Museo del patriarcato a Roma, dalle buste paga che provano le disparità agli articoli di giornale discriminanti: ecco cosa c’è in mostra

  • Postato il 22 novembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Immagina di vivere nell’anno 2148 e di voler, un pomeriggio, visitare un museo per scoprire come, secoli prima di te, fossero gli usi e i costumi delle persone, in particolare quelli del XX e del XXI secolo. È con questa idea che nasce MUPA, il Museo del Patriarcato, promosso da ActionAid in occasione del 25 novembre, la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le Donne, nello spazio AlbumArtee di via Flaminia a Roma.

Una mostra immersiva in cui gli oggetti esposti e le situazioni ricreate hanno l’obiettivo di mostrare una realtà in cui la disparità tra uomini e donne è ancora molto presente e dove a volte il prevalere del potere maschile sfocia nella violenza.

E così ci si ritrova in sale con diversi tipi di opere come un’installazione con buste paga di colore diverso per uomini e donne, per mostrare la differenza di retribuzione, plasticamente rappresentata da due barattoli riempiti, in maniera differente, di monete o la ricreazione di una situazione sui mezzi pubblici in cui due manichini uomini sono troppo vicini e toccano, senza consenso, un manichino donna.

Una realtà per noi in parte normalizzata, della nostra quotidianità, ma che decontestualizzata permette ai visitatori di osservare da vicino le tracce di un sistema di potere fondato sulla discriminazione, sull’oppressione e sulla disparità, cercando di rendere più chiaro, più visibile agli occhi ciò che spesso, anche per abitudine, non si riesce a percepire.

Neppure la data del presunto futuro è scelta a caso, è infatti quella in cui, secondo l’ultimo Gender Gap Report, sarà raggiunta l’uguaglianza di genere. “Il nostro ottimismo ci porta a sperare che ci possa essere un mondo senza più patriarcato – dice Katia Scannavini, co-segretaria generale di ActionAid Italia – perché sappiamo che la disuguaglianza di genere crea la violenza contro le donne”.

A fare da madrina della mostra è Violante Placido, attrice e cantante italiana. “Mi piace molto l’impostazione di questo museo – dichiara Violante Placido – che ruota attorno al fatto di proiettarci nel futuro per comprendere meglio il presente. Tra l’altro è un esercizio che faccio anche io spesso prima di salire su un palco, mi immagino a spettacolo già finito per dirmi: adesso torna indietro e rifallo meglio.”

Al MUPA a non essere risparmiato è anche il mondo della stampa e del giornalismo. In un’opera vengono raccolti e incorniciati alcuni articoli con titoli in cui non sono presenti i nomi e cognomi di donne che si sono distinte per aver realizzato qualcosa di importante. In altri casi, i quadretti riportano comportamenti sessisti, come le frasi di Trump sulla presidente del Consiglio Meloni: “Lei è bellissima, non se la prende vero se glielo dico?”. O ancora, l’ormai celebre puntata di “Porta a Porta” quando, per parlare di aborto, vennero invitati al tavolo solo relatori uomini.

“Io sento anche presentatori tv che quasi sbeffeggiano il discorso del patriarcato – continua Placido – ed invece proprio coloro che pensano che il patriarcato non esista dovrebbero venire qui per capire che cos’è oggi e in che cosa può scaturire.”

A dimostrazione che ci sia ancora bisogno di sensibilizzare l’opinione pubblica su questi argomenti sono anche i dati raccolti dalla stessa ActionAid con l’Osservatorio di Pavia e 2B Research ed esposti nella ricerca “Perché non accada”. Secondo lo studio un uomo su tre giustifica la violenza economica, uno su quattro quella verbale o psicologica e quasi due su dieci ritengono ammissibile anche la violenza fisica. Il 74% delle donne si occupa ancora da sola dei lavori di casa, negli spazi pubblici e sui mezzi la percezione di insicurezza è diffusa, e anche nel mondo del digitale e della cultura persistono stereotipi e sessismo.

“Questi dati non sono così diversi se si guarda ai più giovani – dice Scannavini – questo significa che tutte le politiche di prevenzione che stiamo adottando non stanno avendo i risultati sperati.” Dalla generazione dei boomer, che tendono a negare o minimizzare, agli uomini più giovani, che pur riconoscendola la legittimano, emerge un filo che unisce tutte le generazioni – si legge nella ricerca.

“Noi crediamo che la prevenzione primaria sia fondamentale – aggiunge la co-segretaria generale di ActionAid Italia- e quindi al Parlamento e al governo chiediamo di stanziare almeno il 40% delle risorse dedicate al piano anti violenza. Accanto a questo vorremmo che si adottassero delle politiche di genere in ambito sanitario, scolastico e dei trasporti. Ad esempio, se parliamo di urbanistica, bisognerebbe cercare di illuminare il più possibile le strade o addirittura ripensarle in un’ottica di genere, se pensiamo alla scuola diciamo che l’educazione sesso-affettiva è fondamentale per il superamento degli stereotipi. Vorremmo portare questa mostra in giro per l’Italia, anche a Milano e Napoli, dove ci sono le nostre sedi, ma ci piacerebbe anche che ce la chiedessero le amministrazioni locali”.

Il MUPA resterà aperto fino al 25 novembre e ospiterà talk, workshop, laboratori e spettacoli dal vivo in collaborazione con reti, associazioni e realtà femministe da tutta Italia. Unico giorno di stop sabato 22 novembre per sostenere la manifestazione nazionale di Non Una di Meno, il movimento transfemminista nato in Italia nel 2017.

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Il Fatto Quotidiano

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