Molto più che una vetrina: dove va il sistema delle fiere
- Postato il 12 settembre 2025
- Business
- Di Forbes Italia
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Le fiere non sono più semplici vetrine, ma infrastrutture strategiche che generano valore, innovazione e connessioni globali. In Italia, Italian Exhibition Group (Ieg) è oggi il principale operatore del settore e uno degli attori più dinamici sulla scena internazionale. In questo contesto si inserisce l’esperienza di Marco Carniello, chief business officer di Ieg, che offre uno sguardo sul ruolo di queste manifestazioni come piattaforme capaci di amplificare la competitività del made in Italy e favorire il dialogo con i trend globali più innovativi.
Lo abbiamo incontrato in occasione di VicenzaOro (che si è conclusa il 9 settembre), la manifestazione che da sempre rappresenta l’eccellenza del comparto orafo e che oggi si conferma hub internazionale di business, cultura e ricerca. Abbiamo parlato di impatto economico, internazionalizzazione, digitalizzazione e sostenibilità: i pilastri su cui si costruisce la fiera del futuro.
VicenzaOro è spesso definita la ‘capitale della gioielleria’. Qual è oggi il suo impatto sull’economia?
VicenzaOro ambisce a consolidarsi come capitale internazionale della gioielleria. Ci rivolgiamo a un segmento di alta qualità, che rappresenta l’essenza del made in Italy, ma che accoglie anche il meglio della produzione mondiale. L’impatto sull’economia è significativo: diversi studi dimostrano che tra il 50% e il 70% del fatturato delle piccole e medie imprese del settore nasce proprio dal business generato dalle fiere. Sul territorio l’effetto è ancora più marcato. Secondo altre ricerche, ogni euro di fatturato prodotto da Ieg durante la manifestazione si traduce in un indotto pari a circa dieci volte tanto, andando a sostenere l’intero ecosistema che ruota intorno al mondo fieristico.
Lei ha più volte sottolineato che le fiere non sono più solo ‘mercati temporanei’, ma piattaforme strategiche. In che modo contribuiscono alla competitività del made in Italy sui mercati globali?
Ci riferiamo sempre a piattaforme non solo commerciali, ma anche culturali. VicenzaOro, come le altre fiere di Ieg, punta a rappresentare il settore in tutte le sue sfaccettature. Non è un caso che abbiamo appena concluso The Vicenza Symposium (2-4 settembre), un congresso scientifico sulle tecnologie orafe organizzato in concomitanza con VicenzaOro. Durante la manifestazione abbiamo proposto numerosi eventi che approfondiscono trend, dinamiche di mercato e aspetti scientifici del comparto, perché vogliamo essere un motore di innovazione. È questa visione che spiega la crescita costante di VicenzaOro: non è solo un luogo di mercato, ma anche lo spazio in cui si anticipa ciò che accadrà nel settore nei prossimi anni. In questo contesto, il made in Italy, se messo al centro, ha la possibilità di influenzare i trend e i processi di innovazione a livello globale.
Dopo VicenzaOro, quali altre manifestazioni guidano la visione di Ieg?
Italian Exhibition Group ha sette divisioni, ciascuna focalizzata su un settore. In ognuna di queste divisioni esiste un evento di punta, che per il proprio comparto ha un ruolo analogo a quello di VicenzaOro nella gioielleria. Si tratta di piattaforme non solo commerciali, ma anche culturali e scientifiche. Cito due esempi: Sigep World, a Rimini, l’evento internazionale di riferimento per la community del foodservice, ed Ecomondo, sempre a Rimini, la manifestazione leader nei settori della green e circular economy. Sono le nostre fiere bandiera in quei comparti e agiscono come hub per le rispettive filiere. Tutte hanno una forte vocazione internazionale. Penso, ad esempio, a Sigep, la nostra piattaforma dedicata al mondo del dolce e della pizza, già presente all’estero con espansioni in Cina e Singapore, e presto anche negli Stati Uniti.
Quali saranno le sfide economiche principali per il mondo fieristico nei prossimi anni?
Per affrontare le sfide del futuro è fondamentale avere una dimensione rilevante. Le fiere devono poter contare su un effetto di scala che consenta di investire in innovazione e rinnovamento: dalla digitalizzazione ai progetti culturali che magari non generano un ritorno immediato, ma sono strategici per il settore. Ecco perché Ieg ha scelto di crescere, a partire dalla fusione tra Rimini e Vicenza, e continuerà a puntare sulla dimensione come leva per rafforzare la capacità di investimento e sostenere lo sviluppo nel lungo periodo.
Il tema della digitalizzazione è ormai inevitabile. Come cambia il modello fieristico?
Ieg ha l’ambizione di diventare un benchmark sul fronte digitale, che per noi si declina in almeno tre dimensioni. La prima riguarda la comunicazione: usiamo i canali digitali per valorizzare e diffondere i nostri marchi. La seconda è l’esperienza della community: le nostre piattaforme permettono di interagire in modo nuovo, prima, durante e dopo la fiera, ampliando la fruizione dell’evento. La terza è la digitalizzazione dei processi interni, che ci rende più flessibili, snelli e focalizzati sulle attività a maggior valore aggiunto. È attraverso questo percorso che costruiamo il futuro del modello fieristico.
Ieg ha inserito la sostenibilità nel piano strategico: quali obiettivi concreti state perseguendo?
Oggi Ieg è una società quotata, di grandi dimensioni e sempre più moderna, pienamente allineata ai principi della sostenibilità. Il tema è centrale nella nostra strategia: abbiamo avviato il nostro bilancio non finanziario e messo in campo una serie di iniziative concrete che vanno in questa direzione. La sostenibilità non è più un’opzione, ma una leva fondamentale per lo sviluppo futuro del gruppo.
Dopo Singapore, quali mercati sono prioritari per l’espansione internazionale?
Oggi Ieg è in nove paesi diversi, siamo molto strutturati su piazze come Singapore, Dubai, Brasile e Stati Uniti. Continueremo a investire sulle piazze dove siamo, creando scala; quindi, strutturandoci sempre di più e sviluppando nuove fiere sui settori in cui già abbiamo conoscenze e competenze, per portare il nostro modello in mercati ad alto potenziale.
Come immagina la fiera del futuro?
Guardando al futuro, immagino una fiera che mantenga quattro elementi fondamentali: deve generare nuovo business, ma anche educare; offrire informazioni di qualità; creare occasioni di networking e, perché no, anche momenti di piacevole intrattenimento.
L’articolo Molto più che una vetrina: dove va il sistema delle fiere è tratto da Forbes Italia.