Moncalieri, spedizione punitiva contro i tre ragazzi accusati di torture al 15enne disabile
- Postato il 4 novembre 2025
- Cronaca
- Di Blitz
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Tutto è iniziato sui social network, con insulti e minacce che presto si sono trasformati in un appello a radunarsi a Moncalieri, alle porte di Torino. Lo slogan diffuso su Instagram, “Finite peggio di Faneto”, evocava una vendetta violenta, ispirata al recente agguato contro il rapper coinvolto in un caso di presunte violenze. L’obiettivo della “spedizione” era uno dei tre adolescenti accusati di aver torturato e seviziato un ragazzo di 15 anni con fragilità psico-emotive, durante la notte di Halloween.
Circa quaranta giovani si sono ritrovati nel centro cittadino per quello che era stato annunciato come un “semplice confronto”, ma il clima era teso e carico di rabbia. La folla si è diretta verso la casa dell’ex compagno di classe della vittima, ma il quartiere era già presidiato da carabinieri e polizia locale, che hanno impedito lo scontro.
Il dolore e la tensione in città
La madre del ragazzo accusato, in lacrime, si è affacciata in strada mentre si diffondeva la voce che il figlio non fosse in casa. Il gruppo, dopo alcuni momenti di tensione, ha infine deciso di allontanarsi. Poco prima, il 15enne era apparso in piazza per salutare i suoi amici: portava un cappello per nascondere le ferite provocate da una lametta, usata durante le presunte torture. “Sono tranquillo — ha detto —, adesso sono loro che hanno finito di vivere”. Poi è salito in auto con i genitori ed è andato via.
Già nei giorni precedenti si erano verificati tentativi di “giustizia privata”: domenica sera un primo gruppo aveva provato a raggiungere gli accusati, ma l’intervento dei militari aveva evitato il peggio. Le autorità temono ora nuove spedizioni punitive, alimentate dal clima di odio diffuso online.
Le indagini e i contorni della vicenda
Il 3 novembre, il ragazzo è stato ascoltato in Procura dei Minori, assistito da uno psicologo. I carabinieri stanno cercando di chiarire le 17 ore di buco tra la sua scomparsa e il momento in cui gli aguzzini gli hanno restituito il cellulare. Il ragazzo ha raccontato di essere stato portato in una casa di Torino, vicino al Po e alla Dora, in un’area sorvegliata da telecamere che potrebbero fornire elementi chiave.
Secondo la ricostruzione, la notte del 31 ottobre il 15enne aveva detto alla madre che avrebbe dormito dal nonno, ma si era invece incontrato con due amici di 15 e 14 anni e una ragazza di 16. Da quella serata sarebbe cominciato il calvario fatto di sequestro, rasatura forzata e ferite alla testa. La madre teme anche abusi sessuali, ma al momento non ci sono riscontri medici.
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