Micaela Ramazzotti: “Non dobbiamo aver paura di fare coming out delle nostre follie e dovremmo trasformarle in pregi. È importante condividere le nostre fragilità ”

  • Postato il 10 aprile 2025
  • Cinema
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Micaela Ramazzotti e Edoardo Leo saranno al cinema dal 17 aprile con “30 notti con il mio ex” di Guido Chiesa, distribuito da PiperFilm, che lo ha prodotto con Colorado Film, in collaborazione con Netflix. In questa commedia romantica Leo è Bruno, padre di un’adolescente che si trova costretto a ospitare in casa per un mese la sua ex moglie Terry, interpretata da Ramazzotti, appena uscita da un lungo percorso di recupero emotivo.

“C’è ancora un tabù sulla salute mentale, non se ne parla quasi mai perché è un argomento che fa paura alle persone”, dice la Ramazzotti. Per l’attrice “bisogna avere il coraggio di parlarne”, anche attraverso la commedia. “Non necessariamente spingendo sulla parte tragica di questo aspetto”, aggiunge Edoardo Leo, che da anni collabora con il Teatro Patologico.

Micaela Ramazzotti: “Bisogna fare coming out” – Un paziente psichiatrico che sia un TSO o un TSO che scelga di andare in ospedale, per esempio, sta al massimo 7 giorni in psichiatria e poi ti mandano un via. Quindi dopo ritorni dalla famiglia o dove, insomma, tu abitavi per poi dover fare un percorso terapeutico in una comunità, in una clinica, che sia convenzionata o no. Ci sono tanti medici molto bravi, appassionati, io ho fatto un film ‘Felicità’ dove sono andata a ficcanasare dentro questo mondo. Però credo che bisogna parlarne, perché più si parla delle proprie paure, delle proprie fragilità, dei propri ‘pensieracci mentali’ che stanno sempre lì dentro di noi, e più riusciamo a condividere tutto questo. Il cinema ci dà l’opportunità di condividere, in questo caso con il mio personaggio, e di far arrivare a chi guarda il film il messaggio di non aver paura, di fare un po’ ‘coming out’ della propria follia e farne anche un pregio in qualche modo.

Edoardo Leo: “Necessario andare incontro all’altro” – Lasciarsi andare, al di fuori dell’accezione romantica del termine, è mettersi nei panni nell’altro. Quello dobbiamo imparare a farlo, quello che non è un dovere civile, è un dovere che dobbiamo assolvere anche nei confronti dei nostri partner e dei figli. Bisogna mettersi nei loro panni. E quindi se fai quello, quello è già un lasciarsi andare, vuol dire uscire da se stessi e andare incontro l’altro, andare verso ‘altro, quindi quello sarebbe auspicabile. Non è facile, è molto complesso.

Guido Chiesa: “Trattiamo il disagio mentale con leggerezza” – Il film è ispirato a un film argentino di grande successo che però presentava delle, come dire, asperità rifarlo tale e quale, però aveva degli spunti interessanti. Prima fa tutti quello di trattare il disagio mentale, in maniera leggera, senza tralasciare i momenti drammatici. La scelta di due attori è stata semplice, nel senso che con Edoardo Leo da tanto tempo parlavamo di fare qualcosa insieme. Il progetto è stato proposto entrambi e tutti e due abbiamo espresso immediatamente il desiderio di farlo insieme. Micaela è stata, invece, una mia proposta perché avevo già lavorato con lei e pensavo che riuscisse a portare al suo personaggio un disagio leggero, a tratti divertente perché è piena di vita e Michela lo è un po’ così, è piena di vita!

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Il Fatto Quotidiano

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