Monfalcone, la lotta per la moschea entra in campagna elettorale. La sindaca uscente: “Vogliono un primo cittadino islamico”. E la sinistra si spacca
- Postato il 10 aprile 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
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La guerra delle moschee ha lasciato un segno profondo a Monfalcone, una città perennemente divisa. Dopo otto anni di governo da sindaca, Anna Maria Cisint, la pasionaria che ha impedito agli islamici di pregare, ritenendo illegali i luoghi di culto, ha deciso che non vuole lasciare. Nonostante sia stata eletta a Bruxelles per la Lega, insiste: “Vogliono un sindaco islamico. Ma io non mollo Monfalcone”. Così continua a ripetere, facendo campagna elettorale per sé e per l’assessore alla Cultura Luca Fasan, che da leghista si candida a primo cittadino per una coalizione ampia di centrodestra. “Lottiamo contro l’Islam radicale, adesso anche il Consiglio di Stato ha stabilito che avevo ragione, Bou Konate rappresenta chi non vuole il rispetto della legge”.
Le parole d’ordine sono sempre le stesse, modulate adesso su un obiettivo preciso. È costituito dall’ingegnere senegalese Konate, da quarant’anni in Italia, che vent’anni fa fu assessore nella giunta di centrosinistra ed è adesso alla testa di una lista che, in caso di successo, lo porterebbe ad essere il primo islamico sindaco in Italia. Apriti cielo. Cisint suona la sveglia e “La voce del patriota”, targato Fratelli d’Italia, mette tutti in allarme: “Un partito fondato su base religiosa, islamica, nella nostra terra, una terra cristiana che affonda le sue radici nella civiltà greco-romana e nella tradizione cattolica”. Dalla sua, la leghista ha una recente sentenza che ha stabilito come le moschee di Monfalcone non rispettino il carico urbanistico e quindi il ricorso del Comune è stato accolto. La decisione non ha però negato la possibilità di insediamento dei luoghi di culto, sostenendo che il problema va risolto anche a tutela del diritto alla preghiera.
Konate, che per mesi ha fatto fronte ai diktat di Cisint, invitando sempre i suoi alla calma, continua in una linea di pacificazione, che è l’opposto del radicalismo di cui viene accusato. La sua lista è “Italia plurale”, fondata dal parlamentare Aboubakar Soumahoro, un’affermazione allo stesso tempo di identità nazionale e di apertura alle diverse etnie. “Questa città ha bisogno di tranquillità, serenità, benessere e di unità – dice – Basta con le divisioni, se diventerò sindaco lo sarò per tutti, non solo per una sua parte”. Poi ricorda quello che ha fatto quando era assessore: “Le rotonde le ho costruite io per primo in Friuli, e poi le piste ciclabili, ho sistemato il mercato rionale, la gente si ricorda ancora di come lavorassi per il bene di tutti. Adesso vedo che il centrodestra ha paura di noi, perché in una Monfalcone che ha poco più di trentamila abitanti è un continuo via vai di ministri. Soltanto chi sa di non aver fatto niente durante il mandato può temere una consultazione elettorale”.
Se Cisint aizza e Konate smorza i toni, c’è un terzo candidato, per il centrosinistra, che cerca di stare nel mezzo. Già, perché a Monfalcone non è stato trovato un accordo per una proposta unica di chi è da otto anni all’opposizione. Così il consigliere regionale Diego Moretti è candidato di Pd, Monfalcone Civica e solidale, Monfalcone progressista. Non c’è stata intesa con Konate, che avrebbe aderito a una convergenza se il candidato sindaco fosse stato Enrico Bullian del patto per l’Autonomia. Bullian ha fatto, come dice lui, “un passo di lato, non indietro” e così l’ingegnere senegalese ha preferito presentarsi da solo. Anche Moretti dice che Monfalcone “ha bisogno di pacificazione, perché non può vivere in una conflittualità perenne che allontana gli investitori, che ne hanno una visione distorta: non è come la si dipinge ed è sicura, se raffrontata ad altre realtà complesse come Pordenone o Udine”. Poi però attacca Konate: “La terza lista sorta in contrapposizione con noi fa il gioco di questa destra che ha giocato con le divisioni e non ci sarà spazio, né ora né avanti, per una collaborazione politica. Fasan e Konate sono due facce della stessa medaglia, mentre noi diciamo ‘no’ ai radicalismi”. Gioca la carta del moderatismo, sperando di convincere i monfalconesi, anche se quasi un terzo di loro è di origine straniera.
Cristiana Morsolin fu candidata contro Cisint nella precedente legislatura ed è ora alleata di Moretti, con Monfalcone Civica e Solidale. È un’estimatrice di Konate e ha un rammarico: “Il grande problema che resta e che chiunque dovrà affrontare è quello di una città devastata sul piano sociale, divisa in tifoserie contrapposte con tensioni che ci vorranno anni per ricomporre. Aver costruito una fortuna elettorale sulla contrapposizione religiosa ha provocato costi che pagheremo noi che la città la viviamo”.
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