Milan, perché Allegri non è favorito per lo scudetto
- Postato il 1 agosto 2025
- Di Panorama
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Il Milan è tornato da Perth e dalla lunga tournée in giro per il mondo con un bilancio positivo. Due vittorie, una di prestigio assoluto (Liverpool) e l’altra scontata (Perth), e una sconfitta di misura (Arsenal) buona per forgiare il carattere di una squadra in ricostruzione dopo il fallimento della scorsa stagione.
Un mese abbondante di lavoro, il primo di Massimiliano Allegri sulla panchina rossonera. Con davanti un periodo altrettanto lungo a calciomercato, aperto, impossibile trarre conclusioni definitive; qualche indicazione interessante, però, è emersa dai primi 40 giorni a Milanello (e dintorni) di Allegri e Igli Tare che del nuovo Milan è l’architetto.
Nuovo Milan, cosa funziona dopo un mese di lavoro
Intanto le buone notizie. Allegri sembra essere riuscito nel compito di azzerare nella testa della sua rosa le scorie dell’ottavo posto dello scorso campionato. Apparentemente il Milan è una squadra diversa, viva e che risponde agli stimoli del suo allenatore. Lo è anche nelle parole dei protagonisti, leggasi le dichiarazioni del portoghese Leão, ma su questo punto meglio andarci cauti perché le parole dell’estate le porta via il vento.
Punto numero due: il Milan comincia ad avere un’identità precisa in campo, anche se non legata a un unico modulo visto che i ritardi di mercato hanno costretto Allegri a mischiare le carte. Identità significa organizzazione nella fase difensiva, condivisione della volontà di verticalizzare il gioco non appena possibile e disponibilità alla sofferenza quando attaccati come nel caso dell’Arsenal e del Liverpool.
Terza notizia positiva: alcuni giocatori che nella passata stagione erano stati deludenti o incostanti hanno cambiato passo. Leão è entrato con entusiasmo nella nuova avventura e ha scoperto di poter giocare anche più vicino alla porta, Loftus Cheek sembra rinato e anche qualche seconda fila (Okafor) si sta giocando al meglio l’opportunità di avere ancora un futuro rossonero.
Nuovo Milan, cosa non funziona e i ritardi del mercato
Ovviamente non è tutto rose e fiori nel primo mese di lavoro di Allegri al Milan. Il lavoro sulle alternative tattiche al 4-3-3 può essere interessante ma rimane pur sempre un ripiego obbligato. Tra ferie da smaltire e mercato in ritardo in alcuni ruoli chiave, la verità è che il tecnico ha dovuto fare fin qui con quello che aveva a disposizione. Gli impegni ufficiali si avvicinano e la necessità è di poter tirare le fila per non disperdere quanto fatto.
Capitolo mercato: mancano una prima punta, probabilmente titolare, un esterno destro di difesa, un centrocampista e forse un altro difensore centrale. È vero che il tesoretto ricavato dalle cessioni pesanti di giugno è importante, ma la sensazione è che Igli Tare difficilmente avrà il budget per fare tutte le operazioni seguendo solo la logica del miglioramento qualitativo della rosa.
Il Milan non può permettersi di sbagliare le scelte in questa seconda fase del mercato. La suggestione Vlahović è lo spartiacque tra costruire una squadra immediatamente vincente e pensare un progetto solamente competitivo. Su Jashari i rossoneri stanno perdendo troppo tempo: trattativa che consuma sia l’entusiasmo e la pazienza che i tifosi che la condizione fisica di un giocatore che, comunque vada, dovesse arrivare a Milano avrà sulle spalle il peso di una iper valutazione e di un’estate da separato in casa.
Il Milan corre per la Champions League, non per lo scudetto
La sintesi porta a dire che questo Milan non correrà per vincere lo scudetto, ma per assicurarsi un posto nella Champions League della prossima stagione. Questo è un obiettivo minimo non sindacabile, la vera ragione per cui è stato scelto un tecnico esperto come Massimiliano Allegri.
Al di sotto di questa linea, sarebbe un fallimento. Perché il Milan non va considerato favorito per lo scudetto, pur avendo l’innegabile vantaggio di non disputare le coppe europee, è presto detto. La base di partenza che ha trovato Allegr a Milanello è certamente di maggior valore rispetto all’ottavo posto dello scorso campionato, ma è inferiore a quella che Antonio Conte ha ereditato un anno fa a Napoli, tredici mesi dopo la conquista del titolo con Spalletti.
Non solo, l’anno scorso l’onere del calendario esagerato e compresso ricadeva quasi unicamente sulle due competitor del Napoli: Inter e Juventus. Quest’anno, che si concluderà con il Mondiale negli Stati Uniti, la fatica è spalmata su tutte le squadre.
L’arrivo di Vlahović potrebbe cambiare questo quadro, ma la sensazione è che in ogni caso ai nastri di partenza della prossima Serie A rimangano almeno due squadre più forti e profonde del Milan visto nel primo mese di Allegri. Non è detto sia uno svantaggio partire così.
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