Morta Ornella Vanoni: addio alla diva intramontabile della musica italiana
- Postato il 22 novembre 2025
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Il Quotidiano del Sud
Morta Ornella Vanoni: addio alla diva intramontabile della musica italiana

Addio a Ornella Vanoni, diva intramontabile della musica italiana. Si è spenta questa notte, 22 novembre, nella sua casa di Milano. Aveva 91 anni, ma il suo sguardo ironico, la voce calda e ruvida, l’intelligenza affilata e quella libertà che l’ha sempre contraddistinta la rendevano più contemporanea che mai.
Si è spenta questa notte (22 novembre), nella sua casa di Milano, Ornella Vanoni, la signora assoluta della musica italiana. Aveva 91 anni, ma il suo sguardo ironico, la voce calda e ruvida, l’intelligenza affilata e quella libertà che l’ha sempre contraddistinta la rendevano più contemporanea che mai. Con lei se ne va non solo un’artista immensa, ma un pezzo irripetibile della nostra identità culturale.
Nata nel 1934 in una famiglia dell’alta borghesia milanese, Ornella aveva tutto per restare nei confini rassicuranti di un destino già scritto. Figlia di un industriale e di una madre rigorosa, sceglie giovanissima una strada che spiazza tutti. La strada più impervia, quella dell’arte. Non la sicurezza, ma il palcoscenico. A soli 19 anni entra al Piccolo Teatro, diventa l’allieva prediletta – e la compagna – di Giorgio Strehler. L’uomo che intuisce in lei un magnetismo raro e, con l’aiuto di Fo, Amodei, Carpi e Negri, le cuce addosso un repertorio destinato a lasciare il segno: Le canzoni della mala. È l’inizio del mito.
Brani come “Ma mi” o “Le mantellate” diventano un manifesto. Ornella li canta con un graffio impertinente, con una sensualità inedita, portando in teatro la voce ruvida della strada. È lo scandalo, è il trionfo, è l’inizio dell’epopea. A metà tra teatro e strada, tra noir e poesia, Vanoni canta ballate in cui la voce si fa confessione, colpa e tenerezza insieme. È già diversa da tutti, unica come poche.
Il grande amore, la grande musica
Interrotto il capitolo Strehler, arriva Gino Paoli. L’amore è un turbine, l’arte una rivelazione. Un amore tormentato, vertiginoso, che alimenta scintille, canzoni e memorie indelebili. Nascono “Senza fine”, “Che cosa c’è”. Brani che entrano nell’immaginario collettivo, che diventano carne e memoria di un intero Paese. Prende vita un modo nuovo di interpretare la canzone: sussurrata, vissuta più che cantata, sofisticata e ferocemente autentica. Vanoni non interpreta le canzoni: le abita. La storia con Gino Paoli non finirà mai davvero: amicizia, complicità, sarcasmo, concerti insieme. Due caratteri che si sfidano e si completano, senza smettere di parlarsi attraverso la musica.
Ornella Vanoni: Sanremo, il teatro, la metamorfosi continua
Negli anni Sessanta e Settanta, Ornella cambia pelle mille volte: da ragazza ribelle a diva elegante, icona sofisticata e moderna, interprete cosmopolita. A Sanremo colleziona piazzamenti importanti. Otto partecipazioni al Festival di Sanremo, un secondo posto nel 1968 con “Casa bianca”, tre quarti posti, un repertorio che si espande e si trasforma. Sul palco affina presenza e profondità; in studio sperimenta linguaggi e culture. Nel frattempo il teatro continua a chiamarla, e lei risponde con la stessa presenza scenica magnetica con cui affronta la musica.
Negli anni ’70 fonda la sua etichetta, la Vanilla. Un gesto d’indipendenza radicale, che anticipa di decenni l’autoproduzione contemporanea. Poi, arriva il capolavoro: “La voglia, la pazzia, l’incoscienza, l’allegria” con Vinícius de Moraes e Toquinho. Album diventato pietra miliare della musica italiana. Un ponte tra Milano e Rio, un disco che cambia il gusto musicale italiano. Da allora, la musica brasiliana scorre nelle sue vene. Gli anni ’80 e ’90 consolidano la sua leggenda. È la prima donna a vincere il Premio Tenco come cantautrice. Collabora con Lucio Dalla, Paolo Conte, Gerry Mulligan, i Brecker, George Benson. Registra a New York Ornella &, un album visionario. Pubblica lavori intimi e coraggiosi. Alterna jazz, musica brasiliana, canzone d’autore. Non smette mai di sperimentare, né di divertirsi.
Un mito che attraversa intere generazioni
Il nuovo millennio non la trova stanca, ma più luminosa che mai. Piazza Duomo gremita per i 50 anni di carriera. “L’appuntamento”, riscoperto da Hollywood, torna in classifica. Nel 2018 arriva sul palco del Festival di Sanremo e sbalordisce il pubblico con una classe senza tempo: a 83 anni conquista l’ennesima standing ovation con “Imparare ad amarsi”. E poi la televisione: presenza fissa a “Che tempo che fa”, dove conquista una nuova generazione con la sua ironia fulminante, la libertà di pensiero, l’incapacità – meravigliosa – di essere prevedibile. Amatissima da giovani e adulti, è una donna che parla senza filtri, racconta aneddoti strepitosi e ride degli inciampi della vita con una leggerezza conquistata e profondissima.
A 90 anni incide con Elodie e Ditonellapiaga una nuova versione di “Ti voglio”; pubblica il progetto “Diverse”. Firma con Pacifico un libro intimo e magnetico, “Vincente o perdente”, un diario sentimentale di novant’anni incandescenti. Sempre avanti, sempre curiosa, sempre viva.
Senza dimenticare un classico senza tempo che trova nuova vita: “Sant’allegria”, brano di Ornella Vanoni originariamente pubblicato nell’album “Argilla” del 1997, è tornato a brillare nell’estate del 2024 grazie al remix di Iacopo Sani Melani, in arte Jack Sani. La nuova versione, arricchita da sonorità deep house con accenti afro, ha conquistato il pubblico, esplodendo in viralità su YouTube e sui social, soprattutto quando Ornella Vanoni e Mahmood l’hanno reinterpretata in diretta tv, regalando un momento unico e memorabile.
La magia di “Sant’allegria” non è solo nel ritmo travolgente del remix: il testo, profondo e poetico, racconta un viaggio interiore fatto di speranza, preghiera e attesa, intrecciando immagini della natura — il sale, il sole, le stelle cadenti — con le emozioni delicate e intense dell’animo umano. Parla di un amore che svanisce, insieme alla spensieratezza e all’entusiasmo che porta con sé, proprio come le passioni estive, brevi ma incandescenti, che lasciano il segno nel cuore prima che la stagione finisca. La canzone, oggi reinterpretata con nuove sonorità estive, unisce passato e presente, confermando il potere immortale della musica di Ornella Vanoni.
Addio a Ornella Vanoni: l’eredità di una vita smisurata
Sofisticata senza essere mai distante, popolare senza essere mai banale, Ornella Vanoni ha saputo incarnare un modo unico di stare nel mondo: brillante, colta, indisciplinata. Ha venduto oltre 55 milioni di dischi, ha pubblicato più di 100 lavori, ha costruito una carriera che sembra un continente pieno di città sonore, di incontri incredibili, di avventure creative.
Ci lascia la sua voce – profonda, vellutata, inconfondibile – che rimarrà come una scia luminosa nella storia della musica italiana. Il suo sorriso resta. La sua personalità esplosiva, anche. Ornella è un mito perché non ha mai smesso di essere umana. È eterna perché non ha mai avuto paura del cambiamento. È senza confini perché ha vissuto senza briglie. La sua storia non può finire davvero. C’è chi se ne va, ma non se ne va mai davvero. E così oggi, nel silenzio che segue la notizia, sembra ancora di sentirla arrivare da lontano. E come in un’ultima sera d’estate, l’Italia resta lì, ad aspettarla “all’appuntamento”, sapendo che la sua voce – quella sì – è davvero “senza fine”.
Il Quotidiano del Sud.
Morta Ornella Vanoni: addio alla diva intramontabile della musica italiana