Morgan rischia 9 mesi di carcere per gli insulti ai poliziotti durante lo sfratto, lui si difende: “Ho reagito con rabbia e dolore, era un momento difficile”

  • Postato il 27 ottobre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Nove mesi di reclusione per oltraggio a pubblico ufficiale. È questa la richiesta di condanna formulata dalla Procura di Monza nei confronti del cantautore Marco Castoldi, in arte Morgan, per i fatti avvenuti durante il caotico sfratto dalla sua abitazione di Monza nel giugno 2019. L’artista 52enne si è difeso in aula, parlando di “profonda sofferenza psicologica” e sostenendo che le sue frasi non fossero rivolte agli agenti. La sentenza, davanti alla giudice Valentina Schivo, è attesa per il prossimo 17 novembre.

Le accuse: “Mostri, ignoranti, boia”

L’episodio al centro del processo risale al giugno 2019, quando lo sgombero dell’artista dalla sua casa di via Adamello si trasformò in un evento mediatico. Secondo quanto emerso durante il dibattimento e riportato dal Corriere della Sera, l’accusa sostiene che Morgan, in quell’occasione, abbia apostrofato con epiteti offensivi gli agenti di polizia presenti per eseguire lo sfratto. Il cantautore li avrebbe definiti “mostri, ignoranti”, “ridicoli” e li avrebbe paragonati a “boia” e “becchini“.

La difesa di Morgan: “Non li avevo riconosciuti”

Morgan, assistito dall’avvocato Roberto Iannaccone, ha respinto le accuse, fornendo una versione diversa dei fatti. Ha spiegato di trovarsi in un momento di forte “sofferenza psicologica”, poiché non stava perdendo solo un’abitazione, ma anche il suo studio di registrazione. L’artista ha dichiarato di non aver identificato i presenti come agenti di polizia, sostenendo che “non si erano qualificate, non indossavano divise, e uno di loro mi riprendeva con una telecamera”. Ha inoltre specificato che le sue rimostranze, definite “sarcastiche e teatrali”, non erano dirette alle forze dell’ordine, per le quali “nutre rispetto”, bensì “all’acquirente dell’appartamento” e all’ufficiale giudiziario. “L’ufficiale giudiziario faceva solo il suo lavoro”, ha ammesso Morgan, “ma in quel momento ho reagito con rabbia e dolore. Le ho detto che era come un boia, un becchino”. Ora spetterà al giudice valutare le due versioni e decidere se le frasi pronunciate quel giorno da Morgan costituiscano il reato di oltraggio a pubblico ufficiale.

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Il Fatto Quotidiano

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