Miveg, il festival vegano e antispecista che sta cambiando Milano

  • Postato il 6 novembre 2025
  • Ambiente
  • Di Il Fatto Quotidiano
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di Sara D’Angelo

La prima volta che immaginai un mondo senza allevamenti e macelli era tutto diverso. Erano gli anni 80. Io avevo appena 13 anni quando decisi che non avrei mai più mangiato carne, perché dal piatto, tagliandola, essa sanguinava. Dato incontrovertibile di trovarmi davanti ad un morto. Che era stato vivo, prima. Prima di finire in quel piatto.

La mia rivoluzione radicale travolse famiglia, affetti, convenzioni. E, in un attimo, attraversai una soglia da cui non si può tornare indietro. Fu il principio di tutto e la fine di un mondo. Che franò, rovinosamente, ai miei piedi. Gettando le basi di una cultura e di un’etica che, oggi, han costruito la persona che sono e che ho deciso di essere.

Allora, il contesto non era facile e certamente anche io, pur nella mia assoluta convinzione, ero, comunque, sopraffatta dai condizionamenti, e da quell’impalcatura di gabbie in cui, non solo gli animali, ma anche i nostri orizzonti, venivano rinchiusi. Ancora, non esisteva la carne plant based. Per non parlare di quella coltivata. Ancora, verdure e legumi erano il nostro solo pane quotidiano. Mangiavamo cose semplici, di poche pretese. E i piatti avevano il gusto di ciò di cui erano fatti.

Per questo tofu, burger, seitan e formaggi vegetali erano solo per pochi. Per quelli di noi cresciuti con autodisciplina. Senza prestare troppa attenzione al piacere del palato. Ma con la convinzione di fare una scelta giusta.

I sapori di oggi, erano, allora, fantascienza. E, davvero, non potevamo immaginare che il cambiamento era in attesa. In potenza. Dormiva silente sotto le cose. In profondità. Ma, piano piano, la rivoluzione vegetale, anno dopo anno, investigazione dopo investigazione, sequestro dopo sequestro, santuario dopo santuario, iniziò ad organizzarsi e, lentamente, prese il volo. Con sfacciata convinzione. Cambiò tutto intorno.

Così, oggi, sembra incredibile. Sono passati 40 anni. Ma sembrano mille. E, ora, scegliere cibo vegetale è così facile. Lo si trova a portata di mano. Per tutti i gusti, per tutte le tasche, per i vari livelli di “convinzione”. C’è chi si accontenta di leggere gli ingredienti e chi acquista solo da piccoli produttori vegani, e boicotta le multinazionali che hanno, loro malgrado, dovuto cedere al plant based e, insieme alla carne degli animali, hanno creato una linea vegetale. Ma fondata anch’essa sul sangue.

Così le scelte dei consumatori influenzano il mercato e il mercato cerca di andare incontro alle nuove sensibilità, tentando di far arricchire sempre i soliti, camuffandoli solo un po’, travestendoli, in abiti diversi. Ma il cambiamento procede, scavalca limiti ed inezie e incede sempre in avanti svelando contraddizioni e l’insostenibilità di un modello di consumo fondato sullo sfruttamento e sul dominio degli altri animali.

Ormai lo sanno tutti. E sanno anche che dovrà finire. Magari non sarà per gli animali. Ma per il pianeta, per l’inquinamento, per la salute. Ma, in un modo o nell’altro, l’industria della carne e dei suoi sottoprodotti, finirà. E intanto possiamo immaginare quel mondo, entrando nei santuari o in spazi magici e particolari come Miveg. Che raccontano presente e futuro alternativi. Un mondo sottosopra che avanza in direzione opposta, ribaltando ogni paradigma e ogni cosa sbagliata.

Miveg è il festival vegano e antispecista di Milano. Interamente organizzato da volontari, lontano da logiche commerciali e di profitto. Eppure il festival più travolgente, radicale e vivace del panorama nazionale. Dove nulla è come sembra e dove si lavora al cambiamento e si tenta di sabotare, con grazia, il sistema oppressivo. Si coltivano semi di gentilezza. Rigurgiti di empatia. Sono più di 12mila le persone che passano da Miveg, convinte o curiose di affacciarsi su questo folle mondo al contrario.

Miveg è organizzato da Vitadacani, l’associazione che accoglie e dà rifugio a 650 animali che vivono in due parocanili e a porcikomodi, uno dei più antichi santuari in Italia. Con 470 individui liberati dalla zootecnia e dal maltrattamento. Tutto il ricavato di Miveg è per loro.
A Miveg si pratica la cura e si costruisce la libertà. Insieme ai santuari. Che Miveg mette al centro. In quanto inesorabili ed ineluttabili motori di cambiamento. Come macchine inarrestabili.

Raggiungici a Miveg, sabato 8 e domenica 9 novembre, troverai lo stand della Rete dei Santuari di Animali Liberi e dei singoli santuari che la compongono. Come un bisbiglio, essi racconteranno la verità. Se non vieni, manchi solo tu.
www.miveg.org

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Il Fatto Quotidiano

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