“Monza e la Ferrari saranno sempre nel mio cuore. Leclerc? Rivalità inventata. Ora riporto in alto la Williams”. Carlos Sainz si racconta

  • Postato il 6 settembre 2025
  • F1 & Motogp
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Tornare a Monza non è mai banale, soprattutto con un passato da ferrarista lungo quattro anni. Per Carlos Sainz, però, ora il presente si chiama Williams, senza dimenticare la propria esperienza in Italia. Alla vigilia del Gp brianzolo, iniziato alla grandissima – terzo sia nelle FP1 sia nelle FP2 di venerdì -, lo spagnolo si racconta fra ricordi in rosso, sfide con il team di Grove e sguardo al futuro.

Com’è stato il ritorno a Monza sotto altri colori?
Bello, tornare a Monza è sempre spettacolare. Ero già tornato da ex ferrarista a Imola, mi rendo conto di quanto sia speciale questo legame che ho con i tifosi. È sempre bello: trovo tanta gente che ancora fa il tifo per me, che ci tiene, e questo mi fa sentire davvero bene.

È uno dei pochi piloti ad aver corso per team iconici: McLaren, Ferrari, Williams. Però ha vissuto anche momenti non facili, pensa che il suo team attuale possa tornare grande?
La Williams è in una fase di ristrutturazione. Non siamo ancora una squadra vincente, siamo lontani dal poter lottare per vincere, ma la strada è chiara, delineata, ed è quella giusta. Lo abbiamo dimostrato quest’anno. Sono fiducioso: la struttura per crescere c’è, le basi tecniche ci sono, e il potere di sviluppo lo stiamo costruendo. Quello che manca ancora è la solidità organizzativa e umana che ci permetta di fare il salto da buona squadra a top team.

Dal 2021 in avanti, a Monza, la Williams è sempre andata in top 10. Si può fare bene anche questo weekend?
Nel 2022 e 2023, la Williams andava forte in tre o quattro piste all’anno, faceva qualche punto lì e poi nel resto della stagione no. Nel 2024 abbiamo fatto un passo avanti, soprattutto nella seconda metà di stagione. Quest’anno siamo partiti molto forte e ci siamo confermati quinta forza. Però abbiamo deciso di non sviluppare la macchina in vista del 2026 (anno dell’arrivo del nuovo regolamento motori, ndr) e adesso si vede che stiamo un po’ pagando la situazione in pista. Questo dimostra che la capacità di fare una macchina decente esiste, ma senza sviluppo continuo si torna indietro. È la prova che ci serve una struttura più solida per crescere.

C’è un episodio che ricorda con particolare emozione, legato alla Monza, da ferrarista?
Due momenti soprattutto. La prima volta che venni qui con il team (nel 2022, chiudendo 4° in gara, ndr), poi la pole e il podio 2023 (3° dietro alle imprendibili Red Bull e al termine di un duello mozzafiato contro Charles Leclerc). Quella gara resterà per sempre con me, un ricordo che mi porterò dentro per tutta la vita.

Quando è andato via dalla Ferrari, ha detto di voler sperare che un giorno i suoi ex tifosi la apprezzassero. Oggi, vedendo le difficoltà del team, prova rimpianto?
Quando ho lasciato la Ferrari pensavo davvero che fosse pronta a vincere un Mondiale. Vedevo persone capaci, un finale di stagione 2024 chiuso bene, con il secondo posto nei Costruttori. Quello che ci ha sorpreso tutti è stato il salto della McLaren, che già era la macchina più forte del 2024 e ha fatto un passo ancora più enorme. Il loro setup, grazie al lavoro del team principal, Andrea Stella, e del Ceo, Zak Brown, è di altissimo livello: oggi la considero la squadra più forte che abbia mai visto in Formula 1, molto difficile da battere. Di rimpianti in Ferrari invece non ne ho: so quello che ho fatto lì e penso che siano cose del tutto positive.

Come Lewis Hamilton in Ferrari, ha dovuto adattarsi alla Williams, una monoposto con motore Mercedes, mappature, volante e telaio del tutto differenti. Si aspettava fosse così difficile l’inizio di stagione?
Non credo si debba parlare di difficoltà di adattamento, ma più di una costante dose di sfortuna che mi ha penalizzato in diverse gare di stagione come l’Austria, quando non ho nemmeno iniziato la gara per un problema ai freni. Alex (Albon) è un pilota molto valido, e lo stesso capita a Lewis quando accanto ha un pilota come Charles (Leclerc), che con il suo ritmo rende sempre la vita difficile a tutti. Basti vedere Zadvoort: Lewis era sullo stesso decimo di Charles, eppure sembrava non ancora perfettamente adattatosi alla SF-25. Ciò dimostra che per stare davanti a Leclerc si deve essere a un livello straordinario, e farlo al primo anno non è facile.

A proposito di Albon, che va forte da anni, si aspettava una sfida interna così dura contro di lui o pensava di avere vita più semplice?
No, ho sempre pensato ci fosse stato da lottare. Con Alex siamo sempre vicini: a volte sono io davanti, altre lui. Non è facile perché lui conosce questa auto da quattro anni. È un po’ simile alla situazione Hamilton-Ferrari con Charles. Io mi sono adattato abbastanza in fretta. Già dai test e dal primo weekend ero competitivo, ho fatto quattro qualifiche consecutive in top-6 a inizio stagione. Il problema è che sono mancati i risultati di domenica. Sono comunque orgoglioso della mia capacità di adattamento: la Williams ha uno stile di guida particolare, non mi piace molto, non mi sento comodo, ma nonostante questo sono stato veloce fin dall’inizio.

Monza le ha regalato grandi emozioni, ma anche momenti amari: nel 2020 la vittoria è sfuggita in favore dell’AlphaTauri di Pierre Gasly, nel 2023 le Red Bull di Max Verstappen (vincitore) e Sergio Pérez (2°) erano imprendibili. Non sempre è andata benissimo.
Per me Monza è sempre stata una pista molto buona. Mi piace, mi trovo bene, la macchina qui è leggera, si muove tanto, ed è un piacere guidarci. Nel 2020 sì, sono stato un po’ sfortunato: senza bandiera rossa avrei vinto io e non Pierre, su una McLaren che non era certo da vittoria. Nel 2023 ho fatto la pole e il podio, ma contro la Red Bull non c’era nulla da fare. Però in entrambe le occasioni penso di aver dato il massimo e non voglio guardare alla sfortuna.

Con Leclerc siete rimasti amici?
Sì, assolutamente. A ogni gara viaggiamo insieme in aereo, dato che abbiamo entrambi lo stesso partner (Vista Jet). Nelle ore di viaggio parliamo di qualsiasi cosa. È per questo che l’anno scorso mi dava fastidio vedere come una parte del pubblico, e anche della stampa italiana, cercasse di creare una rivalità che non esisteva. La competitività c’era ed è sana, ma non è mai diventata un conflitto. E leggere che veniva percepita così, a volte, mi dava fastidio.

È stato compagno, oltre che di Leclerc, anche di Verstappen e Norris. Chi è stato il più difficile da affrontare nello stesso box?
È molto difficile dirlo. Con tutti mi sono trovato bene, ho sempre giocato le mie carte al massimo in pista contro di loro. Quello che sarebbe interessante è ritrovarci in un’altra squadra, con uno stile di guida e una macchina diversa: lì si vedrebbe davvero di che pasta siamo fatti. Il problema è che quando li affronti con la loro macchina, con il setup che prediligono, è sempre complicatissimo. Chiaro è che tutti e tre sono al livello più alto che oggi esista in Formula 1.

Un Hamilton negativo come in questa stagione probabilmente non è mai stato visto in tutta la sua carriera. È rimasto sorpreso di sentire quelle parole pronunciate dopo le qualifiche d’Ungheria, quando uscì nel Q2 e Leclerc fece la pole (Disse: “Forse la Ferrari deve cambiare pilota”, ndr)?
La Formula 1 è uno sport che ti consuma. Quando i risultati non arrivano è molto facile entrare in una spirale negativa, anche nelle dichiarazioni con la stampa. Io non sono nessuno per dare consigli a un sette volte campione del mondo, lui ha vissuto già momenti difficili e li ha superati. Ognuno ha le sue difficoltà e debolezze. L’unica cosa che posso dire è che, anche nei momenti duri, bisogna godersi il fatto di essere un pilota Ferrari: è la cosa più bella al mondo.

Nei suoi momenti negativi di stagione sulla Williams, suo papà Carlos (due volte iridato nel Mondiale rally, ndr) le ha dato qualche consiglio nei momenti complicati?
Sì, lui mi dice sempre di fare tutto il possibile per fermare queste dinamiche negative che a volte sembrano ripetersi nella mia carriera. Mi ricorda che in una stagione ci sono momenti nei quali tutto gira bene e altri in cui sembra che tutto vada storto. Mi spinge a non mollare mai, a continuare a lavorare con lo stesso impegno perché prima o poi i momenti cambiano. La cosa che lo tranquillizza è che la velocità c’è sempre, e alla fine in questo sport è quello che conta: il tempo sul giro. Se il passo c’è, il resto si può sistemare.

Nel 2026 arriverà il nuovo regolamento motori, secondo Toto Wolff, team principal Mercedes, con il nuovo ibrido si potrà raggiungere i 400 km/h in pieno rettilineo, mentre Leclerc ha detto di non essere entusiasta finora delle nuove regole. Preferisce una categoria sempre più tendente all’elettrico o, come detto in passato dal Ceo della F1 Stefano Domenicali, sarebbe bello ritornare ai V8 aspirati con benzine ecologiche?
Io dico che tutto può essere buono, bisogna dare un’opportunità alle nuove regole. Aspetto di provarle in pista, di fare qualche gara, poi darò un mio giudizio personale. Parlare bene o male senza aver testato nulla non ha senso: significherebbe sparare contro il nostro stesso sport.

Durante la pausa estiva ha detto di essersi ricaricato e di aver giocato a golf a Maiorca contro Rafa Nadal, com’è andata?
Molto bene, anche se mi ha fatto un po’ male la mano e dopo otto buche ho smesso (ride), dato che la settimana seguente avrei corso a Zandvoort. Probabilmente perché con la mazza ho toccato a terra mentre colpivo la pallina. Siamo tutti e due buoni giocatori, competitivi, ma lui è meglio a giocare, non sbaglia praticamente mai. È stato comunque bellissimo, Rafa è un grande anche fuori dal tennis.

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