania.

La pubblicazione degli ‘Epstein Files – Part I’ – È stata accompagnata da molte polemiche e delusione: chi si attendeva rivelazioni choc è rimasto a bocca asciutta. I file non contenevano praticamente nulla che non fosse già emerso negli anni. A complicare le cose è il fatto che i documenti siano stati accessibili a un gruppo di influencer di destra prima di venire pubblicati. Una foto ha infatti immortalato famose star di social media – quali Mike Cernovich, Liz Wheeler e DC Draino – lasciare la Casa Bianca con dei faldoni contenenti le tanto attese carte. “E’ assurdo che questi influencer” abbiano avuto le carte prima: “I documenti avrebbero dovuto essere pubblicati e non usati per far fare soldi a degli insider”, aveva criticato Jeremy Hambly, popolare commentatore di destra del programma The Quartering, criticando duramente la ministra della Giustizia Pam Bondi. “Sapeva cosa c’era nei documenti, ovvero niente di nuovo. Ha mentito agli americani” annunciando su Fox nuove carte sul caso: “Dovrebbe dimettersi”, ha tuonato. Parole dure sono arrivate anche da Laura Loomer, l’attivista influencer di estrema destra che ha accompagnato Trump in varie tappe della sua campagna elettorale. Parlando di “scioccanti livelli di incompetenza” all’interno dell’amministrazione, Loomer ha criticato aspramente le modalità “non professionali” della pubblicazione delle carte che, proprio per questo, “non sono ora credibili”.

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Il Fatto Quotidiano

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