Misteri, domande e risposte attorno all’Annunciazione di Leonardo degli Uffizi
- Postato il 15 settembre 2025
- Archeologia & Arte Antica
- Di Artribune
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In passato, è stata più volte sollevata la problematica della esclusiva paternità di Leonardo sull’Annunciazioneconservata agli Uffizi. È stato obiettato che quella paternità non è in discussione, ma la storia critica del dipinto parla in senso opposto. L’opera presenta, infatti, molti quesiti irrisolti: analizziamoli da vicino.
I dettagli oscuri dell’Annunciazione di Leonardo Da Vinci
Sulla destra del punto di osservazione è raffigurata una villa fiorentina, ben riconoscibile come tale per gli spigoli murari bugnati e per la pavimentazione all’esterno in cotto e pietra serena. Immediata è la domanda su come possa un tortuoso sentiero portare da una villa fiorentina fino al mare che dista cento chilometri da Firenze. Guardando meglio il sentiero, si nota che esso congiunge la villa con una cittadina marinara le cui costruzioni e fortificazioni sono in stile turchesco. Nel Rinascimento, sul suolo italico c’era soltanto una cittadina marinara con costruzioni turchesche: Otranto fu invasa dai Turchi nel 1480… ma, allora, il viottolo del dipinto ha una lunghezza di 873 kilometri?!
Una premessa. Nel 1480, dopo l’invasione turca di Otranto, Federico di Montefeltro, in una missiva a un suo emissario a Venezia, scriveva di avere di fronte a sé il disegno di Otranto, fatto elaborare da Sisto IV per il tramite di Giordano Orsini, per un attacco liberatorio della città; dunque la “via” per la liberazione di Otranto non poteva che essere Federico e ovviamente il palazzo del dipinto non poteva che essere la sua residenza a Firenze: la Villa di Rusciano; dalla porta di ingresso alla camera del Duca si vede il mantello rosso poggiato sul letto; il dipinto dell’Annunciazione avrebbe fatto da capoletto. Ciò premesso, si elencano le problematiche e si danno le risposte ai quesiti del dipinto.

I quesiti attorno all’Annunciazione di Leonardo Da Vinci
Ammesso e concesso che la cittadina marinara sia Otranto, come si giustificano le montagne che di fronte a Otranto in natura non ci sono? Il prato del dipinto mostra un centinaio di fiori bellissimi ma nessuno di essi ha riscontro in natura. L’Arcangelo Gabriele ha una sola ala, mentre l’abbozzo di seconda ala è un artefatto cinquecentesco e per di più l’unica ala presente è stata allungata nel Seicento con una macchia gialla – come l’ha definita Clarck – perché nella versione originale era l’ala di un putto e non quella di una creatura angelica. Infine, è fuori misura è Il braccio destro della Vergine che ha gambe troppo corte rispetto al tronco.
Le risposte sui quesiti riguardanti ’Annunciazione di Leonardo Da Vinci
Il viottolo porta a Otranto perché Federico di Montefeltro in persona era la via che poteva scacciare i Turchi dal suolo italico. Nei giorni di cielo terso da Otranto, distante soltanto 70 chilometri dalla costa albanese, si vedono nitide le montagne del paese delle aquile. Proprio di fronte a Otranto, c’è Valona, dove sostava il grosso della flotta turca; le montagne sono state dipinte a ridosso della costa italiana per enfatizzare il pericolo dell’invasione. Nel prato ci sono fiori senza vita perché rappresentano coloro che sono morti e moriranno per la liberazione di Otranto. L’ara romana, stranamente, non poggia sul pavimento del loggiato, ma sul prato perché rappresenta Sisto IV che benedice morti e morituri. Gabriele ha una sola ala perché è quella della contemplazione ed è volutamente tralasciata l’ala dell’azione. L’ala dell’Arcangelo Gabriele è quella di un putto, perché ricorda il fregio di Rusciano con putti alati, di cui uno rappresenta la vita contemplativa e l’altro la vita attiva. Nelle Disputationes Camaldulenses di Cristoforo Landino, opera imprescindibile per affrontare la lettura critica del dipinto, si legge nel primo libro quanto segue (nella traduzione di Eugenio Garen): ”Giustizia e religione sono quasi ali ad andar verso l’alto finché non senza supremo godimento intuiscono lo splendore divino”.
Il braccio destro della Vergine è fuori misura per lanciare l’ara romana (Sisto IV) verso lo spettatore. Le gambe di Maria sono troppo corte per non sopravanzare l’ara… ma l’importante era salvare l’ara-Sisto IV e il cristianesimo dall’invasione mussulmana.
Il secondo autore dell’Annunciazione
Una domanda sorge immediata: tutte queste problematiche come si conciliano con personalità di Leonardo, il grande naturalista del Quattrocento? Esse sono inconciliabili, tanto è vero che già nell’Ottocento era stata proposto un intervento di Leonardo insieme al Ghirlandaio. In un altro contributo (link) ho portato prove documentali che Antonio del Pollaiolo, la Musa di Federico di Montefeltro, ha eseguito per il Duca i lavori di ristrutturazione della Villa di Rusciano. Viene da sé che l’artista fiorentino sia uno dei due autori dell’Annunciazione: Antonio del Pollaiolo è l’autore principale e Leonardo, suo allievo emancipato, ha eseguito la stesura pittorica dell’Arcangelo Gabriele e del manto della Vergine. In conclusione, il dipinto così ricco di elementi simbolici, tipicamente pollaioleschi, è l’Everest dell’arte, non una maldestra esercitazione pittorica del giovane Leonardo, che al contrario è stato onorato e onorante per la partecipazione al dipinto. Il sodalizio tra Leonardo e Antonio del Pollaiolo trova un entusiasmante riscontro nel ritratto di Ginevra Benci del 1476, la sua prima opera di pittura e uno dei suoi grandi capolavori, eseguito felicemente con i diretti insegnamenti del maestro Pollaiolo per la pittura di fiamminga di Van Eyck.
Massimo Giontella
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L’articolo "Misteri, domande e risposte attorno all’Annunciazione di Leonardo degli Uffizi" è apparso per la prima volta su Artribune®.