Mondiale per Club, finti highlights da 14 milioni di clic: la surreale truffa che ha ingannato YouTube

  • Postato il 3 luglio 2025
  • Calcio
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Il nuovo volto della disinformazione. Una versione subdola, che sfrutta la fame insaziabile di calcio di milioni di appassionati in tutto il mondo. Il protagonista di questa vicenda, a suo malgrado, è il controverso Mondiale per Club Fifa che ha fatto registrare di sicuro più click sul web che spettatori negli stadi. È la mattina di giovedì 26 giugno negli Stati Uniti, c’è attesa per il big match tra Manchester City e Juventus a Orlando e si comincia a cercare su YouTube e Google contenuti relativi all’incontro. Il primo risultato è un video visualizzato da oltre 700mila persone che promette gli highlights di una vittoria per 3-2 del City.

Primo campanello d’allarme: come possono esserci i momenti salienti della gara se non si è ancora disputata? Aprendo il video si poteva assistere a uno spettacolo a quanto pare ingannevole, seppur solo per i meno attenti. L’immagine di copertina raffigurava Guardiola avvolto in un piumino invernale. Anche i tifosi indossavano cappelli di lana e sciarpe. In campo, gli avversari del City vestivano la maglia bianconera, ma con cognomi numeri di maglia scritti in rosso. Insomma, non era la Juventus. La conferma era una bella parata di Dubravka, esaltato anche dai telecronisti. Chi? Non era Di Gregorio il portiere della squadra di Tudor? Certo, infatti l’avversario dei Citizens nel video era il Newcastle durante una partita giocata all’Ethiad Stadium di Manchester.

Infine, gli ultimi minuti del video mostravano lo youtuber Hanzo intento ad aprire dei pacchetti di carte sul videogioco Efootball. Un pasticcio surreale, ma comunque in grado di ingannare quasi un milione di utenti. Com’è potuto succedere? Opera del canale YouTube Reda Bow, di proprietà del creator Mohamed Reda, che già da inizio anno aveva cominciato a pubblicare falsi highlights dell’Inter Miami di Messi. Titoli clickbait come “tripletta pazzesca” e punteggi da fantascienza (9-3 oppure 7-4) fungevano da premessa a video che erano semplici medley di vecchi gol. I numeri, però crescevano: da 40mila visualizzazioni ad aprile fino alle 300mila di giugno. Poi è arrivato il Mondiale per Club, la manna dal cielo per Reda e gli altri colleghi egiziani. La crew di truffatori ha iniziato a clonare gli stessi highlights su decine di account YouTube, tutti verificati e con centinaia di migliaia di iscritti.

Il segreto? Concentrarsi sulle partite più attese e, soprattutto, pubblicare i falsi video dalle 24 alle 48 ore prima dell’inizio delle partite reali. Questa mossa eliminava la concorrenza: quando gli utenti cercavano contenuti sulle prossime sfide, trovavano al primo posto questi video apparentemente autorevoli. Il tutto grazie agli algoritmi di Google e YouTube che, ingannati, li classificavano in cima ai risultati. Il piano ha funzionato: complessivamente, i 30 video del gruppo hanno totalizzato la bellezza di 14 milioni di visualizzazioni in sole due settimane. E qui arriva il cuore della truffa: la monetizzazione.

Per tutti questi canali, YouTube inseriva annunci pubblicitari prima e durante i video. Pubblicità di grandi aziende come Chase, B&H, Grubhub e Spectrum apparivano a fianco dei falsi highlights. Ironicamente, c’erano anche annunci relativi ai biglietti del Mondiale per Club stesso. Come se non bastasse, ecco che allora ci si poteva imbattere in grottesche intersezioni generate con l’AI in cui comparivano diverse celebrità conosciute in tutto il mondo. Per esempio Oprah Winfrey, ricreata non proprio accuratamente, poteva suggerire discutibili diete dimagranti a riprova della totale assenza di monitoraggio. A questo punto si può pensare: ma quando le partite reali finivano, cosa succedeva a questi video? I creator aggiornavano il titolo con il risultato esatto e, se le visualizzazioni calavano, rimuovevano gli highlights lasciando solo la parte di gaming. Una mossa strategica per far sembrare il contenuto originale e autentico, aumentando l’engagement del canale.

Un sistema che serviva a massimizzare i profitti pubblicitari e a ripulire la “fedina” del canale, rendendo difficile la segnalazione a posteriori. Solo dopo la pubblicazione di un reportage del sito web “indicator.media” (specializzato nello smascherare truffe digitali) YouTube ha rimosso i video e chiuso i canali incriminati per violazioni delle politiche su spam e pratiche ingannevoli. Ma ormai la frittata era fatta: un pugno di creator è stato in grado di manipolare gli algoritmi dei giganti del web per milioni di visualizzazioni e profitti, sfruttando la debolezza dei sistemi di moderazione e la buona fede (o ingenuità) degli utenti. E mentre il City ha effettivamente battuto la Juventus (5-2 il vero risultato) quella tra algoritmi e truffatori, è una sfida ben lontana dall’essere conclusa. E, come spesso accade, a farne le spese sono gli utenti.

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Il Fatto Quotidiano

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